La Rai meloniana sorpassata da Mediaset. Si apre un grande dibattito sul futuro della Tv pubblica. Serve maggiore trasparenza sulla sostenibilità della Rai?
In Rai sono tempi duri dopo che l’era Meloni ha presentato un record - storico - negativo nella gestione di accessi e audience: il sorpasso da parte della Mediaset post-berlusconiana, con la stabilizzazione tra settembre e ottobre del superamento di Canale 5 su Rai 1 e di Italia 1 su Rai 2 ha creato un vero e proprio cortocircuito. Il Biscione orfano del suo patriarca batte la televisione sovranista plasmata da Giorgia Meloni? Ancora presto per dirlo, ma è curioso sottolineare come dall’uscita di molti big da Viale Mazzini sia stata, direttamente o indirettamente, proprio la principale Tv commerciale ad approfittarne.
Il sorpasso
Monica Maggioni non riesce a tenere il ritmo di Lucia Annunziata a Mezz’ora in più, Bianca Berlinguer ha traslocato alla corte di Pier Silvio Berlusconi portando il suo format È ancora Cartabianca con un buon successo di pubblico, mentre fanno flop i due volti della Rai «di destra» più noti, Pino Insegno e Nunzia de Girolamo, che con Il mercante in fiera e Avanti Popolo si sommano al crollo del Tg2, plasmato come “meloniano” durante la direzione dell’attuale Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, nel completare il crollo. Ironia della sorte, chi invece tira ancora in termini di ascolto è Report di Sigfrido Ranucci, che alla domenica tiene testa alla sfida dell’ex Rai Fabio Fazio, traslocato al Nove con Che tempo che fa, e rappresenta la trasmissione su cui spesso, con scomposta goffaggine, si abbattono gli strali della destra. Già stigmatizzati da un bravo giornalista conservatore come Francesco Borgonovo, che parlando con True News ha ricordato che “il centrodestra non ha investito tanto sul racconto giornalistico di quel tipo ma sui talk show. La tradizione del giornalismo d’inchiesta a destra è minoritaria”. [...]
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