Regime forfettario partite IVA verso l’abolizione? Riflessione da fare, secondo l’UPB

Anna Maria D’Andrea

02/02/2021

Regime forfettario per le partite IVA, si va verso l’abolizione della flat tax del 15%? Una riflessione è necessaria. A parlarne è il Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, nel corso dell’audizione del 2 febbraio 2021 sulla riforma fiscale.

Regime forfettario partite IVA verso l’abolizione? Riflessione da fare, secondo l’UPB

Regime forfettario partite IVA, riflessione necessaria sull’abolizione della flat tax del 15%.

È il Presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (UpB) Giuseppe Pisauro, nel corso dell’audizione del 2 febbraio 2021, ad evidenziare le criticità del sistema di tassazione per le partite IVA in regime forfettario.

Nel mirino dell’UPB è il regime agevolato introdotto dal 2019, la flat tax per le partite IVA fino a 65.000 euro, che crea effetti distorsivi, frena la crescita dimensionale delle imprese ed incentiva la sotto-fatturazione e l’evasione.

Il Presidente dell’UPB Pisauro propone di introdurre un regime di tassazione duale come l’IRI, l’imposta sul reddito d’impresa, tassando con aliquota unica del 24% il reddito da attività d’impresa e con le aliquote Irpef progressive la remunerazione del professionista o dell’imprenditore.

Regime forfettario partite IVA verso l’abolizione? Riflessione da fare, secondo l’UPB

Nell’ambito della riforma fiscale, è necessario individuare la via che si intende intraprendere.

L’Irpef è definita dal Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio come un sistema di tassazione ibrido, ormai lontano dal modello onnicomprensivo (in cui tutti i redditi sono sottoposto ad un’unica forma di tassazione progressiva) o da quello duale puro (in cui i redditi da lavoro sono tassati con imposta progressiva e quelli di capitale con aliquota proporzionale).

La scelta che bisognerà fare, prima di dare il via ad ogni progetto di riforma fiscale, è se far “ritornare all’Irpef” tutti i redditi che ne sono usciti, oppure muoversi verso un sistema duale.

Sono due le categorie di redditi per i quali è necessaria un’attenta valutazione, secondo il Presidente Giuseppe Pisauro. In primis, ci sono quelli prodotti da professionisti ed imprese individuali.

Una riflessione andrebbe fatta, evidenzia il Presidente dell’UPB, sul mantenimento del regime forfettario introdotto nel 2019 per i titolari di partita IVA fino a 65.000 euro. Si tratta della flat tax del 15%, che:

“a differenza dei precedenti (minimi e forfettari), non si configura come un’agevolazione a soggetti con attività professionale o di impresa marginale e non strutturata, ma come una vera e propria detassazione che riguarda circa il 60 per cento dei lavoratori autonomi e imprenditori individuali.”

Un sistema che, continua, crea iniquità:

  • frena la crescita dimensionale delle imprese;
  • incentiva la sottofatturazione dei ricavi (oltre i 65.000 euro si fuoriesce dal regime e si rientra nell’imposizione progressiva), e di conseguenza l’evasione fiscale;
  • crea problemi di equità orizzontale.

La ricetta proposta, in parallelo all’abolizione del regime forfettario per le partite IVA, almeno nella versione attualmente vigente, consiste nel riproporre un meccanismo come quello, mai entrato in vigore, dell’Imposta sul reddito d’impresa, l’IRI.

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Cosa cambierebbe rispetto ad oggi?

Si arriverebbe ad una sorta di doppio binario di tassazione:

  • il reddito derivante dall’attività d’impresa verrebbe tassato con aliquota unica del 24%, la stessa alla quale sono sottoposte le società di capitali, determinando quindi la neutralità del prelievo rispetto alla forma giuridica dell’impresa;
  • la remunerazione del professionista o dell’imprenditore, ovvero la parte di utili distolta dall’attività professionale o d’impresa, verrebbe invece assoggettata a tassazione progressiva, ristabilendo l’equità orizzontale del prelievo.

In questo modo, si evidenzia nella relazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, il sistema di tassazione si avvicinerebbe a un sistema duale e verrebbe incentivata la patrimonializzazione delle piccole imprese.

Non solo forfettario: cedolare secca affitti da rivedere

Altra tipologia di redditi per la quale serve aprire una fase di discussione è la cedolare secca sugli affitti. Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, andrebbe valutato il reinserimento dei redditi da locazione nella base imponibile Irpef.

La cedolare secca è stata introdotta con più obiettivi, primo tra tutti il contrasto all’evasione fiscale e al fenomeno degli affitti in nero. Tuttavia, come evidenziato dal Dipartimento delle Finanze del MEF, il regime agevolato di tassazione dei redditi da locazione ha determinato un costo netto per il bilancio dello Stato.

Non solo gli evasori hanno optato per l’applicazione della cedolare secca, ma anche i contribuenti che già dichiaravano redditi da locazione. Ciò ha portato ad entrate inferiori per l’Erario, considerando anche la mancata applicazione delle addizionali locali e l’esenzione dalle imposte di bollo e di registro.

La cedolare secca, insomma, ha pesato più dei benefici apportati in termini di emersione di basi imponibili e contrasto all’evasione fiscale.

L’Ufficio Parlamentare di Bilancio propone quindi di uniformare l’aliquota di tassazione dei regimi sostitutivi e cedolari ad un livello almeno pari a quello del primo scaglione Irpef, o all’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle rendite finanziarie.

Per un’analisi dettagliata delle proposte dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, si allega di seguito la memoria presentata alle Commissioni Finanze di Camera e Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma fiscale.

Ufficio Parlamentare di Bilancio - Audizione del 2 febbraio 2021
Audizione del Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario

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