Quale futuro per la scuola? Ottime aspettative con il PNRR, meno con la Legge di Bilancio 2022 nella quale potrebbero esserci solamente interventi a costo zero.
Per quanto riguarda il futuro della scuola ci sono poche risposte, per il momento, nella Legge di Bilancio. Discorso differente se invece si guarda al PNRR, con il quale vengono stanziati 17,9 miliardi di euro da spendere in cinque anni.
Entusiasta il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il quale spiega che un tale investimento per la scuola “non era mai stato fatto”. Ma come verranno spesi? Il Ministro ha parlato del futuro della scuola in un’intervista rilasciata alla Repubblica, occasione per fare chiarezza su come le risorse a disposizione verranno utilizzate.
Il futuro della scuola: cosa verrà fatto con le risorse del PNRR
Come spiegato dal Ministro Bianchi, con le risorse stanziate dal PNRR per la scuola sono due gli obiettivi primari che verranno perseguiti. Il primo è quello di investire sugli ambienti scolastici, con lo scopo di:
- mettere in sicurezza tutti gli edifici;
- ampliare il numero di laboratori;
- modificare gli edifici con l’obiettivo di una didattica più partecipata.
Il secondo obiettivo è il contrasto alla dispersione scolastica, dando a tutti gli studenti le stesse opportunità. Un obiettivo che dovrà essere raggiunto specialmente al Sud Italia dove il livello di dispersione è ancora molto elevato.
Saranno i Comuni e le Province - con il supporto di Cassa depositi e prestiti e dell’Agenzia per la coesione - a occuparsi della realizzazione di questo progetto. Nuove scuole e riqualificazione degli edifici già esistenti, puntando su nuovi laboratori, palestre e mense. Alla realizzazione di questo nuovo progetto - quinquennale - si lavorerà già dal prossimo mese: il Ministro Bianchi ha infatti annunciato i primi bandi per un totale di 5 miliardi di euro a partire da novembre 2021.
E con il PNRR si potrà lavorare anche a una riforma degli indirizzi. Spiega il Ministro Bianchi a riguardo:
Va rafforzato il ruolo di orientamento verso le superiori dove la scelta degli Istituti tecnici e professionali andrà resa più qualificante anche con la riforma che stiamo approvando. Queste scuole saranno sempre più legate al territorio per inserirti subito nel mondo del lavoro.
I buoni propositi, dunque, ci sono tutti. Tra cinque anni dovremmo avere scuole più innovative, più inclusive e un numero maggiore di asili nido sul territorio.
Va detto, però, che se le risorse stanziate con il PNRR sorridono alla scuola, lo stesso non si può dire, o almeno così sembra per adesso, per la Legge di Bilancio 2022.
Legge di Bilancio 2022, quante risorse per la scuola?
Lo stesso ottimismo non sembra esserci per la Legge di Bilancio 2022 dove per la scuola non dovrebbero esserci sufficienti risorse per far fronte ai vari problemi. È ancora presto per un bilancio definitivo, ma le prime indiscrezioni non sorridono.
È lo stesso Ministro Bianchi a confermarlo, questa volta in un incontro in commissione cultura e istruzione. Poche le aspettative concrete e a quanto pare le proposte che prevedono oneri economici non verranno attuate.
Il rischio è che nella Legge di Bilancio 2022 ci saranno solamente provvedimenti a costo zero per la scuola. E ciò crea dei dubbi: ad esempio, se da una parte la nota di aggiornamento al DEF conferma la “proroga fino a giugno 2022 dei contratti a tempo indeterminato stipulati dagli insegnanti durante l’emergenza Covid-19”, dall’altra non è chiaro cosa ne sarà del personale ATA assunto per la situazione di emergenza. Indiscrezioni dicono che novità ci saranno, con la proroga sia per il corpo docente che per gli ATA, ma per la certezza è ancora presto.
Non ci saranno poi altre risorse per il rinnovo del contratto del triennio 2019-2021: la Legge di Bilancio ne stanzierà 2 miliardi (da dividere su un totale di 3 milioni di dipendenti pubblici) ma solo per il triennio 2022-2024.
Infine, tra i temi che potrebbero finire in Legge di Bilancio c’è, ad esempio, l’eliminazione del vincolo triennale per la mobilità dei docenti. E ancora, maggiore attenzione al tema dei percorsi abilitanti per i precari, con il possibile abbandono dei 24 CFU richiesti per insegnare.
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