L’economia mondiale potrebbe perdere oltre 13.000 miliardi di euro in cinque anni: è questo lo scenario devastante ipotizzato da Lloyd’s con una escalation delle tensioni geopolitiche.
Uno scenario apocalittico per l’economia globale è stato previsto dal colosso assicurativo Lloyd’s: una perdita da circa 13.000 miliardi di euro per il Pil mondiale in cinque anni.
Secondo una recente analisi del colosso assicurativo britannico, il mondo potrebbe bruciare la folle cifra in termini di crescita, sviluppo, scambi commerciale nel caso il contesto attuale di guerre e tensioni geopolitiche in corso sfugga a qualsiasi capacità di controllo politico, sprofondando nello scenario peggiore.
Il focus è sul Mar Rosso, crocevia del vitale commercio di materie prime e non solo indirizzate in tutto il mondo. Molte delle più grandi compagnie di navigazione del mondo hanno finora deciso di interrompere tutte le spedizioni attraverso questo snodo cruciale a causa di diversi attacchi da parte delle milizie Houthi.
Con la guerra divampata in Medio Oriente, dove Israele è in aperto conflitto con Gaza e Libano mentre l’Iran rischia di essere coinvolta sul campo, la possibilità di un’escalation è reale. E, con essa, di interruzioni delle catene di approvvigionamento su larga scala.
Nel corso di un solo quinquennio, il mondo potrebbe crollare sotto il peso di una perdita da oltre 13.000 miliardi di euro.
Lo scenario horror che spaventa il mondo: 13.000 mld di euro persi
“Con oltre l’80% delle importazioni ed esportazioni mondiali (circa $11 miliardi di tonnellate di merci) che in qualsiasi momento avviene via mare, la chiusura delle principali rotte commerciali a causa di un conflitto geopolitico rappresenta una delle minacce più gravi alle risorse necessarie per un’economia resiliente”: l’analisi lucida di Lloyd’s non lascia spazio a interpretazioni.
Il contesto attuale è già piuttosto allarmante. Le guerre a Gaza e in Ucraina, infatti, stanno interrompendo le rotte commerciali nel Mar Rosso e nel Mar Nero. Il potenziale conflitto tra Iran e Israele ha spinto gli esperti a mettere in guardia sulle conseguenze di un possibile blocco dello Stretto di Hormuz.
Solo per fare un esempio dello scenario horror, come spiegato in un nostro precedente articolo, nel 2023 per lo Stretto di Hormuz sono passati in media 20,5 milioni di barili di petrolio al giorno, 80 milioni di tonnellate di Gnl in un anno e diversi altri prodotti petroliferi. Questo significa che una guerra che coinvolge direttamente l’Iran può avere come conseguenza uno stop del commercio di greggio, con conseguente impennata dei prezzi per carenza di offerta.
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Non solo. Il colosso assicurativo ha sottolineato che l’Europa dipende fortemente da altri Stati industrialmente avanzati, ad esempio per le importazioni di semiconduttori utilizzati nelle automobili e nella produzione elettronica. Con un blocco delle rotte commerciali via mare, quindi, il vecchio continente rischia un colpo da oltre 2.000 miliardi di euro.
La crisi de Mar Rosso a inizio anno, per esempio, aveva già allertato l’Italia sulle ingenti perdite a causa di un rallentamento dei passaggi di merci nel Canale di Suez a causa della guerra.
La questione di una guerra in Medio Oriente che si allarga è quindi molto delicata. Lloyd’s ha evidenziato che molte delle più importanti rotte marittime situate nei punti caldi dei conflitti “controllano l’accesso di alte concentrazioni di risorse vitali”.
Ne consegue che proprio la capacità di controllare o negare l’accesso di beni vitali può essere utilizzata come un’arma nell’arsenale dei Governi in conflitto, disposti a esercitare pressioni sugli avversari o su altri Paesi anche - e soprattutto - attraverso minacce commerciali ed economiche. Il conto da pagare potrebbe essere devastante, con 13.000 miliardi di euro persi in un contesto di già debole crescita.
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