Ritenuta d’acconto superiore al 20 per cento: si può fare? La possibilità di trattenere un importo maggiore presenta vantaggi sia per il lavoratore autonomo che per il sostituto d’imposta. Analizziamo di seguito le regole previste.
Si può applicare una ritenuta d’acconto maggiore del 20 per cento?
La normativa fiscale italiana prevede che i professionisti e gli autonomi debbano emettere fattura applicando una trattenuta del 20 per cento a titolo di ritenuta d’acconto Irpef.
La ritenuta è un istituto previsto dal d.p.r. 600/1973 per garantire allo Stato una sorta di “anticipo” rispetto alle imposte che il professionista andrà a pagare per il periodo in oggetto. Colui che trattiene l’importo, il sostituto d’imposta, deve versare quanto dovuto a titolo di ritenuta d’acconto mediante modello F24, compilando la sezione Erario e codice tributo 1040.
Detto questo, molto spesso ci si chiede se il sostituto d’imposta possa ritenere una somma maggiore al 20 per cento, versando al sostituito l’importo al netto della ritenuta medesima. Da cosa nasce questo quesito?
Perché versare una ritenuta d’acconto maggiore al 20 per cento ordinario?
Perché il sostituto d’imposta dovrebbe trattenere un importo maggiore del 20 per cento dal compenso del sostituito?
Le ragioni possono essere due, una dal lato del professionista/lavoratore autonomo e l’altra lato committente:
- dal punto di vista del professionista/lavoratore autonomo che subisce la ritenuta dal proprio compenso netto IVA, l’applicazione di una ritenuta maggiore del 20% non farebbe altro che avvicinare il più possibile le imposte anticipate a titolo di acconto all’aliquota Irpef finale, considerando che questa - in caso di proficuo svolgimento dell’attività professionale/autonoma - sarà certamente superiore al 20%. Fermo restando, ovviamente, la possibilità che il professionista può avere anche aliquote Irpef marginali inferiori, per esempio in un periodo d’imposta in cui i costi di attività sono particolarmente elevati e abbassano molto il reddito netto soggetto ad Irpef;
- dal punto di vista del committente la ragione è una sola: sfruttare eventuali crediti d’imposta maturati in periodi precedenti, velocizzando il recupero di tali importi.
A questo punto si comprende il quesito iniziale: sono questi i due motivi per i quali ci si pone la questione circa la possibilità di applicare una ritenuta d’acconto a titolo d’imposta maggiore rispetto a quella ordinaria del 20 per cento.
Ma a questo punto poniamoci un altro quesito, diretta conseguenza di quello originario: è possibile applicare un’aliquota maggiore del 20%? E se si, di quanto?
Ritenuta d’acconto lavoro autonomo e professionisti maggiore del 20%: è possibile arrivare al 100%?
La prima risposta alla domanda che ci siamo posti all’inizio di questo articolo è positiva e ci viene fornita direttamente dall’Agenzia delle Entrate nell’ultimo paragrafo della risoluzione numero 199/E del 2001:
“...il sostituto d’imposta può applicare un’aliquota IRPEF superiore al 20 per cento sui redditi di lavoro autonomo, anche occasionali, erogati ai soggetti che espressamente lo richiedano. In tal caso, infatti, senza arrecare alcun danno all’erario, si può evitare che, al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi, l’imposta effettivamente dovuta sia troppo elevata.”
Ora, la risoluzione in oggetto afferma la possibilità di ritenere un importo superiore al 20%, ma esattamente di quanto?
Qui tra gli operatori professionali sembrano prevalere due diverse linee di pensiero:
- secondo il primo filone, la massima percentuale applicabile di ritenuta d’acconto - di importo maggiore all’ordinario 20 per cento - è pari al 43 per cento ovvero alla massima aliquota applicabile ai fini Irpef;
- secondo il secondo, poiché la risoluzione in oggetto non pone limite alcuno, la ritenuta d’acconto potrebbe essere applicata fino ad una percentuale massima del 100 per cento.
A modesto avviso di chi scrive, la soluzione più corretta è la prima: la ritenuta d’acconto sui compensi da corrispondere ad autonomi e professionisti può salire al massimo alla più alta aliquota Irpef (oggi pari al 43%).
Ciò per due ordini di motivi:
1) la massima aliquota fiscale applicabile in Italia su un autonomo o un professionista - ancorché la pressione fiscale sia altissima - non potrà mai e poi mai essere pari al 100 per cento;
2) ove si applicasse un’aliquota pari al 100 per cento verrebbe meno la ratio dell’istituto della sostituzione d’imposta, creando una artificio fiscale volto a favorire in modo palese il sostituto, venendosi così a creare delle condizioni fittizie per fruire dei crediti d’imposta precedentemente maturati dal committente.
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