Reddito di cittadinanza: che succede nel 2023 se non vengono stanziate nuove risorse?

Simone Micocci

17 Ottobre 2022 - 09:30

Reddito di cittadinanza: se le risorse dovessero non bastare spetterà al governo Meloni decidere in merito a nuovi stanziamenti. Cosa succederebbe in caso di risposta negativa?

Reddito di cittadinanza: che succede nel 2023 se non vengono stanziate nuove risorse?

Le incognite per il reddito di cittadinanza sono diverse: ad esempio ci si chiede cosa può succedere se il governo Meloni, nota per non essere una delle principali sostenitrici della misura (per utilizzare un eufemismo), dovesse decidere di non stanziare ulteriore risorse per continuare nell’erogazione del reddito di cittadinanza anche nel 2023.

Di quale potrebbe essere il futuro del reddito di cittadinanza, nonché su quali potrebbero essere le mosse del nuovo governo a riguardo, ne abbiamo già parlato: da Fratelli d’Italia hanno fatto sapere di voler mantenere il diritto al reddito di cittadinanza solamente per coloro che non risultano occupabili, mentre per gli altri ci sarà uno stop che tuttavia dovrebbe scattare solamente al raggiungimento della scadenza naturale del beneficio, prevista al raggiungimento delle 18 mensilità continuative.

Nel frattempo, però, il governo potrebbe mettere in atto quanto stabilito dalla normativa mettendo a punto il sistema sanzionatorio già previsto dalla legge secondo cui perde il diritto al reddito di cittadinanza chi rifiuta due offerte di lavoro, una nel caso lo si percepisca da più di 18 mesi.

Ma c’è un ulteriore fattore da considerare, ossia la possibilità che con la prossima legge di Bilancio sia necessario stanziare ulteriori risorse per garantire il diritto al reddito di cittadinanza agli attuali beneficiari.

Nel 2023 servirà stanziare ulteriori risorse per il reddito di cittadinanza?

Negli anni ci si è resi conto che il reddito di cittadinanza è costato più di quanto previsto inizialmente. Due in particolare sono state le problematiche:

  • da una parte lo scoppio della pandemia e la crisi economica che ne è scaturita, fattori che hanno comportato un aumento del numero di beneficiari;
  • nel frattempo, il fallimento della politica attiva collegata al reddito, con un numero minimo di beneficiari che sono riusciti a trovare un impiego. Allo stesso tempo, la carenza di un regime sanzionatorio che ha fatto sì che anche chi non vuole lavorare mantiene il diritto alla misura.

Tant’è che con la legge di Bilancio 2021 il governo ha stanziato 4 miliardi di euro fino al 2029, mentre con la legge di Bilancio 2022 è stato necessario un esborso di ben 1 miliardo di euro per il 2022, più altri 60 milioni di euro per gli anni successivi.

Per il momento non è dato sapere se servirà un ulteriore stanziamento di risorse per il 2023, anche perché rispetto al 2022 si registra una leggera flessione rispetto allo scorso anno (1.063.164 i beneficiari di agosto 2022, 1.250.723 nel 2021). Va detto, però, che per molti nuclei è scattato il mese di sospensione dovuto al raggiungimento delle 18 mensilità continuative, ragion per cui nei prossimi mesi il numero di beneficiari potrebbe nuovamente aumentare.

Qualora non dovesse esserci una variazione significativa rispetto allo scorso anno, quindi, tutto lascia presagire che le risorse stanziate non basteranno e che il governo dovrà immettere ulteriore liquidità all’apposito Fondo.

Ma cosa succede se non dovesse farlo?

Che succede se il governo Meloni non stanzia le risorse per il reddito di cittadinanza

Fermo restando che le previsioni sulla spesa per il reddito di cittadinanza nel 2023 non sono state ancora fatte, e quindi non sappiamo se un’ulteriore immissione di risorse è necessaria, possiamo farci un’idea di quelle che potrebbero essere le conseguenze di una chiusura dei rubinetti da parte del governo Meloni.

Che succede se le risorse del reddito di cittadinanza non bastano e il prossimo Esecutivo decida di non stanziarne di ulteriori? A stabilirlo è il decreto 4/2019, poi convertito in legge n. 26/2019, dove all’articolo 12, comma 9, ci dice che:

In caso di esaurimento delle risorse disponibili per l’esercizio di riferimento ai sensi del comma 1, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro trenta giorni dall’esaurimento di dette risorse, è ristabilita la compatibilità finanziaria mediante rimodulazione dell’ammontare del beneficio. Nelle more dell’adozione del decreto di cui al secondo periodo, l’acquisizione di nuove domande e le erogazioni sono sospese. La rimodulazione dell’ammontare del beneficio opera esclusivamente nei confronti delle erogazioni del beneficio successive all’esaurimento delle risorse non accantonate.

Quindi, semmai le risorse dovessero esaurirsi, ci sarà un immediato stop per le nuove richieste di reddito di cittadinanza, come pure per i rinnovi, mentre per coloro che già lo percepiscono scatterebbe un taglio dell’importo per le successive mensilità.

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