Reddito di cittadinanza addio nel 2024: cos’è il reddito di sussistenza e come funzionerà

Simone Micocci

23 Novembre 2022 - 15:20

Stop al reddito di cittadinanza nel 2024: al suo posto una nuova misura, gestita dai Comuni, che dovrebbe prendere il nome di reddito di sussistenza.

 Reddito di cittadinanza addio nel 2024: cos’è il reddito di sussistenza e come funzionerà

Il reddito di cittadinanza verrà cancellato dal 2024: al suo posto dovrebbe esserci una misura assistenziale, chiamata reddito di sussistenza, riservata alle sole famiglie in condizione di povertà in cui non sono presenti componenti occupabili, ossia persone che sono nella condizione di poter lavorare e che quindi devono essere supportati nella ricerca di un nuovo impiego.

Il giro di vite sul reddito di cittadinanza inizierà, come da legge di Bilancio 2023, già il prossimo anno, quando i soggetti occupabili - a eccezione di quelli che fanno parte di un nucleo familiare con minori, disabili o ultrasessantenni a carico - potranno godere del sostegno di Stato per un massimo di 8 mensilità. Dopodiché il reddito di cittadinanza decade e non vi è possibilità di presentare una richiesta di rinnovo. Nel frattempo per queste persone ci sarà l’obbligo di prendere parte a un corso di formazione della durata semestrale, e a chi si rifiuta il Rdc verrà tolto immediatamente.

Una novità che dovrebbe riguardare, secondo i dati Inps, circa 400 mila nuclei familiari, mentre per gli altri 635 mila il reddito di cittadinanza continuerà a essere erogato, per tutto il 2023, secondo le solite regole, con due sole eccezioni: la decadenza della misura già al primo rifiuto di un’offerta di lavoro e la possibilità di cumulare, entro 3.000 euro, i redditi da lavoro stagionale con il sostegno mensile.

L’intento del governo Meloni però non si ferma qui. Nel 2024, infatti, ci sarà la cancellazione del reddito di cittadinanza che verrà sostituito da una nuova misura, gestita dai Comuni, denominata reddito di sussistenza.

La misura è ancora tutta da scrivere, per questo motivo è ancora presto per scendere nel dettaglio di come funzionerà il reddito di sussistenza; quel che è certo al momento è che per il reddito di cittadinanza il futuro è tutta da scrivere.

Cos’è il reddito di sussistenza

Se il governo Meloni avesse avuto più tempo per elaborare la legge di Bilancio 2023 molto probabilmente sarebbe intervenuto subito nel sostituire il reddito di cittadinanza con un reddito di sussistenza.

Nel dettaglio, tale misura consisterebbe nel riconoscere un beneficio economico alle famiglie che vivono in una condizione economica di difficoltà, ma solo laddove sussistono delle condizioni ostative che impediscono a uno o più componenti di andare a lavorare.

D’altronde, la presidente del Consiglio non ha mai nascosto il suo piano rispetto al futuro del reddito di cittadinanza, citando persino Papa Francesco nel dichiarare che “la povertà si combatte con il lavoro e non con l’assistenzialismo”. Quindi, per chi può lavorare ci saranno delle misure ad hoc, con maggiori risorse destinate alle aziende sotto forma d’incentivi per l’occupazione, mentre per gli altri sarà il reddito di sussistenza la forma di supporto statale.

A occuparsi dell’erogazione del contributo, però, non sarebbe più l’Inps; secondo una parte della maggioranza, infatti, è il Comune l’ente migliore a cui affidare la gestione delle risorse del reddito di sussistenza. E non solo perché si ritiene il Comune come il più in grado a individuare i soggetti fragili da proteggere, ma anche per la maggiore efficienza che avrebbero i controlli nei confronti di eventuali furbetti.

Reddito di sussistenza, perché non è stato tempo per approvato subito?

Come detto sopra, però, non c’era sufficiente tempo per sostituire il reddito di cittadinanza già nel 2032. D’altronde si tratta di una misura che coinvolge in totale 3,4 milioni d’Italiani, di cui i due terzi al Sud, una gran parte della popolazione.

Una misura come il reddito di sussistenza sarebbe tutta da scrivere, impensabile che il governo ci potesse riuscire in così poco tempo.

Per evitare di commettere errori, quindi, è stato deciso di confermare il reddito di cittadinanza effettuando una prima scrematura nei confronti degli occupabili, ma solo per quelli che non vivono in un nucleo familiare con minori, over 60 o disabili a carico.

Dopodiché, una volta che una prima scrematura verrà effettuata, il prossimo anno si potrà pensare a una vera e propria sostituzione del reddito di cittadinanza con una misura comunque assistenzialistica ma solo per chi non è nella condizione di poter lavorare, un reddito di sussistenza in favore solo di anziani, invalidi e persone che si prendono cura di minori.

Iscriviti a Money.it