Sanatorie fiscali, si va verso lo stop definitivo?

Patrizia Del Pidio

29 Giugno 2023 - 12:50

La Corte dei Conti dice basta alle sanatorie fiscali, non contengono l’evasione e sono inique nei confronti di chi paga regolarmente.

Sanatorie fiscali, si va verso lo stop definitivo?

Per la Corte dei Conti l’era delle sanatorie fiscali deve chiudersi. I provvedimenti che consentono di pagare in maniera agevolata i debiti iscritti a ruolo, infatti, non sono equitativi nei confronti di chi paga regolarmente e si corre il rischio di comportare ulteriore iniquità. Anche se le quattro rottamazioni messe in atto fino a ora sono servite ai diversi Governi per affrontare le difficoltà nel recupero dei debiti iscritti a ruolo e per esigenze di bilancio che richiedevano liquidità immediata, le sanatorie restano provvedimenti iniqui per la Corte dei Conti.

Le considerazioni della Corte dei Conti sui controlli del Fisco

Le istanze presentate per le sanatorie del 2016 e del 2018 sono state più di 4,1 milioni per un introito previsto di quasi 54 miliardi di euro.

Ma il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro, fa notare che «nell’azione dell’amministrazione tributaria continuano a prevalere i controlli di tipo automatico (11,3 miliardi gli introiti nel 2022), mentre minori risultati producono le attività volte alla individuazione delle basi imponibili e delle imposte non dichiarate (5,8 miliardi gli introiti da attività di controllo sostanziale nel 2022)».

Utilizzando in modo corretto le banche dati di cui il Fisco dispone (soprattutto quelle che riguardano le fatture elettroniche) si potrebbe contenere l’evasione fiscale che caratterizza la situazione in Italia.

Ma i risultati che si sono ottenuti nel 2022, di tutto rispetto visto che hanno portato introiti maggiori di 10 milioni di euro, si sono limitati a posizioni rilevanti mentre i controlli dovrebbero essere più generalizzati e riguardare una porzione più estesa di contribuenti visto che l’evasione in Italia è un fenomeno, purtroppo, generalizzato.

«I buoni risultati sul fronte del gettito del 2022 non devono ridurre l’urgenza di ridefinire un sistema tributario equo, condiviso e orientato alla crescita e che, proprio nelle fasi difficili come quella che attraversiamo, deve poter concentrare gli interventi sulle fasce più in difficoltà. Un ridisegno su cui è impegnato il Parlamento e di cui è parte fondamentale il sistema dei controlli» fa notare la Corte dei Conti.

Anche il Pnrr aiuterà a rientrare dai debiti

La politica fiscale del Governo, attualmente, è abbastanza prudente e le stime di crescita del Paese, a questo punto, incorporano anche gli effetti che si attendono dal Pnrr (17,7 miliardi per il 2022, 33,8 miliardi nel 2023, 44 miliardi nel 2024 e 48,8 miliardi nel 2025).

“La rapida e piena attuazione delle misure rappresenta una condizione fondamentale per la crescita, nel breve come nel medio e lungo periodo, grazie all’aumento della produttività e alla modernizzazione del sistema Paese che discende dall’insieme degli investimenti e delle riforme strutturali previste dal Piano" fa notare Flaccadoro aggiungendo che la crescita economica del Paese renderebbe meno pesante il rientro dal debito. Soprattutto se si considera, in questo contesto una ripresa anche dei tassi di interesse.

Attualmente il Governo sta mantenendo una linea prudente e questo è dovuto anche all’incertezza della situazione. Ma nonostante questo la linea scelta punta a ridurre il deficit riportandolo sotto la soglia del 3%.

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