Reddito di cittadinanza, arriva la stretta: cosa cambia per i beneficiari, le offerte di lavoro e gli importi

Stefano Rizzuti

02/07/2022

Un emendamento al decreto Aiuti introduce una stretta sul reddito di cittadinanza riguardante le offerte di lavoro da parte di aziende private: ecco cosa cambia per i beneficiari.

Reddito di cittadinanza, arriva la stretta: cosa cambia per i beneficiari, le offerte di lavoro e gli importi

Reddito di cittadinanza, arriva la stretta. Un emendamento al decreto Aiuti approvato in commissione alla Camera stabilisce che anche i datori di lavoro privati potranno proporre offerte ai beneficiari della misura che, in caso di rifiuto, vedranno decadere l’assegno mensile.

L’emendamento nasce con la volontà di provare a risolvere il problema della carenza della manodopera, soprattutto nel settore turistico e ricettivo. Carenza che i proponenti legano al reddito di cittadinanza ma che sembra avere anche ben altre motivazioni. Quindi i beneficiari della misura non potranno rifiutare l’offerta congrua neanche in caso di chiamata diretta da parte del datore di lavoro privato.

L’emendamento è stato presentato da tutti i partiti di centrodestra ed è stato approvato dalle commissioni della Camera dei deputati, nonostante il voto contrario del Movimento 5 Stelle. Ha votato a favore anche il Pd, seguendo il parere positivo del governo. Ma cosa cambia per il reddito di cittadinanza? Entriamo nel dettaglio.

Reddito di cittadinanza, le offerte di lavoro dei privati

La novità è che saranno direttamente i datori di lavoro privati a poter presentare una proposta ai beneficiari del reddito, nel caso in cui abbiano firmato il Patto per il lavoro. Per chi riceve il sostegno, quindi, la proposta ricevuta dal datore privato rientrerà nel computo di quelle che devono accettare per non far decadere il sostegno. In caso di rifiuto dell’offerta, il datore di lavoro lo comunica al centro per l’impiego e il no si somma alle altre offerte rifiutate.

Cosa cambia per i beneficiari del reddito di cittadinanza

Il ministro del Lavoro dovrà definire, attraverso un decreto, le modalità di comunicazione e verifica del rifiuto dell’offerta congrua. Ma quando viene considerata congrua un’offerta? Con le norme attuali viene considerata congrua una prima offerta che sia a tempo indeterminato e a meno di 80 chilometri di distanza dalla residenza o, comunque, raggiungibile in massimo 100 minuti con i mezzi del trasporto pubblico.

La seconda offerta può essere invece su tutto il territorio nazionale. In caso di proposta a tempo determinato o parziale, che sia prima o seconda offerta, viene ritenuta congrua se è nel raggio di 80 chilometri dalla residenza ed entro il limite dei 100 minuti di percorrenza con il trasporto pubblico.

In caso di rifiuto di una prima offerta il beneficiario del reddito di cittadinanza va incontro a una diminuzione mensile di 5 euro a partire dal mese successivo al rifiuto. Con il secondo rifiuto, sulla base delle novità introdotte dall’ultima manovra, il reddito di cittadinanza viene revocato.

Quando arriverà la stretta sul reddito di cittadinanza

Per l’entrata in vigore della stretta sulle offerte di lavoro private legate al reddito di cittadinanza bisognerà innanzitutto attendere l’approvazione definitiva del dl Aiuti: il decreto passerà all’esame del Senato e dovrà essere varato entro metà luglio. Poi si dovrà aspettare il decreto ministeriale, atteso entro 60 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento: probabilmente la stretta sulle offerte di lavoro scatterà quindi tra settembre e ottobre.

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