Reddito di cittadinanza, il nuovo governo potenzierà la lotta ai furbetti: ecco chi dovrà restituire quanto indebitamente percepito.
Il governo Meloni promette dura vita ai furbetti del reddito di cittadinanza; d’altronde nei mesi scorsi la leader di Fratelli d’Italia ha dedicato molta attenzione alle notizie riguardanti le truffe sul reddito di cittadinanza, le cui frodi sono costate allo Stato - secondo i dati ufficiali - 288 milioni di euro.
Le intenzioni del governo di centrodestra sono chiare: togliere il reddito di cittadinanza a coloro che possono lavorare, e per farlo si potrà procedere in due modi:
- modificando la legge, mantenendo il diritto al reddito di cittadinanza solamente ai soggetti fragili, a quelle persone che non sono nella condizione di poter lavorare. Tuttavia, trattandosi di un diritto acquisito, coloro che già percepiscono il reddito di cittadinanza continueranno a goderne fino a scadenza naturale (18 mensilità), o comunque fino a quando ne mantengono i requisiti (al netto di sanzioni per il mancato rispetto degli obblighi previsti dalla normativa);
- applicando quanto già previsto dalla normativa, potenziando il sistema di tracciamento delle offerte di lavoro congrue così da togliere subito il reddito di cittadinanza a coloro che rifiutano per due volte di andare a lavorare, o già al primo rifiuto per coloro che lo percepiscono da più di 12 mesi.
Tuttavia, c’è una terza via: incrementare i controlli così da togliere il reddito di cittadinanza a tutti coloro che non sono in regola con la normativa, ad esempio a chi nel contempo svolge un’attività di lavoro nero. Nonostante l’importante lavoro svolto dalla Guardia di Finanza, infatti, sono ancora molti i beneficiari del reddito di cittadinanza che per non perdere il beneficio di Stato accettano di lavorare in nero così da arrotondare.
La legge punisce severamente chi lo fa, come pure chi omette di dichiarare l’avvio di un’attività di lavoro autonomo entro un giorno prima dell’inizio (regola recentemente modificata con la legge di Bilancio 2022, in quanto prima l’invio della comunicazione era consentito entro il 30° giorno dall’inizio dell’attività).
E chi viene scoperto non solo perde il reddito di cittadinanza, ma deve anche restituire gli importi precedentemente percepiti, come pure vale per coloro che nel tempo hanno percepito della misura omettendo di comunicare redditi.
Reddito di cittadinanza tolto: ecco chi deve restituire quanto percepito
Non temete: una volta che il governo Meloni toglierà, almeno stando alle promesse elettorali, il reddito di cittadinanza, non vi verrà chiesto di restituire quanto percepito in precedenza.
Anzi, come già spiegato qualche giorno fa, anche a seguito della riforma il reddito di cittadinanza continuerà a essere garantito fino alla scadenza delle 18 mensilità, senza però possibilità di successivi rinnovi (qualora dovesse arrivare lo stop da parte del nuovo governo appunto).
Tuttavia, qualora il governo Meloni dovesse decidere di potenziare i controlli, così da togliere il reddito di cittadinanza immediatamente a tutti coloro che non ne hanno diritto, allora sì che chi ne ha percepito indebitamente dovrà restituire le somme erogate.
Nel dettaglio, sono chiamati a restituire il reddito di cittadinanza indebitamente percepito coloro che, ad esempio, hanno omesso di comunicare all’Inps delle informazioni reddituali che avrebbero compromesso l’erogazione del beneficio.
A indicare i casi in cui il reddito di cittadinanza oltre ad essere tolto va anche restituito è il testo del decreto 4/2019, che all’articolo 7 dedicato alle sanzioni prevede due tipologie di reati per i quali oltre all’immediata revoca del beneficio, con efficacia retroattiva, è prevista la restituzione di quanto indebitamente percepito, ossia:
- aver ottenuto indebitamente il beneficio utilizzando dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, o comunque omette informazioni dovute. In questo caso, oltre alla sanzione della decadenza e della restituzione degli importi percepiti, è prevista anche la reclusione da 2 a 6 anni;
- aver omesso di comunicare le variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché altre informazioni rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio. In tal caso la reclusione va da 1 a 3 anni.
Tant’è che in questi mesi diversi beneficiari a cui è stato tolto il reddito di cittadinanza per una delle due casistiche sopra indicate hanno ricevuto una brutta sorpresa: una lettera dell’Inps che chiedeva la restituzione degli importi precedentemente erogati. Cifre più o meno elevate a seconda della situazione, con la possibilità di restituirle in 24 rate.
Alcuni esempi
Come detto sopra, il governo Meloni potrebbe mettere a punto una vera e propria task force per scovare i furbetti del reddito di cittadinanza così da tagliare fin da subito il numero dei beneficiari.
Ad avere vita dura sarebbero specialmente coloro che lavorano in nero e nel frattempo percepiscono il reddito di cittadinanza, per i quali come visto sopra è prevista anche la reclusione da 1 a 3 anni.
Ma anche chi ha difformità nella domanda del reddito di cittadinanza: ad esempio chi ha omesso d’indicare tutti i componenti del nucleo familiare nella Dsu ai fini Isee, oppure chi ha approfittato di una residenza fittizia per beneficiare del Rdc per se stesso.
O ancora, chi ha acquistato un’auto che non rientra tra quelle consentite, ma ha comunque dichiarato di essere in regola con quanto previsto dalla normativa; anche un errore, doloso o meno, di questo tipo può costare caro, comportando la decadenza del reddito e la restituzione delle somme precedentemente erogate. E non è nemmeno complicato essere scoperti, visto che l’Inps nella fase di accertamento ha accesso ai data base anche di altre amministrazioni; basta un incrocio dei dati, quindi, per scoprire un furbetto del reddito di cittadinanza.
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