Riforma Isee, il piano del governo Meloni: così aumenterà l’assegno unico (e non solo)

Simone Micocci

02/11/2022

Il calcolo dell’Isee può cambiare: l’intento è far pesare meno le proprietà, prima casa compresa. Vantaggi per buona parte degli italiani, ma bisognerà trovare le risorse.

Riforma Isee, il piano del governo Meloni: così aumenterà l’assegno unico (e non solo)

L’Isee potrebbe essere rivisto dal governo Meloni, con l’obiettivo primario di rafforzare il sostegno riconosciuto con l’assegno unico per figli a carico, ma solo per alcune famiglie.

La riforma dell’Isee è un progetto che Giorgia Meloni ha ereditato dal governo Draghi: l’intento è di rendere l’indicatore più realista, in grado d’identificare al meglio la condizione economica delle famiglie così che possano accedere a bonus e agevolazioni nella misura più adeguata possibile.

In particolare, c’è un elemento che sembra falsare il calcolo dell’Isee: le proprietà immobiliari. Quando la famiglia possiede più immobili, infatti, l’Isee aumenta; il problema è che in alcuni casi si tratta di proprietà che non comportano entrate, in quanto, ad esempio, si tratta d’immobili sfitti.

Ecco dunque che è emersa la necessità di rivedere l’Isee intervenendo su quei fattori che potrebbero penalizzare una famiglia. Il tutto dovrebbe comportare una riduzione dell’indicatore e di conseguenza un aumento di bonus e prestazioni percepite, assegno unico su tutti.

Perché la riforma Isee è necessaria

L’obiettivo è chiaro: far pesare molto meno gli immobili di proprietà della famiglia.

Oggi l’Isee è calcolato dividendo l’Ise per la Se, la scala di equivalenza familiare. A sua volta l’Ise è calcolato utilizzando la seguente formula:

Isr+20% Isp

Dove l’Isr è la somma dei redditi, mentre l’Isp quella dei patrimoni calcolata prendendo il patrimonio immobiliare e aggiungendolo al patrimonio mobiliare meno la franchigia di 15.493,71 euro.

Oggi, quindi, il patrimonio immobiliare (più una parte di quello mobiliare) pesa sull’Isee al 20%. Nel suddetto calcolo il valore della casa di abitazione deve essere calcolato al netto del mutuo residuo ancora da pagare; inoltre, non se ne tiene conto quando il valore è inferiore a 52.500 euro, incrementato di 2.500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo.

Come detto sopra, l’intenzione è di ridurre ulteriormente l’incidenza che gli immobili hanno sul calcolo dell’Isee. Una riflessione già avviata dal governo Draghi, ma che a causa della crisi di governo non è stata portata a termine.

Un’idea che tuttavia sembra essere condivisa dalla stessa Giorgia Meloni, che più volte in campagna elettorale ha ribadito la necessità di potenziare i sostegni in favore delle famiglie con figli. L’Isee così com’è oggi, frutto di una riforma apportata nel 2015, non piace più e - come spiegato dalla Caritas - è causa di diverse ingiustizie.

Come può essere riformato l’Isee

Le soluzioni pensate dagli esperti sono diverse, ma tutte puntano nella stessa direzione: evitare che gli immobili pesino troppo sul valore finale, così che l’indicatore sia davvero in grado di fotografare la situazione reddituale delle famiglie.

Ad esempio, c’è chi propone di dare minor peso alle proprietà diverse dalla prima casa che risultano sfitte o comunque acquisite da eredità, specialmente quando la proprietà non è esclusiva ma condivisa con altri. L’altro aspetto su cui si potrà intervenire riguarda invece la franchigia, che potrebbe essere aumentata da 52 mila a 80 mila euro, facendo in modo così che la casa di abitazione abbia minor peso sull’indicatore.

Chi beneficerà della revisione Isee

Rivedendo l’Isee, semmai la riforma dovesse seguire i suddetti parametri, ci sarebbero vantaggi per tutti coloro che in questi anni sono stati “penalizzati” in quanto in possesso di più proprietà ma che di fatto non producono reddito.

Con l’aumento della franchigia, inoltre, i benefici riguarderebbero tutte le famiglie con casa di proprietà, per i quali scatterebbe una riduzione dell’indicatore finale e un conseguente aumento di bonus e agevolazioni percepiti.

Pensiamo all’assegno unico per figli a carico, il cui importo massimo oggi spetta sotto un Isee da 15 mila euro; con la revisione del calcolo dell’Isee e un minor peso del patrimonio immobiliare ne risulterebbe un indicatore più basso e di conseguenza maggiori possibilità di rientrare nella suddetta soglia. E anche se così non fosse un Isee più basso comporterebbe comunque un aumento dell’importo dell’assegno unico percepito, come pure maggiori possibilità di accedere ad altre agevolazioni (si pensi ad esempio al bonus nido, o anche all’abbattimento dei costi d’iscrizione all’Università).

Riforma Isee, c’è un impedimento

Tuttavia, c’è un problema e non di poco conto: i costi. Già oggi, infatti, la spesa per l’assegno unico è di 15,12 miliardi e per i prossimi anni, complice anche l’aumento per effetto della rivalutazione, si stima il superamento di 18 miliardi.

Rivedendo l’Isee, con conseguente riduzione per la maggior parte delle famiglie, ne conseguirebbe un aumento dell’assegno unico e di conseguenza saranno necessarie più risorse. Lo stesso varrebbe per gli altri bonus e agevolazioni riconosciuti in base all’Isee, il che comporterebbe un ulteriore aumento della spesa assistenziale.

Un problema non di poco conto visto che le risorse per la legge di Bilancio 2023 già scarseggiano e che di fatto potrebbero rinviare di un anno il progetto di riforma dell’Isee.

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