Ci sono alternative regionali all’Assegno di inclusione? Sì, ma solo due Regioni al momento hanno previsto delle misure di sostegno che per diversi aspetti richiamano l’ex Reddito di cittadinanza.
Sono trascorsi ormai quattro mesi da quando il Reddito di cittadinanza è stato cancellato e sostituito da due differenti misure: l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro.
Con il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione ci sono state molte famiglie che sono state tagliate fuori dalla possibilità di percepire il sostegno. In alcune zone d’Italia però sono le Regioni ad andare in loro soccorso, prevedendo delle misure ad hoc alternative a quelle nazionali.
Tuttavia, a oggi solamente due Regioni d’Italia sono solite prevedere delle forme di sostegno simili al Reddito di cittadinanza e all’Assegno di inclusione: la Sardegna con il Reis e la Puglia con il Red. Di un’alternativa al Reddito di cittadinanza nei mesi scorsi se ne era parlato anche nel Lazio con la previsione di una sorta di Reddito di dignità, ma la proposta non ha avuto alcun seguito.
Vediamo quindi come funzionano queste misure di sostegno, a quali famiglie si rivolge e soprattutto quali sono gli importi riconosciuti.
Reis Sardegna
Alle famiglie che non riescono ad accedere all’Assegno di inclusione, la Sardegna riconosce la possibilità di richiedere la misura regionale Reis, il cosiddetto Reddito d’inclusione sociale.
Una misura che richiama per molti aspetti il Reddito di cittadinanza nazionale. Tant’è che la nuova presidente del Consiglio Regionale, l’ex vicepresidente M5s Alessandra Todde, ritiene che questa sia sufficiente per dare alle famiglie il sostegno di cui necessitano.
A definire il funzionamento del Reis in Sardegna sono le Linee guida per il triennio 2024-2026 approvate dalla precedente Giunta Regionale, con le quali vengono rivisti requisiti e importi della misura.
Ad esempio, è cambiata la soglia reddituale entro cui stare per averne diritto: l’Isre (componente reddituale dell’Isee) deve essere pari o inferiore a 6.000 euro, il che rappresenta, per ogni singolo individuo, l’equivalente di 500 euro al mese di massima capacità reddituale.
Per quanto riguarda gli altri requisiti di accesso sono stati mantenuti quelli richiesti nel precedente triennio, quali:
- Isee fino a 12 mila euro;
- patrimonio immobiliare fino a 40 mila euro (esclusa la casa di abitazione);
- patrimonio mobiliare fino a 8.000 euro, limite accresciuto di 2.000 euro per ogni componente successivo al primo (fino a un massimo di 12.000 euro) e incrementato di ulteriori 1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo. Questi massimali vengono incrementati di 5.000 euro per ogni componente con disabilità, 7.500 euro in caso di disabilità grave o non autosufficiente.
È inoltre richiesta la residenza in Sardegna da almeno 24 mesi.
Alle famiglie beneficiarie è riservato il cosiddetto “budget di inclusione”, formato da un contributo economico - quindi un sussidio monetario - e da una componente progettuale che invece è destinata alla definizione dei percorsi di inclusione sociale e lavorativa a cui i componenti della misura devono partecipare.
Il budget va da 6.000 euro a 17.100 l’anno (la misura spetta per 12 mesi) in base al numero di componenti presenti nel nucleo. Il 70% è destinato alla corresponsione del sostegno mentre l’altro 30% alla definizione dei percorsi di inclusione sociale e lavorativa.
L’importo del sostegno in ogni caso non può superare i 1.100 euro mensili.
Dopodiché ci sono diversi limiti, come quello che impone di utilizzare i soldi solamente per beni di prima necessità, con il compito di accertamento che grava sul Comune.
E ancora, così come era per il Reddito di cittadinanza, e com’è oggi per l’Assegno di inclusione, bisogna sottoscrivere un Patto di inclusione o di inserimento lavorativo che prevede la partecipazione ad attività di formazione e tirocini, con la possibilità poi che gli vengano proposte offerte di lavoro. Scattano le sanzioni per chi non rispetta queste regole.
Il Red della Regione Puglia
Ormai dal 2016 la Regione Puglia prevede una misura di sostegno che come le altre prevede l’erogazione di un sostegno economico abbinato all’obbligo di prendere parte a misure di politica attiva.
L’ultimo bando è riferito al 2023 (con il termine delle domande che è scaduto il 15 gennaio scorso) e per il momento non si hanno notizie di eventuali novità previste per il 2024. Comunque il sostegno dovrebbe essere confermato e riservato ai cittadini di età tra i 18 e i 65 anni che soddisfano i seguenti requisiti:
- Isee fino a 9.360 euro;
- patrimonio immobiliare non superiore a 30 mila euro;
- patrimonio mobiliare non superiore a 15 mila euro.
I requisiti sono meno restrittivi per i nuclei familiari più numerosi, quindi quelli con almeno 5 componenti oppure con 1 genitore solo e almeno 3 figli minori. Questi devono avere:
- un Isee fino a 15 mila euro;
- un patrimonio immobiliare non superiore a 30 mila euro;
- una componente patrimoniale mobiliare non superiore a 20 mila euro.
Ai beneficiari spetta un contributo mensile di 500 euro, ma solo previa sottoscrizione del Patto di inclusione e lo svolgimento delle azioni previste dallo stesso.
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