Il dibattito su una possibile recessione non si ferma e sempre più esperti e analisti di grandi gruppi bancari prevedono questo scenario avverso per l’economia degli Usa e non solo.
Deutsche Bank e Citigroup sono solo gli ultimi a livello cronologico che hanno aumentato le possibilità di una recessione negli Usa con ripercussioni inevitabili anche nel resto del mondo.
Con le banche centrali che intensificano gli sforzi per frenare l’inflazione, il coro di dirigenti e responsabili politici che dipingono un quadro pessimistico si sta ampliando. Se alla prospettiva di un aumento dei tassi di interesse piuttosto rigoroso si aggiunge anche la crisi dello shock da offerta, aggravato dalla guerra in Ucraina, allora le probabilità di una recessione diventano ancora maggiori.
Citigroup e Deutsche Bank hanno parlato di un 50% di possibilità di un rallentamento economico.
La recessione è probabile al 50%: per quali motivi?
Christian Sewing, di Deutsche Bank, parlando al vertice Future of Finance di Francoforte il 22 giugno, ha affermato che l’economia globale sta cedendo a molteplici tensioni, dai problemi della catena di approvvigionamento in Cina all’aumento dei prezzi dei generi alimentari, in particolare nei Paesi più poveri. Sebbene la banca avesse previsto da tempo che i tassi di interesse sarebbero aumentati, il ritmo con cui le banche centrali vorrebbero - o dovrebbero - ora inasprirsi lo ha sorpreso.
...direi che abbiamo il 50% di possibilità di una recessione a livello globale", ha affermato il CEO di Deutsche Bank in un’intervista. Negli Stati Uniti e in Europa, “la probabilità di una recessione nella seconda metà del 2023, mentre allo stesso tempo i tassi di interesse salgono, è ovviamente in aumento rispetto alle previsioni che avevamo prima dello scoppio della guerra.”
Sewing ha ricordato che la sua banca aveva avvertito già un anno fa che l’inflazione non era transitoria. Ha esortato ripetutamente i banchieri centrali ad aumentare i tassi di interesse ed è stato critico nei confronti delle politiche monetarie estremamente accomodanti, in particolare in Europa, dove anni di tassi negativi hanno eroso il reddito delle banche dai prestiti.
I suoi commenti sono arrivati lo stesso giorno in cui gli analisti di Citigroup hanno fatto una previsione simile, citando shock dell’offerta e tassi di interesse più elevati. La banca di Wall Street ha tagliato le sue previsioni globali sia per il 2022 che per il 2023. Le riduzioni non sono state terribili – un decimo nel 2022, due decimi nel 2023 – ma il commento è apparso assai cupo:
“Una serie di gravi shock dell’offerta continua a colpire l’economia globale. All’inizio dell’anno, speravamo che questa narrativa sarebbe cambiata, ma i venti contrari sembrano essere diventati più intensi e debilitanti”, hanno affermato gli analisti guidati da Nathan Sheets, capo economista globale della banca.
Sono state attribuite colpe al blocco cinese per il Covid, alla guerra Russia-Ucraina e alle tensioni durature nella catena di approvvigionamento, a cui ora si aggiungono gli aumenti dei tassi della banca centrale e un rallentamento della domanda dei consumatori per i beni. “Riteniamo che la probabilità aggregata associata alle varie manifestazioni di recessione si stia ora avvicinando al 50%”, hanno sottolineato.
I 3 tipi di recessione nelle stime di Citi
Quale recessione arriverà? A questa domanda, i responsabili di Citi hanno provato a dare una risposta ipotizzando 3 scenari.
Nel primo, la disoccupazione è vista aumentare di diversi punti percentuali e la crescita ha un paio di trimestri nettamente deboli, ma l’inflazione è stimata in calo. Il team di Citi ha affermato che la maggior parte dei partecipanti al mercato è favorevole a questo punto di vista.
Il secondo orizzonte è legato all’inflazione. Con i prezzi complessivi superiore all’8% negli Stati Uniti, nell’area dell’euro e nel Regno Unito, i rischi rimangono sul tavolo. In alternativa, l’economia globale, che non vede un ciclo di crescita di questa intensità da una generazione, potrebbe ancora mostrare una maggiore sensibilità a tassi più elevati di quanto si aspettano le banche centrali e questo, a sua volta, potrebbe innescare una flessione più sostenuta.
Infine, c’è la stagflazione, dove la crescita diminuisce e l’inflazione continua a imperversare. Il team di Citi ha assegnato a questo risultato una probabilità relativamente bassa .“Sebbene l’episodio attuale sia impegnativo, l’impennata dell’inflazione è un evento relativamente recente e le aspettative di inflazione a lungo termine sono rimaste ancorate a livelli molto più bassi. Pertanto, la nostra ipotesi di lavoro è che l’inflazione diminuirà con l’affermarsi delle condizioni recessive”, hanno affermato.
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