Il Recovery Fund secondo Gentiloni: 1.500 miliardi di euro a luglio

Violetta Silvestri

26 Aprile 2020 - 16:50

Il Recovery Fund è lo strumento UE contro la crisi economica sotto i riflettori, dopo il Consiglio europeo del 23 aprile. In attesa delle decisioni al riguardo della Commissione, Gentiloni ha anticipato interessanti condizioni sul fondo

Il Recovery Fund secondo Gentiloni: 1.500 miliardi di euro a luglio

Il Recovery Fund sarà lo strumento prescelto in sede UE per combattere la crisi economica? Restano aperti gli interrogativi al riguardo, nonostante l’ultimo Consiglio europeo abbia comunque iniziato a tacciare la strada verso l’adozione del fondo.

Paolo Gentiloni, figura chiave nelle istituzioni comunitarie in quanto commissario all’Economia, ha cercato di dare alcune anticipazioni su come dovrebbe funzionare questo strumento per essere davvero efficace.

L’Italia punta molto all’erogazione di finanziamenti, a fondo perduto, attraverso il Recovery Fund. Gentiloni si è unito all’entusiasmo espresso da Conte e Gualtieri sui passi avanti compiuti in sede UE sullo strumento.

Ma restano importanti nodi da sciogliere. E anche il commissario europeo all’Economia ha sottolineato che, senza alcune condizioni, il fondo potrebbe non funzionare.

Gentiloni sul Recovery Fund: almeno 1.500 miliardi a luglio

Sono almeno due le condizioni che il commissario europeo Gentiloni considera fondamentali e irrinunciabili per fare in modo che il fondo per la ripresa funzioni davvero.

Lo ha spiegato in un’intervista a Mezz’ora in più, trasmissione di Lucia Annunziata. Queste le sue inequivocabili parole:

“A mio avviso la dimensione ragionevole del Recovery Fund è attorno ai 1.500 miliardi e il tempo deve essere ora. Quando dico estate so che l’estate finisce a metà settembre: penso che luglio è il periodo ragionevole in cui questo fondo deve partire. Importante è correggere i rischi di squilibrio tra Paesi europei, deve partire presto.”

Il tempo di azione è cruciale, quindi, per Gentiloni. Non solo per evitare danni irreparabili alle economie degli Stati colpite dalla pandemia. Ma anche per scongiurare l’accentuarsi di differenze tra i Paesi, tra chi può spendere di più per la ripresa e chi meno. Il rischio è evidenziare le diverse capacità finanziare dei membri UE, invece che azzerarli.

La questione dei finanziamenti a fondo perduto

Se il Recovery Fund è visto come una soluzione ragionevole per l’Italia e gran parte dell’UE, l’accordo su come dovrà funzionare non è stato trovato.

La parola è passata alla Commissione europea, che entro il 6 maggio dovrà dare indicazioni precise. E molto attese, visto che si è creato un nuovo scontro tra Paesi del Sud (con l’Italia) che pretendono elargizioni a fondo perduto, e gli Stati del Nord contrari.

Anche Gentiloni ha sottolineato questo nodo, proponendo un mix. “Bisogna lavorare su due obiettivi, considerando che i prestiti non vanno buttati via, perché dipendono dai tassi e dalle scadenze. Ma i finanziamenti a fondo perduto devono essere una parte assolutamente”.

Il commissario europeo all’Economia resta fiducioso su una soluzione positiva, per l’Italia e per la tenuta dell’Europa tutta.

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