Confermate le previsioni della vigilia con la Federal Reserve che ha deciso di optare per un aumento dei tassi al 4,75%-5%.
C’era grande attesa sull’esito della riunione della Federal Reserve, chiamata a prendere probabilmente una delle decisioni più importanti degli ultimi anni da un punto di vista di politica monetaria. La banca centrale americana doveva decidere se continuare la sua campagna aggressiva di rialzi dei tassi per fermare la corsa dell’inflazione oppure prendersi una pausa dopo le tensioni del sistema bancario scaturite dal recente fallimento della Silicon Valley Bank e della Signature Bank.
Alla fine la Fed ha optato per la prima opzione con un mini rialzo del costo del denaro proseguendo così con la lotta all’inflazione. Pubblicate anche le stime economiche e il dot-plot, le tabelle con le previsioni dei membri del FOMC sull’andamento dei tassi.
La Fed ha deciso per l’aumento dei tassi d’interesse
La Banca centrale americana dopo due giorni di riunione ha deciso di aumentare i tassi d’interesse dello 0,25% portandoli in una forchetta fra il 4,75% e il 5%. Si tratta del massimo storico dal 2007 a oggi. Una mini stretta per confermare l’impegno alla lotta all’inflazione senza penalizzare troppo le banche. Infatti, nonostante gli indicatori recenti mostrino una modesta crescita della spesa e della produzione con un tasso di disoccupazione che è rimasto basso, gli ultimi dati sull’inflazione di febbraio hanno mostrato numeri in calo ma non quanto si attendevano gli analisti.
Da qui la decisione della Fed di proseguire con l’aumento dei tassi come sta facendo da quasi un anno, da quando lo scorso giugno l’inflazione ha toccato quota 9,1%, il dato più alto degli ultimi 40 anni. L’obiettivo resta quello di riportarla al 2%.
Dot plot e nuove previsioni economiche dalla Fed
I dati contenuti nel “dot-plot”, che restituisce le previsioni sull’andamento dei tassi ufficiali dei singoli membri della Commissione di politica monetaria della Federal Reserve (FOMC) indicano come ci si attenda un altro aumento di 25 punti base entro la fine dell’anno, poi il taglio nel 2024 (4,25-4,50%) e nel 2025 (3-3,25%).
Le proiezioni economiche restituiscono dati meno brillanti rispetto a dicembre. Se il tasso di disoccupazione resta stabile al 4,5-4,6% per il prossimo triennio, l’inflazione potrebbe risultare quest’anno più alta del previsto ma comunque in calo al 3,3% mentre nel 2024 viene prevista al 2,5% e al 2,1% nel 2025. Riviste al ribasso le stime di crescita, con il Pil di quest’anno che da un +0,5% viene ribassato allo 0,4%. Il prossimo anno si stima una crescita di un +1,2% rispetto ai +1,6% pronosticati, mentre per il 2025 dall’1,8% la previsione è stata rivista all’1,9%.
Le parole del presidente Powell in conferenza
C’era grande attesa anche per le parole del presidente della Fed Jerome Powell, che in conferenza ha spiegato come mai si è arrivati alla decisione di aumentare i tassi dello 0,25%.
Powell ha ammesso che si è valutata anche l’opzione di una pausa nell’aumento dei tassi ma la maggioranza è stata d’accordo col proseguire su questa linea. “L’inflazione resta troppo alta: senza stabilità dei prezzi l’economia non funziona e la strada per riportarla al 2% è ancora lunga e accidentata” - ha affermato. Per questo saranno probabilmente necessari ulteriori rialzi del costo del denaro, come confermato dallo stesso presidente: “Non ci attendiamo alcun taglio dei tassi di interesse quest’anno”.
Quanto alla recente crisi scaturita dal fallimento della Silicon Valley Bank, Powell ha dichiarato: “Nelle ultime settimane sono emerse serie difficoltà in un numero di piccole banche, le autorità hanno preso misure forti e siamo pronti a usare tutti gli strumenti a disposizione per mantenere al sicuro il sistema bancario”.
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