Reddito di cittadinanza, non è finita: l’emendamento alla manovra lo toglie ad altre 140 mila persone

Simone Micocci

14 Dicembre 2022 - 11:24

Nuova tagliola per il reddito di cittadinanza: in Parlamento spunta l’emendamento della maggioranza che lo toglie ai maggiorenni che non hanno completato l’obbligo formativo.

Reddito di cittadinanza, non è finita: l’emendamento alla manovra lo toglie ad altre 140 mila persone

Il taglio al reddito di cittadinanza non si ferma alle novità contenute nel testo della legge di Bilancio approvato dal consiglio dei Ministri dove, come noto, viene stabilito che nel 2023 verrà pagato solo per 8 mensilità, eccetto per quelle famiglie in cui è presente almeno un minore, un over 60 o una persona disabile.

Tra gli emendamenti alla manovra in valutazione in Parlamento, infatti, ce n’è uno che potrebbe ridurre ulteriormente la platea dei beneficiari, in quanto - su proposta del ministro dell’Istruzione Valditara - il reddito di cittadinanza verrebbe tolto a quelle famiglie dove figurano dei giovani che non hanno concluso la scuola dell’obbligo e che non accettano di tornare tra i banchi.

Emendamento che, secondo quanto dichiarato da fonti interne alla maggioranza, sembra avere buone probabilità di essere approvato. Ecco che quindi si potrebbe andare incontro a un ulteriore scrematura dei beneficiari del reddito di cittadinanza: oltre alle 404 mila famiglie che lo perderanno dopo aver ricevuto l’ottava mensilità, ce ne saranno altre a cui il reddito di cittadinanza verrà tolto subito qualora non ci fosse l’intenzione di tornare a scuola e completare gli studi.

Reddito di cittadinanza, il testo dell’emendamento che lo toglie a più persone

L’emendamento in questione è stato proposto dalla Lega, con primo firmatario il capogruppo Rossano Sasso. Di seguito il testo:

Fermo restando quanto previsto dai commi 1, 2 e 3, a decorrere dal 1° gennaio 2023 per i beneficiari del reddito di cittadinanza appartenenti alla fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni che non hanno adempiuto all’obbligo formativo, l’erogazione del beneficio è condizionata anche all’iscrizione e alla frequenza di un percorso di studi finalizzato all’assolvimento del diritto dovere all’istruzione e formazione sino al conseguimento dell’obbligo formativo o, comunque, di una qualifica di durata almeno triennale. Con apposito protocollo stipulato dal ministero dell’Istruzione ed del merito e dal ministero del Lavoro e delle politiche sociale sono definite le azioni formative congiunte necessarie per il conseguimento degli obiettivi prefissati.

Quindi, o si torna a scuola oppure il reddito di cittadinanza viene tolto.

Cosa si intende per obbligo formativo?

Per capire quali sarebbero le conseguenze di un tale emendamento dobbiamo approfondire il concetto di obbligo formativo. Nel dettaglio, oggi il nostro ordinamento poggia su due pilastri: il primo prevede l’obbligo che gli studenti ricevano l’istruzione scolastica per almeno 10 anni, tendenzialmente quindi dalle scuole elementari alle superiori. Il secondo, invece, stabilisce che l’adempimento dell’obbligo d’istruzione è finalizzato al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il 18° anno di età.

Ciò significa che si può lasciare la scuola:

  • a 16 anni, a patto di aver conseguito almeno una qualifica professionale triennale;
  • a 18 anni, anche senza aver ottenuto alcuna qualifica.

Quindi, semmai l’emendamento suddetto dovesse essere approvato, in tutti quei nuclei familiari in cui ci sono maggiorenni di età compresa tra i 18 e i 29 anni il reddito di cittadinanza continuerà a essere riconosciuto solo laddove questi accetteranno di tornare a scuola per conseguire perlomeno una qualifica triennale.

Diversamente la misura verrà tolta immediatamente e, considerando che tra 12 mesi il reddito di cittadinanza non esisterà più, sarà molto difficile che se ne possa beneficiare nuovamente.

Le ragioni dell’emendamento

Tutto nasce dalle difficoltà riscontrate in questi tre anni, dove trovare lavoro ai beneficiari del reddito di cittadinanza è stato molto complicato, specialmente per lo scarso livello di preparazione di questi.

D’altronde, ben 140 mila percettori di reddito di cittadinanza sotto i 30 anni non hanno un diploma. C’è chi ha la licenza media, mentre in alcuni casi solamente quella elementare. E c’è chi non ha neppure quella.

Ecco perché, come spiegato dal ministro dell’Istruzione Valditara, è bene pensare a una sorta di “scuola di cittadinanza”, obbligando chi percepisce il sostegno di Stato a raggiungere un livello adeguato di formazione.

Quindi, semmai l’emendamento suddetto dovesse ottenere il via libera, circa 140 mila beneficiari del reddito di cittadinanza si ritroverebbero di fronte a un bivio: o si torna a scuola o bisognerà rinunciare al sostegno.

A tal proposito, ricordiamo che per il momento la legge di Bilancio 2023 già prevede un obbligo formativo, stabilendo che tutti i beneficiari che sono nella condizione di firmare il patto per il lavoro, con l’eccezione quindi di esclusi ed esonerati, debbano prendere parte a un corso di formazione o riqualificazione professionale della durata di almeno 6 mesi. Per chi non lo fa scatta la tagliola immediata.

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