Lo sviluppo delle relazioni professionali comincia all’università. Lo spiega Antonella Salvatore, Director della John Cabot University di Roma.
Antonella Salvatore è Director e professoressa presso la John Cabot University di Roma. Oltre a essere autrice del libro sulla cultura del lavoro in Italia «Stressati o sdraiati? Solo in cerca di lavoro. Consigli per giovani disorientati» (Franco Angeli), ha vinto del premio Adriano Olivetti per la formazione nel 2017 ed è fondatrice e direttrice editoriale di Osservatorio Cultura Lavoro, dedicato all’orientamento al lavoro e allo sviluppo delle soft skill.
In occasione di Conn@ctions con lei abbiamo voluto affrontare con lei il tema del rapporto che esiste fra lo sviluppo delle relazioni umane, anche finalizzato alla professione, e la formazione universitaria.
Lo sviluppo delle relazioni umane è da sempre alla base delle dinamiche universitarie. Nel mondo in trasformazione digitale diventa un elemento chiave per il networking professionale. Perché lo possa essere necessita di ingredienti in più? Quali potrebbero essere?
Il mondo della formazione, come qualsiasi altro tipo di business, è investito dalla trasformazione digitale, dall’innovazione e dai cambiamenti globali. E proprio per questo ha bisogno di cambiare. L’ingrediente in più è rappresentato dall’apertura verso la comprensione di temi legati allo sviluppo dell’essere umano, all’innovazione, all’introduzione dell’AI nelle nostre vite, ma anche a come rendere più sostenibile la nostra vita e le scelte che facciamo. Oggi le università devono essere dei centri multi-stakeholder, in grado di gestire la relazione con enti diversi, privati e pubblici, no profit e for profit, aziende, organizzazioni, istituzioni.
Le università sono il ponte necessario per far entrare giovani nel mondo del lavoro e sono i luoghi di sviluppo delle competenze e conoscenze fondamentali per far fronte alle sfide globali che oggi l’uomo si trova ad affrontare.
Quali sono le risorse e le opportunità che con la John Cabot University mettete a disposizione degli studenti per consentire loro di costruire e solidificare la rete relazionale che sia propedeutica all’orientamento al lavoro?
La John Cabot University ha rapporti costanti con oltre 760 aziende ed organizzazioni, che selezionano i nostri studenti e laureati per stage e offerte di lavoro.
Le stesse aziende partecipano continuamente ad incontri e tavole rotonde qui in università, per aiutarci a comprendere il mondo del lavoro, e i cambiamenti che lo investono.
Inoltre, abbiamo un Alumni network e cerchiamo di creare con gli ex-studenti un ciclo virtuoso.
Per dare un esempio, molti ex-studenti tornano da direttori o manager per incontrare gli studenti, fare colloqui ai nostri laureati per posizioni di lavoro.
In ogni momento di interazione con i nostri stakeholder viene ricordato agli studenti il valore della relazione per il loro futuro.
Dal suo punto di vista può esistere un metodo di orientamento per lo sviluppo delle soft skill? Se dovesse indicare una best practice, quale sarebbe?
Le soft skill si possono allenare così come alleniamo le skill tecniche. Noi lo facciamo in molti modi, ad esempio spingendo i ragazzi all’interazione con i rappresentanti aziendali in aula, oppure iniziando a parlare di lavoro e di futuro già dal primo semestre.
Aiutiamo gli studenti a fare stage nel percorso universitario, perché lo stage non permette solo di apprendere competenze tecniche ma anche, e soprattutto, consente di allenare le competenze trasversali, come ad esempio lavorare in team, gestire il conflitto con gli altri, rispettare una scadenza, parlare in pubblico, e così via dicendo.
Lavoriamo molto per spiegare ai ragazzi in che modo costruire la propria reputazione professionale, attraverso quello che fanno e come lo fanno, e attraverso quello che dicono, e come lo dicono.
Abituiamo gli studenti a tenere conto della propria brand identity, anche online, e a gestire il rapporto con gli altri.
La relazione con gli altri è fondamentale per costruire le skill di professionisti eticamente solidi e capaci di gestire i velocissimi cambiamenti che riguardano l’essere umano e le nostre società.
© RIPRODUZIONE RISERVATA