Lo dice una statistica pubblicata negli Stati Uniti. Occhio a questi settori definiti a rischio.
Il mondo del lavoro è radicalmente cambiato negli ultimi anni e posti di lavoro in settori nuovi hanno preso la scena. Pensiamo al settore dei big tech cresciuto così rapidamente in poco tempo da assumere migliaia di lavoratori salvo poi accorgersi forse di essere in numero eccessivo al reale bisogno.
Esempio emblematico arriva da Twitter, che da quando è passata nelle mani di Elon Musk ha iniziato una politica di licenziamenti senza precedenti passando da 8.000 dipendenti a 1.500 in 6 mesi. E chi lavora nel settore dei servizi di informazione sarà - secondo un’indagine - uno dei più a rischio licenziamento nel prossimo periodo. A dirlo il nuovo «indice di rischio di perdita del lavoro» del Conference Board negli Usa. Vediamo quali sono gli altri settori a rischio e quali invece sarebbero al sicuro dai licenziamenti.
I settori con il più alto rischio di licenziamento
Secondo l’indice di rischio di perdita del lavoro in arrivo dagli Usa, stando all’economia attuale pesantemente condizionata dall’inflazione, sono 3 i settori maggiormente a rischio:
- i servizi di informazione;
- trasporto e magazzinaggio;
- costruzione.
A questo dato si è arrivati prendendo in considerazione 6 fattori: l’esposizione alla carenza di manodopera, la sensibilità alla politica monetaria, i livelli di istruzione richiesti, lo stato della ripresa dopo la pandemia, le prospettive a lungo termine della domanda, l’età e il livello di esperienza della forza lavoro.
Per quanto riguarda il primo settore dei servizi di informazione, questo è maggiormente a rischio licenziamenti perché soprattutto in pandemia il numero di lavoratori è cresciuto a dismisura per far fronte alle richieste innovative della popolazione e all’esigenza delle aziende di spostare i loro business online. Ora che la fase di emergenza è terminata, una grande mole di ingegneri informatici e tutti gli altri lavoratori esperti di tecnologie sono diventati superflui. La buona notizia però è che questi lavoratori avendo competenze elevate trovano rapidamente lavoro in altri settori come l’assistenza sanitaria o quello economico.
Gli altri settori a rischio, ovvero quelli di trasporto, magazzinaggio e edilizia sono a rischio sempre a causa della crisi tecnologica. Con la pandemia si sono aperti tantissimi negozi online che hanno richiesto anche personale capace di gestire magazzini e spedizioni. Ora che si è tornati alla vita normale, un’alta fetta di popolazione è tornata all’acquisto fisico rendendo non più necessari queste categorie di lavoratori per numerose aziende.
I settori resistenti al licenziamento
Accanto ai settori con la più alta probabilità di licenziamento, la ricerca ha individuato anche quelli che invece saranno resilienti alla perdita di lavoro. Ne sono 4:
- settore governativo;
- servizi educativi privati;
- assistenza sanitaria;
- ristorazione e alloggi.
Nei primi 3 settori le previsioni non parlano di rischio licenziamento perché sono settori che non risentono molto dell’inflazione e inoltre i datori di lavoro non hanno assunto eccessivamente negli anni scorsi.
Il settore della ristorazione e degli alloggi si sa, non conosce mai crisi. Con la ripresa degli spostamenti turistici dopo la pandemia sono al contrario due settori che prevedono una crescita di personale nel prossimo periodo.
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