Forze Armate e di Polizia, al via le trattative per il rinnovo del contratto: così il Governo dimentica la specificità prevista dalla Legge per i comparti Difesa e Sicurezza.
Rinnovo contratto delle Forze Armate e di Polizia: non siamo ancora arrivati ad un accordo - anzi, siamo molto lontani dall’esserlo - e c’è già chi parla di “beffa” in arrivo.
In queste ore ci sono arrivate diverse segnalazioni riguardo alle modalità con cui è stato avviato il tavolo delle trattative. In questi giorni, infatti, il Ministero della Pubblica Amministrazione ha deciso di aprire il tavolo delle trattative così da arrivare ad un accordo per rimodernare gli stipendi del personale appartenente ai comparti Difesa e Sicurezza.
Fa riflettere la tempistica con cui è stato avviato il tavolo di concertazione: d’altronde non si è ancora giunti all’accordo base tra l’ARAN e sindacati, con il quale solitamente vengono fissati i principi su cui basare le trattative con le singole amministrazioni.
Probabilmente questa fretta è frutto delle sollecitazioni di queste settimane, quando le Amministrazioni interessate - e anche i sindacati di Polizia e le rappresentanze militari - hanno ricordato al Ministero della Pubblica Amministrazione l’urgenza di avviare un confronto sul rinnovo del contratto di Forze Armate e di Polizia visto che il precedente contratto è scaduto il 31 dicembre del 2018.
Le modalità adottate per avviare il confronto, però, non fanno ben sperare per il futuro; vediamo perché.
Rinnovo del contratto per le Forze Armate e di Polizia: chi tutela la specificità?
Come prima cosa ci si chiede quante risorse saranno a disposizione per il rinnovo del contratto. A tal proposito, è già stato già confermato che i soldi messi a disposizione sono contabilizzabili mediante sommatoria delle risorse stanziate nelle ultime Leggi di Bilancio; queste andranno divise tra i vari comparti della Pubblica Amministrazione, compresa Sanità e Scuola.
Bisognerà fare una divisione quindi, un’operazione che però non va a riconoscere al comparto Difesa e Sicurezza quanto spetterebbe di diritto. Ci segnalano, infatti, “l’enorme e reiterata discriminazione, che va ad aggiungersi alle altre perpetrate in questi anni” che questa operazione genera ai danni delle Forze Armate e di Polizia. Le suddette risorse, infatti, sono “sbilanciate” e “prive degli adeguati riconoscimenti” che il comparto meriterebbe.
Questo dipende dal fatto che “l’apertura della concertazione economica e normativa 2019-2021 nasce in maniera del tutto anomala”, in un nuovo modo - “singolare e distorto” - di considerare le necessità dei vari comparti.
Sarebbe più giusto, infatti, che il rinnovo del contratto - con il conseguente aumento di stipendio per le Forze Armate e di Polizia - sarebbe giunto successivamente a quello degli altri comparti della Pubblica Amministrazione.
Una posticipazione necessaria in quanto solo così può essere riconosciuta la specificità propria di Forze Armate e di Polizia. Un principio riconosciuto dalla Legge, secondo cui il lavoratore che indossa una divisa è differente da chi non la porta e non solo per motivi di impiego, operatività e sacrificio, ma anche per giuramento (che - come ci fanno osservare i nostri lettori - “costa il sacrificio della vita”).
Una specificità che spesso, come in questa situazione, viene messa da parte, salvo poi ricordarsene quando c’è bisogno del contributo di militari e poliziotti (come sta succedendo in questo periodo di emergenza sanitaria).
Sarebbe opportuno che quanto previsto dalla Legge venga anche valorizzato, così come sarebbe ora che Sindacati e Rappresentanze Militari vengano ascoltati prima della stesura del documento economico e programmatico.
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