Questa startup ha convinto la NATO a usare il grafene per le telecomunicazioni

Giorgia Paccione

22 Aprile 2025 - 17:07

Il grafene diventerà l’alternativa al silicio in settori che richiedono grandi quantità di dati e potenza di calcolo: la NATO scommette su una startup italiana che sviluppa ricetrasmettitori.

Questa startup ha convinto la NATO a usare il grafene per le telecomunicazioni

Una startup italiana ha catturato l’attenzione della NATO grazie al suo innovativo utilizzo del grafene nelle telecomunicazioni.

Si chiama CamGraPhIC e, supportata da 2D Photonics, ha ricevuto un investimento di 25 milioni di euro per sviluppare ricetrasmettitori fotonici che sfruttano le proprietà quantomeccaniche del grafene.

Questo materiale, spesso descritto come un “alveare di atomi di carbonio”, è un semimetallo che ha catturato l’interesse di scienziati e imprenditori in tutto il mondo: la sua capacità di essere più facile da reperire, sintetizzare e manipolare rispetto al silicio lo rende una valida alternativa per la nanoelettronica del futuro.

Noto per le sue eccezionali proprietà, infatti, il grafene potrebbe rivoluzionare non solo il settore delle telecomunicazioni, ma anche quello dell’intelligenza artificiale e del supercomputing.

L’investimento della NATO nei ricetrasmettitori di CamGraPhIC

La NATO ha investito in CamGraPhIC proprio per sfruttare queste proprietà innovative.

L’azienda promette di realizzare ricetrasmettitori che riducono i consumi energetici dell’80% rispetto ai tradizionali ricetrasmettitori ottici, con vantaggi significativi in termini di funzionamento in ampi intervalli di temperatura, riduzione dei costi di raffreddamento, latenza e aumento della larghezza di banda.

Questa tecnologia non solo migliorerà le prestazioni delle comunicazioni, ma potrebbe anche accelerare lo sviluppo dell’hardware per l’intelligenza artificiale senza aumentare l’impatto ambientale.

Il grafene potrebbe superare il principale ostacolo alla diffusione dell’AI generativa: i consumi energetici.

Inoltre, la commercializzazione della tecnologia grafene-fotonica potrebbe avere un impatto significativo anche in settori come l’aeronautica e lo spazio, dove la robustezza e le prestazioni dei ricetrasmettitori sono cruciali.

CamGraPhIC non è infatti l’unica a credere nel potenziale del grafene. Altri importanti investitori come Cdp Venture Capital, Sony Innovation Fund, Bosch Ventures e Indaco Venture Partners hanno già scommesso su questa tecnologia.

Lo sviluppo di CamGraPhIC e il ruolo dell’Italia

Il progetto di CamGraPhIC prevede che la ricerca si svolga a Pisa, mentre la produzione sarà concentrata nell’area di Milano. Questo impegno è supportato dall’iniezione di capitale ricevuta, che permetterà di migliorare le capacità di ricerca e sviluppo e di creare un centro pilota per ottimizzare la produzione su larga scala del grafene.

L’azienda punta anche a formare un team senior per guidare i futuri sviluppi del grafene e sostenere le nuove attività del Ministero delle Imprese e Made in Italy attraverso il National Chips Fund.

La scelta di concentrare la produzione in Italia è strategica, poiché permette di mantenere il controllo totale sulla tecnologia e di sfruttare le competenze locali nel settore della nanoelettronica. Un approccio che non solo rafforza l’economia italiana, ma contribuisce a Posizionare il paese come leader nella ricerca e sviluppo di tecnologie avanzate.

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