Vediamo un’obbligazione bancaria che paga il 13,25% lordo complessivo in 24 mesi prima di passare a un flusso cedolare variabile
Se per molti investitori retail l’attesa è per il prossimo lancio speciale targato MEF, tra le emissioni corporate è un fiorire di collocamenti. In genere si tratta di big player finanziari di caratura internazionale operanti su più fronti, anche in termini di provviste valutarie raccolte. Cioè i titoli che emettono non sempre sono denominati nella valuta avente corso legale nel Paese in cui gli emittenti hanno sede.
Prendiamo la dual tranche di banca BNP Paribas emessa di recente, il cui prestito è denominato parte in euro (e da noi già illustrato) e in parte in $ USA. Quest’ultimo, in particolare, è un titolo callable che paga il 6,25% e il 7% i primi due anni e poi cedole variabili.
L’obbligazione a tasso fisso e variabile callable in dollari USA
Il 24 gennaio il noto Gruppo bancario francese ha emesso un doppio prestito obbligazionario callable in valute e durate massime differenti. Mentre il bond in euro ha durata massima a 13 anni, quello nella valuta statunitense prevede 1 anno di vita in più. Tuttavia, a partire dal 4° anno è prevista la possibilità di rimborso anticipato, e quindi l’esercizio della call, a discrezione dell’emittente. Al riguardo le date da tenere a mente sarebbero le seguenti: 27/01/’29; 27/01/’30; 27/01/’31; 27/01/’32; 27/01/’33; 27/01/’34; 27/01/’35; 27/01/’36; 27/01/’37; 27/01/’38.
L’annuncio della call sarebbe dato dal debitore con un preavviso di almeno 25 giorni lavorativi. Tanto a naturale scadenza (il 27/01/’39) che all’eventuale ritiro anticipato i bond saranno rimborsati al 100% del valore nominale sottoscritto e in un’unica soluzione.
Il titolo ha codice ISIN XS2931403914 ed è quotato e negoziato sull’EuroMOT e l’EuroTLX (MTF), mercati gestiti da Borsa Italiana. Il taglio minimo di sottoscrizione è di 1.000 $, a riprova della natura retail dell’emissione. Al cambio attuale di 1,0383 vuol dire che bastano 963,39 € (oltre alle commissioni bancarie) per acquistare mille $ di nominale. Ovviamente tanto le cedole di periodo quanto il capitale a scadenza (o prima, se del caso) avverranno nella moneta USA e non in euro.
Quanto rende il bond in dollari USA emesso da banca BNP Paribas?
La struttura dei rendimenti del bond è del tipo, in gergo tecnico, “Fixed Step Up to Floater Callable”. Che vuol dire? In parole semplici, si parte da tassi fissi e crescenti dal 1° al 2° anno, a seguire si passa a payout variabili fino al termine. Nel dettaglio le cedole (tutte con periodicità trimestrale, dal principio alla fine) prevedono quanto segue:
- 6,25% fisso il 1° anno (il 4,625% al netto della ritenuta del 26%), quindi l’1,5625% lordo a trimestre;
- 7,00% fisso il 2° anno (il 5,18% netto), vale a dire un 1,75% lordo ogni 3 mesi;
- cedole trimestrali variabili dal 3° al 14° anno di maturazione del bond, e calcolate a un tasso d’interesse annuo pari a 1,5 il tasso USD SOFR. Si tratta del tasso overnight in USD che indica il costo di indebitarsi in $ USA overnight e calcolato secondo la metodologia prevista dalla FED di New York. In pratica la cedola sarà pari al 150% del tasso SOFR e racchiusa tra il floor allo 0% e il cap al 5,5%, sempre lordo.
Questo titolo callable paga il 6,25% e il 7% i primi due anni e poi cedole variabili
Il titolo parte sicuramente molto forte salvo poi virare su un flusso cedolare variabile per buona parte della sua vita. L’emittente, infatti, paga il 13,25% lordo complessivo in 2 anni (un po’ meno del 10% netto in 24 mesi) e poi tutto diventa aleatorio. In primis se si arriva o meno al 2039, data la presenza della callable. Poi c’è da scorgere il futuro trend del tasso SOFR da cui dipende il payout, cosa tutt’altro che semplice.
Al netto di queste valutazioni che rientrano nella sfera personale dell’investitore, poi restano le altre avvertenze che anche l’emittente riporta nella Scheda Prodotto. Una rimanda direttamente al rischio di reinvestimento nel caso di esercizio della call e quindi all’eventualità di nuovi, futuri tassi di mercato più bassi di quelli oggi offerti. L’altro è il rischio emittente, dove il rating dell’istituto francese è oggi nel complesso buono e pari ad A+ per S&P’s e Fitch, e ad A1 per Moody’s.
Altre valutazioni coinvolgono soprattutto (ma non solo) chi non è sicuro di portare al termine l’investimento. Vale a dire il rischio di mercato e quello di liquidazione, nel caso in cui al tempo della vendita il mercato dall’altra parte sia avaro di offerte (liquidità) o nelle valutazioni (mercato).
Per tutti, infine, resta l’aspetto che, a scadenza e/o prima, potrebbe rivelarsi la grande minaccia o la grande opportunità, ovvero il rischio cambio. Se dal tempo dell’acquisto a quello della rivendita o rimborso il $ USA dovesse ulteriormente rafforzarsi sull’€, allora ecco servito l’extrarendimento da cambio. In caso contrario il flusso cedolare servirebbe a coprire le perdite subite, in tutto o in parte a seconda delle future dinamiche del trend valutario.
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