Uno studio condotto dalla Banca d’Italia ha analizzato i rendimenti dei titoli pubblici emessi sui mercati internazionali, focalizzandosi sulla presenza o assenza delle CACs.
Negli ultimi anni, le Clausole di Azione Collettiva (CACs) hanno guadagnato rilevanza nel panorama finanziario internazionale, influenzando le nuove emissioni di titoli di stato. Questa evoluzione è stata guidata dall’adesione degli Stati membri dell’Eurozona al fondo “salva-stati” ESM, secondo quanto previsto dal decreto ministeriale del 17 dicembre 2012.
L’obbligatorietà di includere le CACs nelle nuove emissioni di titoli con scadenza superiore a un anno è un cambiamento significativo, coinvolgendo tutti e 17 i paesi dell’Eurozona e non solo quelli in difficoltà finanziaria.
Le CACs sono meccanismi progettati per affrontare le sfide nei processi di ristrutturazione del debito sovrano. Emerse in modo prominente durante la ristrutturazione del debito greco nel 2012, quando furono addirittura applicate retroattivamente, ridefinendo la normativa che regolava i titoli di stato greci. In sostanza, le CACs consentono all’emittente di proporre una ristrutturazione del debito, e se una maggioranza qualificata dei creditori (solitamente i due terzi) accetta, tutti gli altri sono automaticamente obbligati ad aderire. Questo strumento offre una maggiore flessibilità agli stati sovrani in difficoltà, riducendo la necessità di consensi unanimi e permettendo una gestione più efficiente delle crisi finanziarie. [...]
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