Reddito di cittadinanza, occhio a questi errori comuni: ecco chi dovrà presto restituirlo all’Inps

Simone Micocci

16 Maggio 2023 - 13:53

Reddito di cittadinanza, l’Inps può chiedere indietro i soldi in queste circostanze: ecco chi rischia e perché.

Reddito di cittadinanza, occhio a questi errori comuni: ecco chi dovrà presto restituirlo all’Inps

Chi prende il Reddito di cittadinanza rischia di doverlo restituire laddove ne stia percependo illegittimamente. Sono diverse le circostanze che possono portare alla restituzione del Reddito di cittadinanza percepito e non sempre da parte del beneficiario c’è l’intento a truffare lo Stato: molte volte, infatti, è la mancata conoscenza di norme e adempimenti a far scattare l’errore.

Basta una piccola dimenticanza per non essere in regola e rischiare quindi che, a seguito di un controllo, l’Inps ne accerti un indebito che dovrà essere restituito.

Ed è proprio per questo motivo che oggi ci sono famiglie che rischiano di dover restituire un giorno tutta o una parte del Reddito di cittadinanza senza neppure saperlo; ecco perché è bene ricordare quali sono le situazioni che possono portare a questa spiacevole conseguenza, così da evitare l’effetto boomerang.

Quando l’Inps può chiedere indietro il Reddito di cittadinanza

La normativa che regola il funzionamento del Reddito di cittadinanza fissa diverse ragioni per cui il Reddito di cittadinanza può decadere:

  • per truffa ai danni dello Stato, ossia quando sono state fornite informazioni false, oppure sono stati omessi dei dati, con lo scopo di accedere al sostegno o comunque di beneficiare di un importo maggiore;
  • per mancato rispetto dei requisiti economici;
  • per mancato rispetto degli obblighi imposti dalla normativa, ad esempio se non si accetta l’offerta di lavoro riconosciuta come congrua.

Negli ultimi due casi la decadenza agisce nel momento in cui si viene a verificare la situazione in oggetto; diversamente, nella prima situazione si procede retroattivamente, con l’Inps che potrà chiedere indietro tutti gli importi indebitamente percepiti.

Quali sono le situazioni tipo che possono portare alla restituzione del Reddito di cittadinanza

Come anticipato, non è detto che chi commette l’errore sia consapevole di farlo. Tuttavia, la legge non ammette ignoranza e di conseguenza non è possibile giustificarsi con l’Inps dicendo di non sapere di non essere in regola.

Ad esempio è il caso di chi ha un Isee sbagliato ma non sa che è così, come quando:

  • le coppie di genitori non sposati e non conviventi non indicano il componente aggregato nella Dsu ai fini Isee;
  • il coniuge non residente allo stesso indirizzo non viene considerato nella stessa Dsu dell’altro coniuge;
  • i figli maggiorenni non conviventi, ma di età inferiore ai 26 anni, non sposati, senza figli, e nella condizione di essere a carico ai fini Irpef dei genitori, non vengono indicati nella Dsu quando invece dovrebbero esserne compresi.

Errori, spesso commessi in buona fede, che comunque potrebbero aver alterato l’Isee a tal punto da permettere al nucleo familiare di rientrare nei requisiti richiesti per l’accesso alla misura, o comunque di meritarsi un Rdc d’importo maggiore; ed è per questo motivo che in caso di controllo l’Inps potrebbe chiedere indietro quanto indebitamente percepito.

Rischiano poi di dover restituire, tutto o una parte, il Reddito di cittadinanza percepito coloro che non comunicano all’Inps una variazione significativa della condizione reddituale e patrimoniale, ad esempio chi:

  • inizia a lavorare e non ne dà comunicazione all’Inps (entro il giorno prima dall’inizio dell’attività lavorativa);
  • nell’anno solare successivo all’avvio dell’attività lavorativa non comunica all’Inps il reddito che si presume percepire dalla stessa;
  • non comunica la presenza nel nucleo familiare di un componente che ha rassegnato le dimissioni volontarie dal lavoro (con la sola eccezione di quelle per giusta causa);
  • non comunica che al 31 dicembre dell’anno precedente ha superato i requisiti patrimoniali necessari per godere della misura. Attenzione a questo punto: non basta infatti presentare l’Isee ogni anno per essere in regola con gli adempimenti del Reddito di cittadinanza, in quanto la normativa prevede che laddove nell’ultimo anno (non considerato nell’Isee) ne risulti una perdita dei requisiti patrimoniali, ad esempio perché il saldo sul conto corrente è superiore a quanto consentito, sarà obbligo del richiedente darne informazione all’Inps utilizzando appunto il modello in oggetto;
  • lo stesso vale per chi non comunica, entro 15 giorni dall’evento, ogni variazione del patrimonio immobiliare che comporti la perdita dei requisiti economici e ogni variazione relativa al possesso di beni durevoli (come ad esempio per un’auto che non soddisfa i requisiti imposti dalla normativa);
  • infine, chi non comunica, entro 15 giorni dall’evento, l’acquisizione del possesso di somme o valori superiori alle soglie previste per il patrimonio mobiliare, a seguito di donazione, successione o vincite.

Quindi, la mancata comunicazione non comporta immediatamente la perdita del Reddito di cittadinanza. Sarà l’Inps, in seguito a un controllo, infatti, ad accertare il verificarsi di uno dei suddetti eventi: potrebbe essere, quindi, che la notifica della decadenza avvenga in ritardo, ma l’Istituto avrà comunque la possibilità di richiedere indietro le somme indebitamente percepite fin dal momento della violazione.

Lo stesso vale per tutte quelle volte in cui l’errore non viene commesso in buona fede, ad esempio per chi lavora in nero ma nel frattempo percepisce il Reddito di cittadinanza.

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