Surf vietato in tutte le spiagge di Hong Kong, per i trasgressori perfino il carcere. Cosa sta succedendo davvero?
Lo sport ha innumerevoli benefici per il corpo e per la mente, soprattutto quello svolto all’aria aperta come il surf. Gli Stati di solito promuovono l’attività fisica, non soltanto per la salute dei cittadini ma anche per consentire al Paese di stare al passo nelle discipline sportive. Non tutti, però, sono disposti ad assecondare questa tendenza se in contrasto con la propria identità nazionale.
A Hong Kong sta succedendo qualcosa di simile, visto che in tutte le 42 spiagge pubbliche gestite dal Leisure and cultural services department (Lcsd) il surf è stato vietato. Il motivo ufficiale riguarda la sicurezza dei bagnanti e presunte lamentele dei residenti, anche in quelle spiagge dove la tradizione del surf è ben radicata come Big Wave Bay. Qui, le onde sono particolarmente adatte a far volteggiare le tavole, ma a quanto pare ciò non sarà più possibile.
Un netto distacco dagli Stati Uniti, che nell’immaginario comune detengono l’origine di questo sport acquatico (anche se nato altrove e ben prima della nascite degli USA, che detengono però il merito di averlo fatto conoscere al mondo), ma anche dalla Cina stessa. Mentre Pechino punta alle Olimpiadi 2018 con la nuova squadra di surf, Hong Kong, Regione amministrativa speciale e autonoma, evidenzia la propria distanza o forse azzera la possibile competizione. Una cosa è certa, su un tema che di norma non ha una priorità elevata, si sta concentrando una severità senza paragoni.
Surf vietato in tutto il Paese?
Come anticipato, a Hong Kong il surf è stato vietato in tutte le spiagge e con un rigore assoluto. Pare infatti che il governo abbia fatto apporre cartelli con il divieto in grande quantità, prevedendo una multa fino a 2.000 dollari e perfino l’arresto fino a 2 settimane per i trasgressori. Non che tutti siano d’accordo. Adrian Pedro Ho King-hong, del partito New People’s Party, ha tentato a più riprese di arginare il divieto.
Dapprima ha indagato sulle motivazioni, ottenendo dal Lcsd una risposta categorica: il surf mette a rischio i bagnanti e intralcia il lavoro dei soccorritori, inoltre sarebbe oggetto di rimostranze da parte dei cittadini. Nel frattempo, tanti abitanti protestano (sommessamente) contro questa decisione. Adrian Pedro Ho King-hong ha così tentato un approccio più moderato, proponendo di adibire alcune aree specifiche, con orari limitati e previo uno studio di fattibilità al surf, senza tuttavia ottenere riscontri.
Insomma, le spiagge hongkonghesi devono definitivamente dire addio al surf, almeno per il momento. Non manca chi vede in questa fermezza ben più di un’attenzione alla sicurezza e per molti non è nemmeno chiaro come il governo sia arrivato a tale decisione. Risale soltanto al 2020, infatti, la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, straordinariamente repressiva e poco velatamente promossa da Pechino.
Nella stragrande maggioranza dell’opinione pubblica non si tratta di nient’altro che l’ennesima spinta cinese all’annullamento di qualsiasi forma di individualismo, tanto più se riguardante pratiche ludiche fini a sé stesse e importate dalla cultura occidentale. Facile cadere in conclusioni affrettate, soprattutto perché ufficialmente la decisione arriva direttamente dai funzionari pubblici di Hong Kong.
Si può notare inoltre che, Olimpiadi a parte, il surf non è vietato in Cina a dispetto di quanto credano in molti, nemmeno quando è una mera attività sportiva e ricreativa. Oltretutto, pare che questo sport resti permesso nelle spiagge hongkonghesi private o quanto meno non gestite dal governo, ma non si dispongono di fonti certe sull’argomento. Di fatto, esistono anche numerose spiagge statunitensi in cui fare surf è vietato. In Italia, al netto di ordinanze comunali specifiche, è di norma consentito ma soltanto al di fuori dell’area di balneazione (tendenzialmente oltre 300/400 metri o comunque in orari appropriati).
Certo, Big Wave Bay resta un paradiso indiscusso per tutti i surfisti del mondo, che dovranno ora scegliere altre mete. Qualche sportivo, inoltre, fa notare che l’affollamento nella famosa baita spesso impedisce di esercitarsi, a conferma dei problemi di sicurezza lamentati dal governo di Hong Kong.
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