Reddito di cittadinanza e Supporto formazione lavoro, è bene fare chiarezza: le due misure sono davvero così diverse tra loro?
Giorgia Meloni si è più volte presa i meriti della cancellazione del Reddito di cittadinanza: l’ultima, in ordine cronologico, nel corso dell’intervista per il Tg1 andata in onda il 23 settembre scorso, quando la presidente del Consiglio ha ribadito che la riforma “è stata la cosa giusta”, in quanto era giusto “distinguere chi può lavorare da chi non può farlo”.
Fermo restando che non è proprio così - visto che la distinzione viene fatta perlopiù sulla base della composizione del nucleo familiare riconoscendo una maggior tutela a chi ha minori, disabili oppure over 60 - va detto che per gran parte degli occupabili è stato comunque introdotto un nuovo sostegno che di fatto non è così tanto differente dal Reddito di cittadinanza.
Ci riferiamo al Supporto formazione lavoro, politica attiva (Sfl) che in determinate circostanze riconosce al beneficiario un bonus del valore di 350 euro. Un importo che apparentemente può sembrare più basso di quello spettante con il Reddito di cittadinanza (Rdc), con base di partenza di 500 euro, ed effettivamente in alcuni casi è così: in altri, però, il Sfl potrebbe comportare persino un aumento dell’entrata mensile rispetto a quella riconosciuta con il Rdc, seppure per una durata limitata.
Uno strumento che secondo il governo è “molto differente” dal Reddito di cittadinanza, in quanto a godere del sostegno saranno solamente coloro che - parola di Meloni - “si dedicheranno alla formazione”. Si dimentica, però, che anche con il Rdc funzionava così, l’unica differenza sta nel fatto che prima si va al centro per l’impiego e poi si avrà diritto al bonus.
Reddito di cittadinanza e Supporto formazione lavoro, le attività a confronto
Chi percepisce il Reddito di cittadinanza e soddisfa le caratteristiche per essere occupabile, ha l’obbligo di sottoscrivere il patto di servizio personalizzato partecipando alle attività formative e di orientamento concordate con l’operatore del centro per l’impiego (tra quelle previste dalla normativa). Ad esempio, vi è l’obbligo di partecipare alle iniziative di orientamento, così come pure di ritornare a scuola laddove non sia stato assolto l’obbligo formativo. Così come pure è obbligatoria la partecipazione ai Progetti utili alla collettività (Puc) per almeno 8 ore al giorno.
Per chi non prende parte a queste attività, o comunque non accetta un’offerta di lavoro, scatta una sanzione che a seconda dei casi può portare anche alla perdita del beneficio.
Con il Supporto formazione lavoro andrà più o meno così con la differenza che solo dopo essere stati convocati dal centro per l’impiego e iniziate le attività indicate nel patto di servizio personalizzato si avrà diritto al bonus di 350 euro, contributo che verrà erogato per tutto il periodo in cui si prenderà parte al programma ma per un massimo di 12 mensilità.
Va sottolineato che non c’è molta differenza tra le attività obbligatorie per i percettori del Reddito di cittadinanza e quelle che invece danno diritto al bonus 350 euro. Per quanto il governo ponga l’attenzione sui soli corsi di formazione, infatti, non sono solamente questi a far scattare il diritto al sostegno. Da normativa, infatti, vi rientrano tutte le attività che rientrano nei seguenti ambiti:
- servizi di orientamento e accompagnamento al lavoro;
- politiche attive comunque denominate;
- specifici programmi formativi;
- progetti utili alla collettività;
- servizio civile universale;
- formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro come indicate nell’allegato B del decreto del ministro del Lavoro n. 4 del 2018, Lep da E a O, nell’ambito di programmi di politiche attive del lavoro comunque denominate, compreso quelle del Programma nazionale per la Garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol).
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Di fatto, si tratta di un’amplia platea di attività che danno diritto al bonus: quindi l’impressione è che superato lo scoglio della prima convocazione non ci vorrà molto per ricevere il pagamento dei 350 euro.
Poca differenza con importi e requisiti
Ci sono poche differenze anche per quanto riguarda gli importi: come anticipato, infatti, è vero che il bonus ha un valore di 350 euro mentre il Reddito di cittadinanza partiva da 500 euro, ma va detto anche che:
- l’importo del Supporto formazione lavoro è fisso e non dipende dal reddito familiare. In ogni caso è quindi pari a 350 euro, mentre il Rdc essendo un’integrazione al reddito può anche essere più basso di 500 euro (e persino di 350 euro);
- per ogni altro componente maggiorenne presente nel nucleo familiare con il Reddito di cittadinanza viene riconosciuta una maggiorazione fino a 200 euro, mentre per ogni persona che partecipa al Supporto formazione lavoro spetta un contributo di 350 euro.
Potrebbero esserci famiglie, quindi, che persino gioveranno del passaggio da Reddito di cittadinanza al Supporto formazione lavoro, fermo restando lo svantaggio di poterne beneficiare per un massimo di 12 mensilità (mentre il Rdc non aveva scadenza, eccetto la sospensione dopo 18 mensilità).
Piccola differenza anche per quanto riguarda i requisiti, con Isee abbassato a 6.000 euro rispetto ai 9.360 euro richiesti per il Reddito di cittadinanza. Una novità che riduce la platea, anche se non sono da escludere ripensamenti.
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