Scoperto il più grande giacimento di terre rare d’Europa (8,8 milioni di tonnellate) in un luogo sorprendente

Luna Luciano - Alessandro Nuzzo

29 Ottobre 2024 - 20:13

Situato alla base di un antico vulcano spento, questo giacimento di terre rare potrebbe porre fine alla dipendenza dalla Cina.

Scoperto il più grande giacimento di terre rare d’Europa (8,8 milioni di tonnellate) in un luogo sorprendente

È stata rivelata da poco una straordinaria scoperta di un giacimento di terre rate da 8,8 milioni di tonnellate in Europa. Si trova in Norvegia, dove la società Rare Earths Norvegia, ha annunciato la scoperta nel complesso Fen, alla base di un antico vulcano ormai spento. Siamo nella zona sudorientale del paese, in una Regione dal paesaggio incantevole.

Qui, in questo angolo di paradiso terrestre, è presente una vera ricchezza. Squadre di geologi e ricercatori hanno lavorato duramente per scoprire e mappare questo giacimento che potrebbe contenere anche più metalli di quelli che si pensa.

Le terre rare contengono metalli ad oggi importanti e fondamentali per l’industria energetica. Metalli come neodimio e praseodimio sono importantissimi per la costruzione di motori elettrici e turbine eoliche.

Questa scoperta potrebbe cambiare le carte in tavola anche per l’Europa. Il nostro continente ad oggi è totalmente dipendente dalla Cina, dove importa tonnellate di terre rare che servono per l’industria energetica e automotive. Con lo sfruttamento di questo giacimento, potrebbe, almeno in parte, finire la dipendenza dalla nazione asiatica.

Il più grande giacimento di terre rare in Europa si trova in Norvegia

A oggi le terre rare sono uno dei materiali più difficili da reperire e l’Europa non ne ha ancora prodotto un grammo, ma qualcosa potrebbe cambiare con il giacimento scoperto in Norvegia.

La Rare Earth Norway (REN) ha dichiarato che nel complesso di Fen – un’area a un centinaio di chilometri da Oslo - potrebbero esserci 8,8 milioni di tonnellate di ossidi di terre rare.

Le stime presentate da REN sono ancora preliminari, e quindi non ci sono garanzie sui volumi che potranno poi essere effettivamente estratti e processati. Si pensa possano essere anche di più.

L’investimento è ingente: si parla di 880 milioni di euro per sfruttare il giacimento. Ma i benefici saranno molti di più. Innanzitutto si creerà occupazione con tantissimi nuovi posti di lavoro rilanciando così l’industria estrattiva in Europa, spesso considerata in declino negli ultimi anni.

Ma oltre agli investimenti diretti, ci sono tanti altri settori connessi che potrebbero beneficiarne, sopratutto quelli dei veicoli elettrici e delle energie rinnovabili.

Addio dipendenza dalla Cina?

Questa scoperta potrebbe rappresentare l’occasione per ridurre la dipendenza dell’Ue dalla Cina.

Attualmente, infatti, la Cina è responsabile del 70% dell’estrazione globale e del 90% della lavorazione delle terre rare. Nel 2022, Pechino si è affermato come il più grande fornitore di terre rare dell’Unione Europea, rappresentando il 40% delle importazioni.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) aveva avvertito che l’attuale offerta di terre rare non è tuttavia sufficiente a soddisfare la domanda necessaria per la trasformazione del settore energetico.

Rare Earths Norway intende quindi continuare i lavori di esplorazione presso il complesso di Fen, con ulteriori perforazioni. L’azienda si concentrerà sullo sviluppo della prima fase dell’estrazione mineraria, in linea con gli obiettivi del Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea, che mira a estrarre almeno il 10% della domanda annuale di terre rare dell’UE entro il 2030.

L’obiettivo ultimo della società norvegese è quello di poter creare una filiera completa, che parta dalla «miniera» e giunga alla produzione del “magnete” a basso impatto ambientale.

E se in molti potrebbero obiettare che la Norvegia non è un Paese Ue, è anche vero che questo Paese ha uno status privilegiato poiché appartiene allo Spazio economico europeo e quindi sarebbe l’Europa il suo primo cliente, basta vedere come sia diventata il fornitore più importante di gas da quando l’Ue ha raffreddato i suoi rapporti con la Russia.

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