I sindacati chiedono l’avvio delle trattative per il rinnovo di contratto 2019-2021. Sarà fondamentale trovare le risorse per la conferma dell’elemento perequativo, pena la riduzione dello stipendio dal 1° gennaio 2019.
Una delle sfide del Governo del cambiamento sarà di raggiungere un accordo per il rinnovo del contratto dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, con validità per il triennio 2019-2021.
Nonostante la firma sui nuovi contratti degli statali risale alla fine del 2017, infatti, l’accordo fa riferimento al triennio 2016-2018. Ergo, il contratto appena firmato è già in scadenza e per questo motivo spetterà al nuovo Governo avviare il prima possibile il tavolo delle trattative.
Sarà importante capire quante risorse metterà a disposizione il nuovo Governo per il rinnovo del contratto e quali vantaggi economici ci saranno per i dipendenti pubblici.
Per Lega e Movimento 5 Stelle questa sarà molto probabilmente una delle sfide più importanti da superare se non altro perché entrambe le compagini durante la campagna elettorale hanno promesso una valorizzazione economica per i dipendenti pubblici, specialmente per Forze dell’Ordine, insegnanti e operatori della Sanità.
Il nuovo Governo quindi dovrà far meglio del precedente il quale, pur avendo il merito di aver sbloccato il contratto dopo circa 9 anni in cui le retribuzioni dei dipendenti pubblici sono state congelate, non ha garantito un aumento di stipendio soddisfacente (specialmente per gli arretrati del 2016 e del 2017).
A tal proposito in queste ore diversi sindacati hanno scritto al nuovo Governo chiedendo un confronto ai fini dell’avvio della contrattazione per il rinnovo del contratto 2019-2021. La stessa Ministra dell’Istruzione uscente - Valeria Fedeli - ha lasciato un dossier al neo Ministro Marco Bussetti mettendo in cima alle priorità del MIUR il rinnovo del contratto 2019-2021.
Rinnovo del contratto scuola: la Fedeli scrive a Bussetti
Il cambio della guardia al MIUR - con il Dirigente Marco Bussetti che prende il posto della sindacalista Valeria Fedeli - è ormai ufficiale e quindi al Ministero dell’Istruzione si può cominciare a lavorare per il futuro.
Come vuole la consuetudine, Valeria Fedeli ha lasciato a Marco Bussetti un dossier nel quale viene fatto il punto della situazione sulle politiche che hanno interessato il comparto Istruzione e Ricerca negli ultimi anni.
Qui si legge che per non interrompere il “percorso virtuoso e doveroso” iniziato dal Governo di cui la Fedeli ha fatto parte bisognerà “lavorare nell’ottica di trovare risorse finanziarie sufficienti” per il rinnovo del contratto 2019-2021 che interesserà i circa 1,2 milioni di dipendenti del comparto Istruzione e Università.
Un rinnovo che avrà il dovere di “dare il giusto riconoscimento professionale alle docenti e ai docenti e assicurare continuità e qualità didattica alle nuove generazioni”.
Insomma un passaggio di consegne e di “responsabilità”; spetterà a Bussetti - così come alla Ministra della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno - far leva sul Governo affinché ci sia uno stanziamento di risorse sufficienti per garantire un soddisfacente riconoscimento economico, possibilmente maggiore rispetto a quello riconosciuto con il nuovo contratto (in scadenza il 31 dicembre 2018).
Perché il rinnovo del CCNL Scuola è urgente
Ricordiamo che per quanto riguarda il personale della scuola è molto importante che la contrattazione per il nuovo CCNL 2019-2021 venga avviata il prima possibile.
Dal prossimo anno, infatti, l’aumento di stipendio riconosciuto subirà una leggera riduzione poiché non verrà più riconosciuto l’elemento perequativo introdotto per rendere più sostanziosi gli aumenti per quei dipendenti che non avendo una retribuzione elevata avrebbero percepito un incremento stipendiale inferiore agli 85€ (dal momento che l’incremento è calcolato sul 3,48% della precedente retribuzione).
Un elemento perequativo di importo variabile dai 21,10€ ai 25,80€ che, facendo parte del salario accessorio, non ha effetti su tredicesima TFR e pensione.
Vista la mancanza di questo elemento a partire dal 2019 chi ha uno stipendio non elevato rischia di perdere circa il 25% dell’aumento stipendiale previsto dal rinnovo del contratto.
Ecco perché è urgente avviare un nuovo tavolo delle trattative e trovare le risorse non solo per procedere con un nuovo rinnovo ma anche per rendere strutturale l’elemento perequativo, possibilmente già nei primi mesi del 2019. A tal proposito i dipendenti pubblici sperano che ci siano novità già dalla Legge di Bilancio 2019, così che dal 1° gennaio 2019 non subiscano penalizzazioni sullo stipendio.
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