I dazi di Trump colpirebbero soprattutto una Regione italiana: chi rischia di perdere di più con la guerra commerciale promessa dal tycoon?
Mentre Trump continua ad annunciare dazi - l’ultima minaccia riguarda le tariffe reciproche per tutti - l’Italia si prepara ai potenziali effetti di una guerra commerciale dalla quale non è esclusa.
Le conseguenze saranno impattanti e, stando alle analisi degli esperti, una regione più delle altre rischia un colpo economico degno di nota. L’export rappresenta una voce fondamentale nelle entrate di molti territori italiani, famosi proprio per la loro vocazione al commercio e per la produzione di beni e di quel Made in Italy tanto apprezzato all’estero. In questo contesto, c’è da sottolineare che gli Stati Uniti sono diventati un partner sempre più cruciale nello schema degli scambi commerciali nazionali e, quindi, regionali.
Proprio in virtù dell’evoluzione dell’export verso gli USA, la Liguria rischia di essere la maggiore perdente sia nello scenario di dazi sulle importazioni statunitensi aggiuntivi a quelli già esistenti sia nella situazione di tariffe generalizzate. L’ultima analisi degli esperti di Prometeia lo ha dimostrato con numeri e stime.
Quanto rischiano la regione ligure e, in generale, i territori italiani? Molto, soprattutto se si prendono in considerazione le continue affermazioni di Trump, quali le ultime: “Tutti noi amiamo l’Europa, i Paesi in Europa, ma l’Unione Europea (UE) è stata assolutamente brutale sul commercio”. Tali affermazioni preannunciano le tariffe reciproche (tasse applicate ai beni importati) che il governo degli Stati Uniti intende imporre ai partner commerciali globali, pari alle tariffe vigenti che i Paesi stranieri hanno imposto sui beni americani.
Un altro tassello di una guerra dei dazi contro l’UE, e quindi contro l’Italia, che lascerà il segno. Ecco perché la Liguria teme più di altri territori l’aggressiva politica di Trump.
Dazi Trump: la Liguria rischia più di tutti. Ecco perché
Numeri alla mano, gli esperti di Prometeia hanno disegnato un quadro a tinte fosche per alcune regioni italiane che probabilmente saranno colpite più di altre dai dazi promessi da Trump. Tra queste, la Liguria spicca come quella che potenzialmente può subire l’impatto maggiore.
Gli scenari considerati, in attesa di una più chiara concretizzazione delle tariffe USA se mai verranno davvero applicate come annunciate da Trump, sono due. Il primo prende in esame la situazione in cui il tycoon decide di aumentare del 10% le tariffe sui prodotti già sottoposti a dazio. Il secondo rispecchia il caso in cui si verifica l’imposizione di tariffe generalizzate di 10 punti in più su tutti i prodotti diretti negli Stati Uniti.
In entrambe le ipotetiche situazioni, la Liguria ne risulterebbe pesantemente colpita. Nel primo caso di dazi aggiuntivi su merci già coperti da tariffe, Prometeia ha individuato due fattori fatali per il commercio ligure: “il peso del mercato statunitense per l’export regionale da un lato, la concentrazione delle esportazioni nei settori soggetti a dazi dall’altro”. Sommando queste variabili, i dazi colpirebbero l’11% dell’export ligure diretto negli Stati Uniti (mercato che rappresenta il 32% circa di tutte le esportazioni della regione).
Questo grafico è esplicativo al riguardo. L’asse delle x rappresenta la percentuale di esportazioni verso USA sul totale dell’export regionale. L’asse delle y indica quanto i dazi colpiscono in percentuale l’export verso USA. Il punto di sintesi rappresenta il grado più o meno elevato di impatto. La Liguria, come si nota, è la più esposta:
Discorso analogo se si prende in esame il caso di tariffe generalizzate in aumento del 10%. Anche in questo caso il territorio ligure risulta il più penalizzato, a fronte di una maggiore esposizione al mercato statunitense per quanto riguarda tutti i prodotti venduti all’estero.
La vulnerabilità ligure così spiccata rispetto ad altri territori - che sarebbero comunque negativamente colpiti - si spiega con la propensione al commercio verso gli USA che si è rafforzata negli anni. Secondo i dati Istat e della Camera di Commercio di Genova, infatti, in circa tre anni la Liguria ha venduto negli Stati Uniti beni per un valore di 4 miliardi e 600 milioni di euro. I settori più coinvolti - e quindi maggiormente esposti a perdite con tariffe più alte - sono nautica, chimica, farmceutica, alimentari, abbigliamento, mobili.
Non solo Liguria. Le tariffe di Trump minacciano l’Italia intera
L’impatto negativo dei dazi si ripercuoterebbe - seppure in valore diverso - sull’intero territorio nazionale. La vocazione all’internazionalizzazione da parte delle imprese italiane dislocate in varie regioni, infatti, si è rafforzato negli anni anche grazie al commercio più solido e in aumento con gli USA.
Ne consegue che una politica aggressiva sul piano delle tariffe colpirebbe più di tutti in termini assoluti la Lombardia, che secondo le analisi di Prometeia, potrebbe subire “1,8 miliardi di euro di dazi per l’export verso gli Stati Uniti, con il sistema moda e la meccanica tra i settori più colpiti.”
Con tariffe aggiuntive su beni già daziati, lo shock sarebbe pesante anche per il Molise, che esporta un quarto delle proprie merci destinate all’estero proprio negli USA. L’Emilia-Romagna verrebbe anch’essa fortemente penalizzata, soprattutto per settori cruciali per il suo commercio come meccanica e automotive, piastrelle, chimico-farmaceutico e agroalimentare.
Con tariffe in aumento per tutti i comparti Abruzzo e Toscana vedrebbero peggiorare di molto le loro prospettive commerciali.
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Se si restringe il campo di osservazione ai territori provinciali, secondo le previsioni di Prometeia “la provincia di Sassari risulterebbe il territorio più esposto per via di esportazioni di prodotti lattiero-caseari destinate agli Stati Uniti che rappresentano oltre il 30% dell’export provinciale.”
Con maggiori dazi, brutte prospettive si stimano anche per Nuoro, considerando la vendita sempre di prodotti lattiero-caseario, per Isernia che vende specialmente beni della chimica e per Genova, con un focus su cantieristica navale e prodotti petroliferi raffinati.
Vulnerabilità degne di nota si paleserebbero anche per Grosseto, molto esposta nella vendita dell’agroalimentare e Belluno, forte nell’export dell’occhialeria.
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