La Russia potrebbe aver violato (ancora) la Convenzione di Ginevra contro i crimini di guerra. Se fosse confermata la mano dietro la distruzione della diga di Nova Kakhovka, cosa rischierebbe?
La distruzione della diga di Nova Kakhovka rappresenta non solo uno dei più gravi disastri ambientali degli ultimi decenni, ma anche una violazione della Convenzione di Ginevra. I commentatori, oltre a raccontare il disastro ambientale e umano, con almeno 24 città allagate, hanno associato subito l’attacco alla diga a un “crimine di guerra”. Si fa infatti riferimento al Protocollo addizionale alle convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, ovvero quello relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali. Tra le opere e le installazione che racchiudono forze pericolose ci sono per esempio dighe e centrali nucleari.
L’Istituto di Sismologia norvegese ha escluso la possibilità che il crollo sia di origine incidentale e ha confermato che si è trattata di un’esplosione. Improbabile, si legge dall’account Twitter dell’osservatorio, che la diga sia crollata accidentalmente a causa dei danni subiti dai bombardamenti degli ultimi 16 mesi di guerra. Al di là delle indagini sui responsabili, con Russia e Ucraina che si puntano il dito vicendevolmente contro, il problema dei civili è la sopravvivenza all’ennesimo crimine di guerra.
Infatti è in questa dicitura che in molti analisti stanno racchiudendo l’evento del 6 giugno. Cosa significa?
Crollo della diga, un disastro umano e naturale: è un crimine di guerra?
Con crimine di guerra di intendono tutte le azioni compiute durante un conflitto e che violano le principali norme (documenti, trattati, convenzioni) in materia di diritto internazionale. Tra i crimini di guerra si possono annoverare saccheggi, trasferimenti illegittimi di prigionieri, attacchi a edifici pubblici come ospedali e monumenti. “Crimini di guerra” sono però confini generici di quelli che possono essere davvero i crimini ai danni degli esseri umani, come anche persecuzioni, stermini, e genocidi
Il crollo, anzi la distruzione colposa della diga di Nova Kakhovka si può inquadrare come crimine di guerra? Le conseguenze della distruzione delle diga sono state definite catastrofiche, ma anche strategiche da un punto di vista militare per entrambe le parti. La guerra in corso non permette un soccorso tempestivo e le narrazioni di parte non permettono il compimento di un’indagine neutrale. In questo modo non solo l’ecocidio, la catastrofe ambientale e umanitaria non troverà veloce soluzione, ma non permetterà neanche di trovare il diretto responsabile.
Cosa dicono le Convenzioni di Ginevra?
La Convenzione di Ginevra in realtà è composta da quattro convenzioni del 1949, più di due Protocolli aggiuntivi del 1977 e del 2005. Nel complesso questo gruppo di documenti compongono la base del diritto internazionale umanitario e hanno lo scopo di Convenzione di Ginevra che sono coinvolte in un conflitto armato o che non partecipano più a questo.
Gli analisti che dichiarano l’attacco alla diga e le sue conseguenze come un “crimine di guerra” fanno proprio riferimento agli articoli violati dell’insieme dei documenti della Convenzione di Ginevra. L’articolo 56 del “Protocollo addizionale relativo alle vittime dei conflitti armati internazionali” (12 agosto 1949) indica l’importanza strategica delle opere e delle installazioni che racchiudono forze pericolose, come appunto le dighe di protezione.
Queste strutture sono sotto una protezione speciale ma questa cessa nel momento in cui:
... le dighe di protezione o di ritenuta, soltanto nel caso in cui esse siano utilizzate per scopi
diversi dalla loro normale funzione e per l’appoggio regolare, importante e diretto a operazioni militari, e se tali attacchi sono il solo mezzo pratico per porre fine a detto appoggio.
Anche se l’opera smette di essere sotto protezione per altri scopi, la popolazione è sempre oggetto di protezione. La violazione della Convenzione di Ginevra comporta l’azione della Corte penale internazionale. Ma chi è il colpevole del crollo della diga?
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