Le materie prime esportate dalla Russia: il grafico della settimana

Luca Fiore

12 Marzo 2022 - 09:00

Non solo petrolio e gas: per alcune materie prime, la quota in arrivo dalla Russia rappresenta una parte davvero importante dell’offerta globale.

Le materie prime esportate dalla Russia: il grafico della settimana

Qualche giorno fa le autorità russe hanno annunciato che, a seguito delle sanzioni, bloccheranno fino a fine anno le esportazioni di oltre 200 prodotti tra cui auto, materiale elettrico e attrezzature agricole.

Ovviamente dal “ban” russo non ci si aspettano grandi effetti: sono poche le economie occidentali che si trovano a fare affidamento sui prodotti finiti russi (anche se, ad esempio, Stellantis produce van nello stabilimento di Kaluga). E’ più probabile che il divieto di export sia legato alla necessità, proprio a causa delle sanzioni, di destinare i prodotti al mercato interno.

Discorso ovviamente diverso va fatto per le commodity, per le quali le vendite proseguiranno: le esportazioni rappresentano un terzo del Pil russo ed il 60% di queste è rappresentato dalle vendite all’estero di petrolio e gas.

Ma non solo combustibili fossili: la Russia è il primo esportatore mondiale di grano e uno dei principali produttori di metalli come ferro, acciaio, alluminio, nichel e palladio.

Quali materie prime esporta la Russia?

Rispetto alla produzione mondiale, dalla Russia arriva quasi la metà (45,6%) del palladio (l’altra metà è appannaggio del Sudafrica) e circa il 15% del platino (15,1%): si tratta dei due metalli indispensabili per la realizzazione delle marmitte catalitiche.

Quasi il 10% dell’oro mondiale (9,2%) ed il 2,6% dell’offerta di argento, che oltre ad essere un metallo prezioso è utilizzato in ambito industriale, è estratto in Russia mentre nel caso di petrolio e gas le due percentuali si attestano rispettivamente all’8,4 ed al 6,2 per cento.

Fonte: Bloomberg

La quota in arrivo da Mosca del nickel mondiale si attesta al 5%, al pari di quella del grano mentre nel caso dell’alluminio il dato si attesta al 4,2%.

Solo una commodity non potrà essere più venduta all’estero, il legname, del quale il Paese è il primo esportatore mondiale (settimo posto nel caso dei prodotti derivati, come il pellet ed il legname da taglio). Stando ai dati forniti dalla società di consulenza Timbercheck, nel 2019 il 10% del compensato utilizzato negli Usa è arrivato da qui.

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Al momento quello delle materie prime rappresenta un terreno in cui nessuno dei due contendenti può osare più di tanto: l’occidente ha bisogno di acquistare le commodity russe ed il Paese degli zar deve continuare a vendere per reperire fondi freschi.

Nel medio periodo il discorso è invece differente: i Paesi europei da qui a fine anno intendono ridurre di due terzi le importazioni di gas (e l’autosufficienza energetica ha già permesso agli Stati Uniti di bloccare lo shopping di metano e petrolio), mentre le autorità russe puntano ad intensificare i rapporti con la Cina (anche se a Mosca sono i primi a sapere che l’aiuto cinese avrà un costo).

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