Risarcimento per le vittime del terremoto dell’Aquila: perché è stato ridotto del 30%?

Ilena D’Errico

12 Ottobre 2022 - 22:52

Il risarcimento per le vittime del terremoto dell’Aquila è stato ridotto del 30%, perché? L’avvocato promette l’appello.

Risarcimento per le vittime del terremoto dell’Aquila: perché è stato ridotto del 30%?

Il verdetto del Tribunale civile dell’Aquila ha emanato la sentenza in merito al terremoto del 2009, stabilendo un risarcimento per le vittime ridotto del 30%. Una percentuale insolitamente bassa, considerando i risarcimenti in altre situazioni analoghe.

Il terremoto dell’Aquila del 2009 comprende una serie di eventi sismici con protagonista la città dell’Aquila e delle province avvenuti tra il 2008 e il 2012. Nel suo nome si fa riferimento alla scossa di magnitudo maggiore, per l’appunto avvenuta nel 2009.

A causa del sisma hanno perso la vita 309 persone e 1.600 sono rimaste gravemente ferite. Dopo ben 13 anni, è arrivato il verdetto di risarcimento riguardo alla scossa del 6 aprile 2009, che provocò la morte di 24 persone che si trovavano all’interno della Villa comunale. Perché il risarcimento è stato ridotto?

La colpa delle vittime

Il tribunale aquilano ha stabilito il concorso di colpa delle 24 vittime, le quali hanno continuato a dormire durante la notte del 6 aprile, nonostante la scossa precedente fosse risalente alla mezzanotte. Il concorso di colpa individua una situazione in cui la persona danneggiata contribuisce al peggioramento della situazione, perciò la responsabilità viene ripartita fra i soggetti.

Secondo la giudice Monica Croci tale concorso è pari al 30% della responsabilità che influisce direttamente sulla quota di risarcimento di spettanza, ed è dovuto a una condotta incauta che ha aggravato i danni inevitabili del sisma.

La sentenza assume che il comportamento poco prudente delle vittime abbia contribuito obiettivamente al verificarsi della tragedia, nonostante le perizie richieste dai familiari avessero indicato gravi negligenze di sicurezza.

Proprio in seguito al risultato delle perizie di parte, hanno partecipato al processo i ministeri dell’Interno, delle Infrastrutture e dei Trasporti, la Prefettura, il Genio Civile e il Comune dell’Aquila che sono stati assolti, così come i proprietari degli appartamenti crollati della Villa comunale di via Campo di Fossa.

Alle vittime si contesta il fatto di non essere fuggite dopo la scossa di mezzanotte, rimanendo in casa fino a quella delle ore 3.32 che ne ha provocato la morte. Questo atteggiamento secondo il Tribunale rientra nel concorso di colpa, nonostante le vittime si fossero attenute alle raccomandazioni della protezione civile e della Commissione grandi rischi.

Concorso in colpa delle vittime: la reazione dei familiari

I familiari delle 24 vittime non sono certo soddisfatti di questa sentenza e lo esprime in modo molto chiaro l’avvocato Maria Grazia Piccinini, madre di una delle vittime: Ilaria Rambaldi, una studentessa di soli 24 anni.

L’avvocato, che negli anni si è impegnata duramente per far giustizia alle vittime, ha dichiarato l’intenzione impugnare la sentenza presentando domanda di appello, in quanto ritiene che la figlia fosse stata rassicurata in merito alla pericolosità della villa. Elemento che, se risultasse vero, contrasterebbe il concorso in colpa.

Un ulteriore elemento ritenuto favorevole dall’avvocato è sicuramente la conferma della Corte di Cassazione della colpa di un componente della Commissione grandi rischi, stabilendone la colpa e la relativa condanna.

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