Il Tar ha deciso di vietare la bocciatura nelle scuole? Non proprio. Ecco cosa cambia dopo la sentenza in favore della studentessa con sei insufficienze.
Sta facendo discutere la sentenza del Tar che con sei insufficienze ha permesso a una studentessa di prima media non essere bocciata. Per il Tar la bocciatura è diventata una pratica obsoleta?
Il fatto è questo: gli insegnanti, in sede dell’ultima riunione scolastica, avevano deciso di bocciare la giovane studentessa con troppi voti bassi (6 insufficienze) per passare all’anno successivo. Secondo il Tar però la decisione del corpo docenti è da rivedere, perché lo scopo della bocciatura è di educare e non affliggere i più giovani.
In altre parole, sulla sentenza si legge che “la promozione deve essere la regola”. La bocciatura è stata vietata? La verità è che il percorso della giovane studentessa era stato positivo durante l’anno, con un incremento dei voti (anche se non sufficienti) che dimostravano la sua buona volontà di recuperare. Il Tar ha così chiesto ai docenti di ripetere lo scrutinio, non si sono sostituiti a loro e non hanno vietato la bocciatura a scuola.
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Studentessa bocciata: troppe insufficienze per passare l’anno
A decretare la bocciatura di un alunno delle scuole medie, indipendentemente dall’anno, è il consiglio dei docenti che collegialmente decide l’ammissione o meno all’anno successivo o, se al terzo anno, all’esame. Nel caso della studentessa bocciata però il Tar si è intromesso nella decisione e ha chiesto ai docenti di ripetere lo scrutinio.
Dopotutto la bocciatura alle medie è piuttosto rara, soprattutto se si tratta di una studentessa della prima media che deve passare alla seconda classe.
La studentessa aveva insufficienze in geografia, francese, matematica, scienze, inglese e musica, di cui una grave. Gli insegnanti riuniti avevano deliberato all’unanimità la bocciatura, ma i genitori della ragazza hanno presentato ricorso ai giudici. Secondo quanto si apprende dai documenti dello scrutinio:
nel corso dell’anno la ragazza ha avuto una frequenza regolare, a scuola e il comportamento è stato buono. L’impegno tuttavia si è rivelato scarso e inadeguato, sia nell’esecuzione dei compiti che nello studio.
Da qui la decisione degli insegnanti.
Perché il Tar ha dato ragione alla studentessa? La sentenza
Il Tar però non concorda con la posizione del consiglio dei docenti. Non si è preso la responsabilità di promuovere la studentessa, scavalcando il ruolo dei docenti, ma ha indicato una strada: “la promozione dovrebbe essere la regola”.
La sentenza infatti stabilisce che “l’alunna, dal primo mese di scuola fino al termine delle lezioni, ha visto incrementare le proprie conoscenze e migliorare i propri voti”. La scuola ha le sue responsabilità e secondo i giudici i docenti hanno peccato nel non aver proposto sistemi di ausilio e di supporto per il recupero.
Cancellata la bocciatura, spetta ora ai docenti decidere. Infatti, come spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, la decisine del Tar non significa che l’alunno viene promosso. Semplicemente la scuola deve motivare meglio le sue conclusioni.
In altre parole: la bocciatura non è stata vietata dal Tar. “Bocciare però deve restare un’eccezione e non una regola”, prosegue la sentenza. Per questo, di fronte a una possibile decisione controproducente per la giovane studentessa, i docenti sono chiamati a rifare lo scrutinio, a dare una motivazione valida per la bocciatura o rivedere un percorso adeguato alla sua promozione.
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