Il Partito Democratico, sperando in una vittoria del Sì al taglio dei parlamentari, ha già una proposta per una riforma organica che presenterà al Parlamento nei prossimi giorni
La stagione di riforme costituzionali potrebbe non concludersi con l’eventuale vittoria del Sì al referendum del 20 e 21 settembre. Il Partito Democratico, in una nota, ha fatto sapere che nei prossimi giorni invierà a Camera e Senato una “proposta di riforma costituzionale per rafforzare l’impronta riformista dell’attuale maggioranza”. Vediamo in cosa consiste.
Riforma Costituzione, cosa prevede la proposta del PD
Una dei maggiori argomenti dei propugnatori del No al quesito costituzionale che verrà proposto agli italiani fra poco più di dieci giorni è che il taglio dei parlamentari, da solo, sia più uno slogan che una vera riforma.
Ora il PD intende scongiurare la critica iniziando una nuova stagione di riforme, anche se rimane lecito chiedersi perché non sia stata scelta in primo luogo la via della riforma organica, piuttosto che un tema così polarizzante e delicato come quello del numero dei parlamentari.
In una nota, il PD ha comunicato che intende presentare una “riforma organica che consenta, dopo aver dato il via libera alla riduzione dei parlamentari come uno dei tasselli di un quadro di riforme, di ottenere due risultati”: la razionalizzazione della forma di governo e il superamento del bicameralismo perfetto, con una riduzione del ruolo del Senato.
PD, in proposta modifica costituzionale più poteri al PdC
La riforma della Costituzione che intende avanzare il PD è per la maggior parte votata al rafforzamento della posizione del Governo, “in analogia con il modello tedesco”. Il primo punto è quello dell’introduzione “dell’istituto della sfiducia costruttiva”, che impedisce al Parlamento di votare la sfiducia all’esecutivo se incapace di proporre una nuova maggioranza di Governo.
Contestualmente verrebbero aumentati i poteri del presidente del Consiglio dei Ministri, che potrebbe proporre al Presidente della Repubblica “non solo la nomina bensì anche la revoca dei ministri”. Tutto questo, accompagnato da “una legge elettorale proporzionale ad alta soglia come quella alla base dell’accordo” fra PD e M5S, rafforzerebbe “la stabilità dei governi”.
Partito Democratico punta a superamento bicameralismo
Il punto fondamentale della riforma concerne però il Parlamento, con una netta separazione dei ruoli delle due Camere.
La funzione legislativa vera e propria, salvo le materie che prevedono la votazione in seduta comune (su cui torneremo più avanti), spetterebbe alla Camera dei Deputati, che allo stesso tempo verrebbe privata del potere d’inchiesta che diverrebbe esclusiva del Senato. Quest’ultimo, secondo la proposta del PD, dovrebbe diventare invece un organo specializzato “sui principi della legislazione concorrente e sul federalismo fiscale”.
Il Senato, in pratica, delibererebbe su questioni che riguardano materie concorrenti fra Stato e Regioni, mentre alla Camera “verrebbe riservato il voto finale su tutte le leggi”.
In arrivo una proposta di riforma della Costituzione simile a quella del 2016
Il Parlamento voterebbe in seduta comune per: voto di fiducia del presidente del Consiglio (attenzione: non al Governo), “votazione di mozioni di sfiducia costruttiva, approvazione della legge di bilancio e del rendiconto consuntivo, autorizzazione all’indebitamento, formulazione di indirizzi al Governo nell’imminenza di riunioni del Consiglio Europeo”, approvazione delle leggi di revisione costituzionale e approvazione dei trattati internazionali.
Si tratterebbe, in sostanza, di una modifica costituzionale simile a quella del 2016 di Renzi e Boschi,tanto combattuta dai 5 Stelle in nome della Carta. Ma di acqua, sotto i ponti, ne è passata tanta.
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