Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge sulle riforme costituzionali, ma l’iter da seguire è ancora lungo. Ecco come funziona.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge sulle riforme costituzionali pensate dal governo Meloni, le quali dovrebbero istituire una nuova forma di governo: il premierato all’italiana, con modifiche alla legge elettorale e ai poteri del Presidente nella Repubblica. Nel complesso, dovrebbero essere tre gli articoli della Costituzione modificati, ma l’iter è ancora lungo.
La riforma costituzionale richiede un procedimento di approvazione lungo e complesso, sancito dalla Costituzione a tutela di sé stessa e dei suoi principi fondamentali. Questo perché il nostro ordinamento adotta una Costituzione rigida, che richiede per le leggi che intendono modificarla un procedimento aggravato rispetto alle leggi ordinarie. Ecco come viene approvata una riforma costituzionale.
Come si approva una riforma costituzionale
L’articolo 138 della Costituzione definisce le modalità di approvazione delle leggi di revisione costituzionale e delle leggi costituzionali in genere, richiedendo per entrambe un procedimento aggravato. In particolare, si prevede un doppio passaggio parlamentare, per il quale devono essere rispettati determinati requisiti di tempo e di maggioranza.
Non solo, le leggi costituzionali devono anche, in alcuni casi, essere sottoposte al referendum costituzionale, con lo scopo di verificare se il contenuto della legge corrisponde alle necessità del popolo. Con questo insieme di regole il legislatore impedisce che una maggioranza politica totalitaria possa modificare la Costituzione a discapito dei cittadini e delle loro libertà.
Molti Paesi adottano Costituzioni rigide a questo scopo, memori degli accadimenti passati. Nonostante ciò, il progresso politico e giuridico non è impedito, poiché non è impossibile modificare la Costituzione (tranne che per i cosiddetti principi supremi), ma semplicemente serve rispettare una procedura molto rigorosa a tutela dello Stato e dei cittadini.
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L’iter parlamentare delle leggi costituzionali
Dopo l’approvazione del testo del disegno di legge, quest’ultimo deve affrontare un doppio giudizio da entrambe le Camere e le deliberazioni devono distanziarsi di almeno 3 mesi. La legge è da considerarsi approvata se ottiene nella seconda votazione la maggioranza assoluta dei componenti di ogni Camera, vale a dire il 50% + 1 di deputati e senatori.
Se la legge ottiene in seconda votazione la maggioranza qualificata (ossia 2/3 dei parlamentari) è approvata direttamente e può essere promulgata. Altrimenti può essere sottoposta alla votazione del popolo attraverso il referendum.
Il referendum costituzionale
Se la legge costituzionale approvata in Parlamento con maggioranza assoluta non ha ottenuto 2/3 dei voti può essere sottoposta al referendum costituzionale (o confermativo). Dopo la prima approvazione, infatti, la legge viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale a solo scopo informativo – non ancora promulgata - così che possa essere richiesto il referendum sospensivo. Quest’ultimo ha proprio l’effetto di sospendere la promulgazione della legge, rimettendo la decisione ai cittadini.
Il referendum sospensivo può essere richiesto soltanto se la legge costituzionale non ha ottenuto almeno 2/3 di voti favorevoli ed entro 3 mesi dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Possono richiedere il referendum sospensivo:
- Almeno 1/5 dei membri di una Camera;
- 5 Consigli regionali o più;
- almeno 500.000 elettori.
Se nessuno dei soggetti legittimati richiede il referendum sospensivo entro i termini la legge costituzionale viene promulgata, pur non avendo ottenuto la maggioranza qualificata. Non è invece promulgata la legge che non ottiene la maggioranza assoluta, che pertanto non è nemmeno sottoponibile ad alcun referendum.
Altrimenti, si procede con il referendum costituzionale, come probabilmente accadrà con la riforma del Governo Meloni, il quale secondo le dichiarazioni degli esponenti politici non sembra poter ottenere la maggioranza qualificata, ma di certo può contare sulla maggioranza assoluta che detiene in Parlamento.
È quindi bene sapere che non è richiesto un quorum per la votazione tramite il referendum, con il quale gli elettori sono chiamati a rispondere “sì” oppure “no”. In maniera molto semplice, la legge è poi approvata se tra i voti validi quelli favorevoli superano di numero i voti contrari e può essere promulgata.
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