«Qui non è Nuova York» è l’ultimo libro di Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi. Il testo nasce da due viaggi on the road in un’America che non ti aspetti e che ci ha molto emozionato.
In un panorama editoriale sempre più ricco di storie urbane, Qui non è Nuova York, scritto da Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi e pubblicato da Neri Pozza, emerge come una narrazione che esplora con delicatezza le complessità dell’altra faccia dell’America, quella meno conosciuta e battuta dalle mete turistiche ma reale cuore pulsante della nazione a stelle e strisce. Con una scrittura densa di immagini evocative e una trama che intreccia vite, luoghi e incontri realmente vissuti, il reportage dei due giornalisti, nonché moglie e marito, offre uno spaccato di umanità profondo, straordinario e inaspettato.
Un’America che non ti aspetti
Il titolo e sottotitolo stessi, Qui non è Nuova York, 100 giorni nell’America profonda, sono una vera e propria dichiarazione d’intenti. Lontano dalle luci abbaglianti e dall’incessante frenesia della Grande Mela, luogo di residenza dei due autori sin dal 2000, la narrazione di un’America che non ti aspetti si snoda attraverso una serie di microcosmi fatti di emozioni, drammi quotidiani e speranze disilluse.
L’opera di Cometto e Maggi nasce da due viaggi in auto “coast to coast” che i due autori hanno intrapreso quali inviati speciali dell’Istituto Italiano di Cultura di New York e che li ha portati a percorrere oltre 32.000 chilometri e a visitare 17 parchi nazionali e oasi naturali. Soprattutto, però, ha permesso loro di incontrare moltissime storie e di ricostruire un universo riconoscibile, fatto di piccole piazze, strade e crocevie dove si intrecciano chiacchiere e un ritmo di vita che oscilla tra immobilità e cambiamento.
I luoghi, spesso “innaturali” come li descrivono gli autori, divengono protagonisti tanto quanto i personaggi. Nel libro prendono vita attraverso i loro angoli nascosti, gli abitanti e le loro vite intrecciate scanditi da un tempo placido e lento a cui, forse, non siamo più abituati. Ogni vicolo e ogni finestra sembrano custodire segreti, amplificando il senso di appartenenza e, allo stesso tempo, di claustrofobia che spesso si avverte nei piccoli centri urbani.
Un viaggio on the road e nell’anima
La forza narrativa di Cometto e Maggi risiede nella loro capacità di restituire agli occhi del lettore figure credibili, mai stereotipate, che incarnano i sogni, le delusioni e le contraddizioni degli Stati Uniti d’America e di catturarne l’essenza profonda. Le descrizioni, mai eccessive, sono sufficienti a trasportare il lettore in un mondo che, pur essendo lontano dall’immaginario comune, riesce a essere universale.
La provincia americana e i tanti italiani (ma non solo) incontrati lì, con le sue contraddizioni, le sue chiusure e i suoi slanci di solidarietà, è tratteggiata con uno sguardo acuto e mai giudicante. Questo equilibrio tra affetto e critica rende il reportage autentico, capace di risuonare non solo con chi conosce quel contesto, ma anche con chi vive realtà apparentemente lontane.
Qui non è Nuova York, 100 giorni nell’America profonda non è solo un’inchiesta ambientata nelle province più sperdute del grande continente americano; è una riflessione sui temi universali dell’identità, della speranza e del senso di appartenenza. E’ un libro che trasuda umanità in ogni riga e parla a chiunque abbia mai sentito il bisogno di conoscere e approfondire oltre a chi ha imparato a trovare bellezza e significato nel quotidiano.
L’equilibrio tra profondità e leggerezza, unito a uno stile narrativo coinvolgente e a personaggi e luoghi indimenticabili, rende questo libro un’opera davvero affascinante perché è soprattutto un viaggio emotivo e un invito a guardare oltre l’apparenza delle cose e a scoprire ciò che davvero conta.
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