Quota 100 potrebbe essere insostenibile mentre all’INPS mancano 140 miliardi di crediti contributivi accumulati secondo l’analisi del bilancio 2018 da parte della Corte dei Conti.
Quota 100 è insostenibile? La domanda se la pone la Corte dei Conti che ha anche analizzato le casse dell’INPS. All’Istituto di previdenza mancano 140 miliardi, si tratta sostanzialmente di crediti non riscossi.
Con l’analisi del bilancio 2018 dell’Istituto la Corte dei Conti chiede infatti che sia verificata la sostenibilità di Quota 100, la misura per l’anticipo della pensione ancora nella sua fase sperimentale che prevede l’uscita a 62 anni di età con 38 anni di contributi.
I magistrati contabili pongono un interrogativo importante sulla sostenibilità sul lungo periodo di Quota 100 per il sistema previdenziale italiano. Intanto in questi giorni si discute in merito al superamento di Quota 100 la cui naturale scadenza è prevista a fine 2021.
Quota 100: sul lungo periodo è insostenibile
Quota 100 per la Corte dei Conti sul lungo periodo potrebbe risultare insostenibile.
È quanto si evince dal bilancio sui conti dell’INPS del 2018, ma che tiene conto anche delle misure introdotte successivamente come Quota 100 che ha preso il via con il decreto n.4/2019 poi convertito nella legge n.26/2020. Nella relazione, nella parte dedicata a Quota 100, i magistrati contabili così si pronunciano:
“In un sistema pensionistico a ripartizione ed in cui la maturazione del diritto a pensione prescinde dal regolare versamento dei contributi nel corso della vita lavorativa, va verificata la sostenibilità della spesa nel lungo periodo e agli effetti che sulla adeguatezza delle prestazioni produrranno le azioni normative poste in essere nel presente.”
E ancora si richiede di verificare la sostenibilità da parte del sistema produttivo “sia con riguardo al contributo richiesto alla fiscalità generale, che nei confronti dei soggetti tenuti al versamento della contribuzione”.
Continua la Corte dei Conti:
“In un sistema previdenziale che eroga ancora gran parte delle prestazioni ad elevata componente retributiva, peraltro, prosegue la Corte, misure ampliative della spesa attraverso l’anticipo dell’età di pensionamento rispetto a quella ritenuta congrua con l’equilibrio attuariale e intergenerazionale, il blocco dell’indicizzazione dell’età di uscita dal lavoro alla speranza di vita e la reintroduzione del sistema delle finestre (si tratta dei tre specifici interventi attuati con il d.l. n. 4 del 2019 in materia pensionistica), comportano sia esigenze di cassa immediate (tipiche, come detto, di un meccanismo a ripartizione), sia debito implicito, in quanto la componente retributiva del trattamento non viene corretta per tener conto della maggiore durata della prestazione.”
L’importo medio dei trattamenti erogati secondo la Corte dei Conti è di 1.968 euro maggiore rispetto ai 1.067 euro della pensione di vecchiaia e a quella anticipata di 42 o 41 anni e 10 mesi pari a 2.190 euro.
Secondo la Corte dei Conti per Quota 100 gli oneri sono stati di 1,5 miliardi nel 2019 e di 2 miliardi nel 2020 per arrivare a 13 milioni nel 2024. L’introduzione di Quota 100 ha comportato anche una maggiore organizzazione da parte di INPS che ha dovuto garantire il pagamento nei tempi previsti dal governo.
Le previsioni per il 2019 del Def secondo la Corte dei Conti mostrano “un aumento della spesa per pensioni del 3,2 per cento che tiene conto di Quota 100 e delle altre misure correttive alla legge n.214 del 2011”.
E proprio su INPS la Corte dei Conti annota che mancano dalle casse 140 miliardi di euro.
A INPS mancano 140 miliardi: conti in rosso
Nell’analisi della Corte dei Conti non viene analizzata solo Quota 100, ma anche le casse dell’INPS dalle quali mancano 140miliardi di euro accumulati tra il 2000 e il 2019. Per la precisione sono 140,6 miliardi di euro e si tratterebbe di crediti contributivi.
I crediti sono di 180 miliardi di euro al netto delle sospensioni e degli sgravi; alla cifra vanno detratte le riscossioni pari a 39 miliardi di euro, appena il 18,1% del totale.
L’emergenza Covid potrebbe pesare sulle casse dell’INPS che ha chiuso il 2018 in rosso per una cifra poco al di sotto degli 8 miliardi, uno in più rispetto all’anno precedente. Solo nel mese di maggio 2020, appena usciti dal lockdown, è stato segnalato che le casse dell’INPS erano in rosso per quasi 36 miliardi, auspicando, come dalle parole di Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’INPS, un intervento del governo in caso di prosecuzione dell’emergenza sanitaria per la sostenibilità del sistema.
Dall’analisi dei conti INPS da parte dei magistrati contabili emerge tuttavia che nonostante il peggioramento del saldo economico, l’eliminazione di 88,87 miliardi di residui passivi ha determinato un miglioramento del patrimonio netto di 47,042 miliardi di euro.
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