Così il botta e risposta tra Cina e Stati Uniti rischia di paralizzare la produzione di auto, non soltanto elettriche, con gravi conseguenze per tutti.
La Cina non è soltanto la vittima principale delle tariffe commerciali di Trump, ma anche l’unico Stato che ha deciso di ribattere con la stessa moneta e alzare i dazi sulle importazioni statunitensi. Una mossa che ha innescato un meccanismo pericoloso, attirando le ire del tycoon. A pagare le conseguenze di questo tiro alla fune intercontinentale è l’intera economia globale, a partire dal settore delle automobili.
I dazi sulle materie prime rischiano di paralizzare la produzione di automobili, soprattutto di quelle elettriche per le quali c’è una spropositata necessità di metalli e magneti delle terre rare. Non a caso Elon Musk sta facendo del suo meglio per ottenere la revisione delle tariffe statunitensi, al momento senza scalfire minimamente la posizione di Donald Trump. Nel frattempo, gli effetti disastrosi sul mercato dei veicoli elettrici preoccupa anche l’Unione europea, pronta a trattare con Pechino per trovare una soluzione comune.
La risposta tariffaria della Cina
Cina e Stati Uniti hanno messo in campo un gioco pericoloso, nessuno è disposto a cedere, ma anzi i leader sono sempre più intenzionati a mostrare la propria fermezza all’avversario. Così, dopo che Trump ha alzato ulteriormente i dazi “perché la Cina ha imprudentemente deciso di reagire contro gli Stati Uniti” (come dichiarato dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt) Xi Jinping risponde ancora più duramente. Come si evince dal recente rapporto del New York Times, infatti, Pechino ha vietato l’esportazione di ben 6 dei 17 elementi estratti dalle terre rare. In particolare, si tratta di:
- samario;
- gadolinio;
- terbio;
- disprosio;
- lutezio;
- scandio;
- ittrio.
Per l’esportazione di magneti al neodimio, inoltre, è richiesta un’autorizzazione speciale che richiede diverso tempo. Le nuove misure coinvolgono tutti i Paesi che acquistano i materiali dalla Cina, che oggi domina il mercato delle terre rare con politiche industriali che l’Occidente non riesce a sostenere. I costi di estrazione sono l’ostacolo principale alla diversificazione dell’industria mineraria, consolidando la dipendenza dalla Cina, forte dei massicci investimenti realizzati ma pure di una certa leggerezza nella tutela dell’ambiente e della salute. Paradossalmente, la domanda di terre rare è destinata a crescere esponenzialmente nei prossimi decenni proprio per via degli impegni verso la transizione energetica.
La produzione di automobili rischia di essere paralizzata
Le limitazioni all’esportazione di terre rare imposte dalla Cina sono state commentate in maniera emblematica da Michael Silver, Ceo di American Elements, secondo cui la produzione rischia di bloccarsi completamente già a causa della lunga attesa per le licenze. I nuovi limiti sulle esportazioni di magneti al neodimio rallentano incredibilmente la catena produttiva, visto che per ottenere l’autorizzazione è richiesto circa 1 mese e mezzo.
Le scorte delle case automobilistiche consentono una certa autonomia, ma sicuramente non sufficiente a coprire il tempo necessario per diversificare l’approvvigionamento. I metalli delle terre rare sono infatti diventati sempre più importanti nella produzione automobilistica, grazie all’incredibile efficienza fornita ai componenti. Per i veicoli elettrici ciò riguarda prettamente i magneti, per lo più a base di neodimio o praseodimio, che garantiscono una potenza molto superiore ai comuni magneti in ferrite. Allo stesso tempo, neanche le altre auto sono del tutto al riparo da rischi.
I metalli delle terre rare vengono impiegati in maniera massiccia anche per i convertitori catalitici delle auto equipaggiate con un motore termico, come pure nella produzione di sensori e radar. La situazione è quindi allarmante, senza contare i numerosi altri settori di impiego dei metalli, passando dalla tecnologia alla sanità. Le negoziazioni in corso con Trump non riguardano la Cina, che ha deciso di percorrere una strada meno diplomatica, ma le speranze di invertire la rotta prima di una guerra commerciale non possono essere accantonate. Il ruolo dell’Unione europea si può fare sempre più rilevante, soprattutto se davvero sta considerando di sospendere le tariffe commerciali sulle auto elettriche cinesi. Trump, d’altro canto, ha reso molto chiaro che gli alleati di Pechino non saranno considerati amici dagli Stati Uniti.
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