Trump insulta di nuovo Powell (Fed) sui tassi: “loser”. Wall Street non regge il colpo, il bilancio shock di aprile

Laura Naka Antonelli

22 Aprile 2025 - 08:05

Trump vicino a licenziare il numero uno della Fed? L’ennesimo affondo contro Jerome Powell. E Wall Street incassa l’ennesimo colpo: DJ -900 punti.

Trump insulta di nuovo Powell (Fed) sui tassi: “loser”. Wall Street non regge il colpo, il bilancio shock di aprile

Loser”, ovvero “sfigato”: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è tornato ad attaccare il numero uno della Fed Jerome Powell, colpevole a suo avviso di non aver tagliato ancora i tassi sui fed funds dall’inizio del 2025. E Wall Street non ha retto il colpo: l’indice Dow Jones Industrial Average è crollato di 971,82 punti o del 2,48% a 38.170,41 punti, lo S&P 500 è scivolato del 2,36% a 5.158,20 punti e il Nasdaq Composite ha perso il 2,55%, scendendo a quota 15.870,90.

Forti i sell sulle azioni delle Magnifiche 7, con Tesla e Nvidia che hanno perso rispettivamente il 5,8% e più del 4%, e Amazon e Meta Platforms in ribasso del 3%.

Il nuovo post di Trump VS Powell su Truth Social: “Un grande sfigato”

L’ennesimo attacco di Trump contro Powell si è presentato ieri, puntualmente, con un post pubblicato dal presidente USA su Truth Social.

Il timoniere della Fed è stato chiamato Mr. Too Late, un grande sfigato (loser) che, con la sua ostinazione a non tagliare i tassi di interesse immediatamente, starebbe mettendo a rischio secondo Trump l’economia americana.

Trump aveva attaccato Powell appena una settimana fa, sventolando addirittura la minaccia di un licenziamento che, secondo il consulente economico della Casa Bianca Kevin Hassett, il team del presidente degli Stati Uniti starebbe davvero considerando di rendere concreta.

La tensione tra la Fed e l’amministrazione (Trump) è tra le cose che stanno diventando più chiare”, ha commentato alla CNBC Michael Green, responsabile strategist di Simplify Asset Management, aggiungendo che, “di fatto, ci troviamo in una fase di replay del COVID”, a causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump e per il grande fattore rappresentato dall’incertezza.

Di conseguenza, Green ritiene che “la maggior parte delle persone si aspetti che arriverà qualche forma di stimolo (economico) volta a compensare l’effetto dei dazi”. Trump finirà dunque per avere la meglio su Powell, costringendolo alla fine a tagliare i tassi? Oppure Powell sarà messo addirittura alla porta?

Wall Street e il bagno di sangue di aprile: S&P -9%, per il Nasdaq un crollo di quasi -10%. Il caso Meta

Il senso di incertezza si rispecchia tutto nella performance che Wall Street ha riportato nel mese di aprile: dal 2 aprile 2025, giorno battezzato da Trump “Liberation Day”, in cui il presidente USA ha fatto l’annuncio dei dazi che intende sferrare contro più di 180 economie del mondo, lo S&P 500 è crollato del 9%, il Nasdaq Composite ha segnato un tonfo di quasi il 10%, mentre il Dow Jones è affondato del 9,6%.

Nelle sessioni concitate del mese di aprile, con gli indici bombardati da continue cariche di sell, non è mancata neanche l’illusione di un taglio dei tassi di emergenza da parte della Fed.

Tra le azioni sotto pressione, in evidenza Meta Platforms, il colosso capitanato da Mark Zuckerberg a cui fanno capo le APP Facebook, Instagram e WhatsApp che, con il dietrofront di ieri, superiore al 3%, ha visto le azioni soffrire la perdita più lunga dall’aprile del 2023, in calo ieri per la settima sessione consecutiva. Risultato: in questo arco temporale, i titoli Meta sono crollati di oltre il 17%.

Tornando al Pomo della discordia tra l’amministrazione Trump e la Federal Reserve, va ricordato che, nel corso dell’ultima riunione del FOMC, il braccio di politica monetaria della Banca centrale americana, Jerome Powell ha tenuto il punto, lasciando fermi i tassi per la terza volta consecutiva dall’inizio del 2025, al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.

Un aiuto all’economia, non di poco conto, Powell lo ha tuttavia dato, con una mossa dovish, ovvero con la decisione di mettere un freno al piano QT, ergo Quantitative Tightening.

In quella occasione, la Fed ha pubblicato anche il nuovo dot plot, ovvero il grafico a punti che riassume le aspettative dei vari esponenti del FOMC sulla traiettoria futura dei tassi, che ha confermato le previsioni di due altre riduzioni dei tassi, nel corso del 2025.

In un discorso proferito la scorsa settimana, Powell ha reiterato tuttavia tutta la sua cautela ad abbassare i tassi, a causa di un’incertezza sul futuro dei dazi di Trump - che sono stati messi per ora un pausa - e sul loro effetto sull’economia e sull’inflazione, che avalla a suo avviso un approccio della Fed ancora in stile “wait and see”, ovvero attendista. Sullo sfondo, la sensazione è che tutte le banche centrali stiano perdendo il controllo della situazione, indecise sul da farsi, ostaggio dei dati macroeconomici di turno e delle esternazioni del presidente americano.

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