Crescono le proteste pro «Rejoin» nel Regno Unito. I Laburisti che vogliono scalzare i Tory sono di ben altro avviso per fini elettorali ma la Brexit è considerata un fatto compiuto.
Nel Regno Unito sale il desiderio di invertire la Brexit? Non è una cosa che deve stupire, data la natura estremamente stretta del successo del “Leave” al referendum del 2016 e le conseguenti dinamiche politiche che i governi del Partito Conservatore hanno dovuto gestire negli ultimi anni. A Londra, sabato 23 settembre fuori dall’hotel Hilton in Park Lane ha avuto inizio l’imponente National Rejoin March, la più consistente manifestazione di anti-Brexiters che sta cavalcando una crescita dei trend di disaffezione contro la decisione di uscire dall’Ue che va di pari passo con le difficoltà dei Tory nei sondaggi, che mostrano i segni di tredici anni consecutivi di governo e del logoramento degli anni.
Si marcia contro la Brexit
La marcia londinese ha riacceso i fari su un sistema che vedrebbe il 49% dei cittadini britannici favorevoli all’inversione della Brexit e solo il 38% pro status quo. Numeri e distacchi che ricordano, ironicamente, quelli del 2016, quando fino alle ultime settimane il Remain fu saldamente al comando. E che lascia trasparire molto del clima politico che si vive in Gran Bretagna, dove la “caccia” ai Tory del primo ministro Rishi Sunak è aperta. E il primo premier di origine indiana della storia britannica paga ancora i disastri dei quarantacinque giorni di governo di Liz Truss nel 2022, contraddistinti dal flop del mini-budget, dalla fuga di capitali e dal crollo della sterlina dopo il rifiuto dei mercati della manovra choc sulle tasse del governo. [...]
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