Tagli al personale nella scuola a causa del dimensionamento scolastico diretta conseguenza del calo demografico. Tra cambio sede e mancate assunzioni, ecco chi rischia di più e dove in Italia.
Nella scuola potrebbero esservi tagli al personale progressivi. Sarebbe questo il piano per il dimensionamento scolastico del governo Meloni previsto dalla legge di Bilancio 2023 e che si andrà a concretizzare nei prossimi anni, tenendo conto anche dell’ultimo Rapporto Istat pubblicato che registra un nuovo calo delle nascite in Italia.
Un minor numero di nascite significa un minor numero di alunni nei prossimi anni e conseguentemente una diminuzione nella necessità di avere personale scolastico a partire dai dirigenti e i Direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga). Ma chi rischia di più e dove per i tagli al personale dovuti al dimensionamento scolastico diretta conseguenza del calo demografico?
Salteranno alcune sedi scolastiche e relativi posti dirigenziali, specie al Sud. Non è la prima volta che viene affrontato il tema del calo degli studenti ed è già di alcune settimane fa la notizia che nel prossimo anno scolastico ce ne saranno 130mila in meno. Vediamo allora chi rischia di più e dove con i tagli del personale nella scuola.
Scuola, tagli al personale per il calo delle nascite e dimensionamento scolastico
I tagli al personale nella scuola vi saranno con il piano del governo per il dimensionamento scolastico a fronte del calo delle nascite, laddove gli ultimi dati Istat fanno poco sperare. In generale, secondo il Rapporto Istat, al 1° gennaio 2023 la popolazione residente in Italia si è ridotta del 3% rispetto all’anno precedente attestandosi sulle 58 milioni e 851mila unità, con un calo di 179mila persone.
Secondo il Rapporto nel 2022 i nati sono scesi sotto la soglia delle 400mila unità, fermandosi infatti a 393mila, per la prima volta dopo l’Unità di Italia.
Secondo l’Istat il calo delle nascite è dovuto “solo in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie. In realtà, tra le cause pesano molto tanto il calo dimensionale quanto il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni).”
Con il calo demografico in atto da tempo già si prevede il dimensionamento scolastico introdotto con la legge di Bilancio 2023 e i cui effetti si vedranno in modo preponderante a partire dal 2024/2025.
Saranno le Regioni a intervenire e secondo la norma legata al Pnrr il dimensionamento scolastico consiste nell’accorpamento e relativa chiusura delle scuole che abbiano meno di 900 iscritti. Dalla chiusura delle scuole derivano i tagli al personale e in particolare ai dirigenti scolastici e ai Dsga. Un decreto del ministero dell’Istruzione e del merito con il ministero dell’Economia, previa accordo in Conferenza unificata, deve determinare i criteri per la definizione del numero di presidi e Dsga e la loro distribuzione nelle regioni, da adottare entro il 31 maggio dell’anno scolastico precedente a quello di riferimento.
I tagli al personale riguarderanno precari e nuove assunzioni laddove chi ha un contratto a tempo indeterminato, anche tra il personale Ata, verrà spostato.
Scuola, tagli al personale: chi rischia e dove
Già a partire dal prossimo anno scolastico inizieranno gli accorpamenti di 700 scuole da doversi eseguire negli anni successivi. Secondo i dati già riportati nelle scorse settimane a essere maggiormente penalizzate nel breve periodo sarebbero le regioni del Sud e in particolare:
- Campania con 140 fusioni;
- Sicilia con 109 fusioni;
- Calabria con 79 accorpamenti;
- la Puglia con 66;
- Sardegna 45;
- Lazio 30.
A rischiare, come abbiamo anticipato, anche gli amministrativi. I tagli al personale riguarderebbero i precari che dovrebbero sperare di essere chiamati mentre chi è di ruolo cambierà sede con non pochi disagi. Il ministro Valditara nelle scorse settimane ha già tranquillizzato circa accorpamenti e tagli al personale, parlando di “efficientamento della presenza della dirigenza sul territorio, eliminando l’abuso della misura della reggenza” e ha aggiunto che questo non prevede “chiusure di plessi scolastici”.
Sulla questione sono intervenuti anche i sindacati e la segretaria nazionale della Cisl Scuola Ivana Barbacci ha spiegato a Il Fatto Quotidiano che “è vero che il dimensionamento riguarda le circa 8mila istituzioni scolastiche oggi esistenti, intese come unità amministrative, non le 40mila e più sedi in cui effettivamente il servizio scolastico viene svolto, ma resta il fatto che in alcuni casi la sede di direzione dell’Istituto sarebbe più lontana dalle scuole, così come si avrà un calo di organico per dirigenti e Dsga. Per questo devono essere attentamente valutate le specificità delle diverse situazioni.”
Il presidente Anief Marcello Pacifico, invece, sempre a Il Fatto Quotidiano ha sottolineato come “il dimensionamento scolastico deve essere rivisto perché va contro le stesse linee guida del Pnrr che intendono superare il vecchio rapporto numero di alunni per classe per giungere a un servizio più legato ai risultati. Per garantire il successo formativo bisogna aumentare le sedi di presidenza drasticamente già ridotte di un terzo negli ultimi dieci anni nonostante rappresentino un presidio dello Stato e assegnare docenti alle classe in base ai reali fabbisogni e alle sfide educative”.
Ministero e sindacati hanno quindi un’idea differente di dimensionamento scolastico che porterà sicuramente a un acceso dibattito tra le parti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA