Spaventa la decisione di Astrazeneca e Pfizer di tagliare le dosi dei vaccini: così l’Italia dovrà mantenere restrizioni e divieti per più tempo.
L’Italia contava di arrivare a marzo 2021 con 15 milioni di vaccinati. Un traguardo ambizioso ma importante in quanto avrebbe permesso un primo allentamento delle misure restrittive, con la speranza poi di arrivare ad un’immunità di gregge entro la fine dell’anno.
Sarà molto difficile, però, che questo obiettivo venga portato a termine: i ritardi di Astrazeneca, uniti alla decisione della Pfizer di tagliare le dosi di vaccino, faranno sì che l’Italia - nella migliore delle ipotesi - arriverà alla fine di marzo vaccinando la metà delle persone rispetto a quanto previsto nei piani iniziali.
Una situazione che inevitabilmente si ripercuoterà su cittadini e imprese: se non verranno raggiunti gli obiettivi prefissati, infatti, si dovranno mantenere le misure restrittive per più tempo.
Vaccini in ritardo: Italia a colori per più tempo
Giuseppe Conte in più di un’occasione ha confidato di voler alleggerire divieti e restrizioni appositamente introdotte causa Covid verso la fine di marzo. Entro la primavera, infatti, si sperava di vaccinare 15 milioni di italiani, ossia tutti coloro che sono nella fascia di alto rischio. Successivamente si sarebbe sfruttata l’estate - quando il virus circolerà più lentamente - per vaccinare i restanti, con l’obiettivo di completare la campagna vaccinale entro la fine dell’anno.
Ebbene, questo progetto sembra destinato a saltare, con il Governo che per forza di cose dovrà rivedere la campagna vaccinale in virtù dei ritardi nelle consegne da parte di Astrazeneca e de taglio delle dosi comunicato dalla Pfizer.
Ben che vada, infatti, alla fine di marzo avremo vaccinato la metà dei 15 milioni di italiani preventivati. 7,5 milioni di persone, ossia medici e personale sociosanitario, ospiti ed operatori delle RSA e gli Over 80. C’è qualche dubbio per i 75enni con fragilità, mentre sicuramente non riusciremo a vaccinare per quella data gli Over 60, le forze dell’ordine, gli insegnanti e i detenuti. Per loro i tempi si allungano e chissà per quanto.
Sono diversi i problemi che rallentano la campagna vaccinale in Italia. Da una parte c’è la Pfizer-BioNTech che in questi giorni ha comunicato un rallentamento della distribuzione ai Paesi europei di quelle dosi che in realtà erano già state programmate (ragion per cui l’Italia ha scelto di far causa all’azienda). Un taglio che penalizza i Paesi che hanno provveduto velocemente alle vaccinazioni: è necessario, infatti, un rallentamento così da conservare abbastanza vaccini da garantire la somministrazione delle secondi dosi necessarie per l’immunizzazione.
E anche Astrazena, sulla quale l’Italia contava per accelerare la campagna vaccini per il Covid, ha annunciato una riduzione del 60% delle dosi, con l’Italia che nel primo trimestre ne riceverà 3,4 milioni anziché 8 milioni (come era stato concordato).
Senza vaccini a disposizione non sarà possibile mettere in atto il piano di immunizzazione: e in assenza di tale condizione non si potranno allentare le misure restrittive, con il meccanismo della colorazione delle Regioni che resterà in vigore fino a quando sul fronte vaccini non verranno raggiunti i traguardi prefissati.
Vaccini in ritardo: come l’Italia potrà recuperare
In queste ore sono arrivati comunque dei pareri autorevoli riguardo alla possibilità che, nonostante il ritardo nelle vaccinazioni, l’Italia potrà portare a termine i propri obiettivi. Ad esempio, secondo Giuseppe Ippolito - direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive dello Spallanzani, nonché membro del CTS - l’Italia ha tutto il tempo per recuperare il tempo perduto, l’importante è “rimodulare i programmi”.
Dello stesso parere il sottosegretario al Ministero della Salute, Sandra Zampa, la quale ritiene che una volta che si avranno più dosi a disposizione sarà possibile velocizzare il programma per recuperare i ritardi accumulati. Come? Aumentando i luoghi di vaccinazione, come pure gli orari di somministrazione: “Penso si possa vaccinare anche per 18 ore al giorno”.
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