Tra economia, cultura e necessità, un sistema che sembra immune al cambiamento.
Ogni volta che un incendio o un uragano devastano interi quartieri negli Stati Uniti, ci poniamo sempre la stessa domanda: perché continuano a costruire case in legno? Nonostante gli eventi catastrofici dimostrino i limiti di questo materiale, la risposta è meno scontata di quanto sembri. La costruzione in legno negli Stati Uniti non è solo una scelta economica, ma un fenomeno profondamente radicato nella storia, nella cultura e nella struttura socio-economica del Paese.
Un’eredità di legno
L’architettura americana affonda le sue radici nel legno, letteralmente. Quando i primi colonizzatori europei sbarcarono nel Nuovo Mondo nel XVII secolo, trovarono foreste sterminate e risorse naturali abbondanti. La necessità di costruire rapidamente per difendersi dalle intemperie e dalle minacce delle tribù native portò alla scelta del legno come materiale principale. Era facilmente reperibile, lavorabile e perfetto per una società che si stava espandendo freneticamente.
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La Fairbanks House a Dedham, nel Massachusetts, una delle abitazioni in legno più antiche del Paese, incarna questa tradizione. Ma, a differenza delle costruzioni in pietra o adobe dei nativi americani, il legno non è nato per durare. Eppure, è rimasto un pilastro dell’architettura americana, adattandosi anche alle esigenze delle epoche successive.
La standardizzazione: dal “balloon frame” ai grattacieli
Durante l’espansione verso ovest, la rapidità era tutto. Nacque così il sistema del “balloon frame”, un metodo di costruzione che semplificava il lavoro rendendo ogni elemento della struttura standardizzato. Questa tecnica permetteva a chiunque, anche senza grandi competenze, di costruire una casa in pochi giorni.
Questo approccio ha influenzato persino la nascita dei grattacieli. La struttura standardizzata e modulare del telaio in acciaio ha permesso di erigere edifici iconici come l’Empire State Building in tempi record: un anno e 45 giorni. Questi sistemi di costruzione hanno reso l’architettura americana un simbolo di efficienza, velocità e innovazione.
Case usa e getta
Ma perché oggi, nonostante i rischi di incendi e uragani, un materiale apparentemente fragile legno rimane il materiale predominante nelle case americane? La risposta è economica e culturale. Le case negli Stati Uniti non sono progettate per durare come quelle europee. La cultura americana valorizza la mobilità geografica e la flessibilità: una casa deve essere facile da costruire, abbattere e ricostruire. Inoltre, il costo di costruzione in legno è significativamente inferiore al valore di mercato. Ad esempio, case costruite per circa 100.000 dollari vengono vendute a oltre 500.000, garantendo margini di profitto enormi.
Poi, cambiare questo approccio significherebbe trasformare un intero ecosistema economico basato su secoli di tradizione e competenze. Trasformare i falegnami in muratori, introdurre materiali più costosi come cemento o acciaio e aggiornare le normative sarebbe un’impresa titanica.
Il peso delle catastrofi
Eventi estremi come l’uragano Andrew nel 1992 hanno comunque portato a modifiche normative in alcune contee della Florida, che ora richiedono strutture più resistenti. Tuttavia, si tratta di eccezioni, non di una regola nazionale.
Anche in California, gli incendi devastanti degli ultimi anni potrebbero spingere a un cambiamento simile, con l’introduzione di materiali ignifughi o trattamenti speciali per il legno. Ma, per ora, la maggior parte del Paese rimane ancorata a una tradizione che privilegia velocità ed economia rispetto alla sicurezza a lungo termine.
La scelta del legno come materiale principale negli Stati Uniti non è solo una questione di praticità o costo. È un riflesso della cultura americana, della sua storia di colonizzazione e della sua economia di mercato. E mentre i disastri naturali continuano a mettere alla prova questa tradizione, cambiare direzione significherebbe riscrivere il DNA stesso del sistema edilizio americano.
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