Primi segnali di apertura da parte del Governo Meloni al salario minimo: il dibattito va avanti. Ecco cosa sta accadendo e perché potrebbe essere approvato.
Primi spiragli di luce per un futuro dialogo tra il Governo e l’opposizione sul salario minimo garantito. Ciò non vuol dire che l’esecutivo darà il suo consenso alla proposta dell’opposizione, ma per la prima volta sembra aprirsi al confronto - cosa finora mai manifestata.
E i cenni di apertura del Governo arrivano direttamente dalla premier Giorgia Meloni, che dichiara di essere stata sempre “laica” sul salario minimo, spiegando quali sono stati i contro che hanno sempre portato la maggioranza a non accettare alcuna proposta di stipendio base.
Il rischio, secondo la premier, sarebbe quello che il salario minimo possa diventare un “parametro sostitutivo” e non “aggiuntivo”, peggiorando le condizioni lavorative di migliaia di impiegati che presentano uno stipendio base più elevato. Intanto solo pochi giorni fa l’opposizione è riuscita a salvare in calcio d’angolo la proposta per il salario minimo che la maggioranza ha provato ad affossare con un emendamento soppressivo.
E mentre il dibattito va avanti cerchiamo di capire cosa sta accadendo e perché il salario minimo potrebbe essere approvato.
Salario minimo, a che punto siamo in Italia: pro e contro
Il dibattito sul salario minimo non ha mai perso intensità, portando a ripetuti scontri mediatici piuttosto che a un vero confronto sulla proposta di legge dell’opposizione. Un dialogo che potrebbe aprirsi solo adesso che la premier Meloni ha dato primi cenni di disponibilità al dibattito. Meloni ha fornito le ragioni per la quale si è mostrata contraria al salario minimo, in quanto potrebbe comportare un gioco di adeguamenti dei compensi al ribasso.
L’opposizione ribatte che il salario minimo è necessario, in quanto ci sono oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori che guadagnano talmente poco che non riescono a raggiungere alla fine del mese. Intanto il dibattito continua. Basti pensare che fino a pochi giorni fa la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, spingevano per approvare l’emendamento soppressivo perché “il salario minimo non serve”, o ancora che l’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero ha dichiarato che il salario minimo è necessario ma che “9 euro l’ora sono troppi”.
Ancora fanno discutere le parole di Nello Musumeci, ministro di FdI: “Secondo Schlein il salario minimo garantito è una risposta alla mafia? Credo che la risposta sia il lavoro. Basta con questo assistenzialismo”. Intanto dall’opposizione si sollevano in protesta Pd e M5S ricordando che non si parla di assistenzialismo ma di recuperare la dignità del lavoro, dato che “sotto i 9 euro è sfruttamento” e che chi chiede il salario minimo “lavora dalla mattina alla sera” e non accetta di essere retribuito “3 o 4 euro all’ora”.
Salario minimo, i tentativi della maggioranza di sopprimere la proposta
Se è vero che la premier Giorgia Meloni ha aperto al dialogo, non è detto che questo possa avvenire, dato che la prossima settimana il governo potrebbe affossare la proposta di legge firmata dall’intera opposizione (tranne Matteo Renzi) per il salario minimo.
Il 18 luglio in commissione Lavoro le forze dell’opposizione hanno organizzato interventi a pioggia con l’obiettivo di ritardare il più possibile il voto dell’emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza, senza alimentare troppo il dibattito pubblico. Il risultato è stato che il voto in commissione è stato rimandato a martedì prossimo, il 25 luglio. Poi la palla passerà all’Aula. Sempre che l’apertura di Meloni non porti a un serio confronto e non scontro frontale sulla questione.
Salario minimo, svolta Meloni: potrebbe essere approvato?
L’apertura della premier Meloni rappresenta una novità assoluta rispetto al muro finora eretto dalla maggioranza, portando al dialogo non solo nel metodo ma anche nel merito.
Gli spiragli di un possibile dialogo sono giunti dopo che il leader di Azione, Carlo Calenda, aveva scritto il 1° luglio, dopo l’accordo dell’opposizione, alla premier chiedendole di ricevere le minoranze che si erano finalmente accordati per un salario minimo di 9 euro l’ora, anti-sfruttamento. Appello più volte ripetuto anche davanti alle telecamere, e solo in questi giorni la premier ha deciso di rispondere:
Ho trovato molto garbato l’appello di Carlo Calenda e siccome penso che sia giusto aprire al confronto quando c’è un’opposizione non pregiudiziale non escludo di rispondere
I tempi sono da definire, anche perché Meloni deve ancora consultarsi con i suoi e ha dichiarato di voler approfondire la materia nei prossimi giorni. Questa apertura al confronto potrebbe effettivamente aprire un nuovo capitolo sul salario minimo, portando in futuro alla sua approvazione. Ma si sa il tempo è tiranno e martedì 25 luglio il progetto di legge potrebbe sfumare, alla premier spetterà quindi un tour de force per far sedere anche la maggioranza al tavolo di discussione.
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