L’Italia è ancora indietro rispetto ad altri Paesi, vinta dalla paura dell’ignoto e dai prezzi ancora troppo alti. Il punto di vista di un dealer: Bliz Auto.
Ci sarà di che imparare, in questo evento che sembrerebbe dire tutto ciò che già si sa. Che le auto alimentate a diesel e a benzina hanno i giorni ormai contati, per quanto ancora molti; che il futuro è delle energie e tecnologie alternative, in grado di portare il Paese e l’Europa a raggiungere gli obiettivi del Green Deal; che l’elettrico, in particolare, è il fine verso cui tendere non a grandi passi, ma a falcate piuttosto, fra incentivi di Stato e azioni di marketing elaborate. Eppure, a ben guardare, si sa ancora troppo poco.
Chiedere per credere a chi l’incontro lo ospita, al salone Bliz Auto di Trieste dove venerdì 1° dicembre, fra le 17.30 e le 19, si discuterà delle prospettive del mercato dell’auto in relazione al Regolamento 2023/851 dell’Ue e alle emissioni di sostanze inquinanti. Riccardo Gobbato, responsabile commerciale Bliz con il fratello Andrea, lo dichiara senza remora: “Non vedo l’ora di ascoltare quello che emergerà”.
Il mondo che cambia
Perché anche questo è un mondo che gira a gran velocità, cui è difficile stare al passo; e capita anche che talvolta il cliente ne sappia più del venditore, in ritardo sulle ultime novità. Spiega Gobbato: “C’è il padre di famiglia che arriva per cambiare l’auto dopo otto anni in media e si lascia guidare dai consigli dei consulenti; c’è chi, invece, da sempre intenzionato a cambiare l’auto ogni due-tre anni, giunge ben informato e consapevole di ciò che vuole. Ciascun cliente è un caso a sé, con una situazione che va analizzata nel dettaglio per capire quale sia la scelta migliore da compiere a seconda delle sue necessità concrete. In genere, comunque, gli si prospetta l’idea di una scelta coraggiosa. Qui siamo convinti: chi supera le paure e finisce per conoscere l’elettrico, lo sposa”.
Il punto di vista del dealer
Per questo, nei saloni Bliz, le auto sostitutive che si concedono ai clienti sono tassativamente elettriche: “Perché bisogna conoscere, prima di dire di no”. Ammesso che l’unico freno sia la mancanza di sapere adeguato, il timore che vince sopra la curiosità. Anche il prezzo potrebbe giocare contro. Non a caso, “l’andamento del settore è fortemente influenzato dagli incentivi governativi e regionali. Assistiamo a un boom quando il prezzo viene abbattuto dagli incentivi, come è accaduto qualche anno fa per esempio in Friuli, aiutato anche dalle caratteristiche di un territorio aperto dove la maggioranza ha un proprio giardino e può installare la sua colonnina in casa. Diverso il caso, come Trieste ad esempio, dove c’è poco spazio e il parcheggio è quasi inesistente. Lì si procede più lentamente”.
Il fattore “prezzo”
Il deterrente del prezzo proibitivo almeno, però, sta ormai per venire meno. Ne è convinto Gobbato, davanti a numeri in continuo calo che “porteranno presto l’elettrico a raggiungere la parità con le auto termiche”. Le quali continuano ancora a essere preponderanti in un’Italia che resta parecchio indietro, rispetto a Paesi per esempio come la Germania. “Eppure siamo pronti. Le colonnine di ricarica ci sono, più di quante si creda. Solo che, al momento, servono per lo più al turismo, per ricaricare le vetture degli stranieri del Nord che vengono d’estate. Ci sono anche auto prese a noleggio che sfuggono alle statistiche”. Per quale ragione dunque il consumatore italiano esita: fa più l’ansia o più il denaro da sborsare? “La conoscenza. Sono convinto che, se conoscesse, comprerebbe. Anche perché quello che si paga in più viene recuperato con il tempo e il risparmio che si accumula. Certo, si tende però più a guardare all’oggi per domani che a lungo termine. È un problema di approccio. E in questo la stampa fa la sua parte, cavalcando onde che assecondano dinamiche più grandi di sé che non sempre rappresentano in maniera oggettiva la realtà”.
L’Italia e l’Europa
Sarà anche che l’Italia non ha qualcuna delle fortune dei Paesi del Nord Europa, con i giacimenti di petrolio che “esportano nel mondo, ma poi per sé scelgono l’elettrico: e non è un caso. Diversi Paesi concedono agevolazioni riguardo all’Iva e al pagamento delle tasse secondo la potenza del motore. La domanda da farsi è: che cosa farebbe l’Italia, se avesse lo stesso genere di opportunità? Come risponderebbe?”. Forse non sarebbe poi così restia, lascia intendere Riccardo Gobbato, che non ha preclusioni di sorta quando si parla di alternative al termico. “Come Stellantis, noi non abbiamo scelto l’uno piuttosto dell’altro. Abbiamo scelto le zero emissioni: e, in questo momento, l’unico a garantire davvero è l’elettrico, per come la tecnologia è avanti. Ma non è da scartare neanche l’idrogeno, che potrebbe essere un combustibile importante in futuro. Il Friuli, con la Croazia e la Slovenia, ci ha scommesso attraverso il progetto “Valle Idrogeno”. Rispetto all’elettrico, l’idrogeno è ancora indietro, ma di qui al 2035 chissà quante ne vedremo”.
Deadline 2035
Già, il 2035: le auto termiche saranno scomparse? E chi avrà preso il loro posto? “Mi piacerebbe avere la sfera di cristallo. Oggi non c’è niente che si possa dire. Si parla anche di combustibili sintetici. Sono tutte tecnologie affascinanti. Forse il futuro è di tutte queste insieme, ciascuna a dare una risposta più adeguata a seconda delle necessità specifiche del cliente”. Perché, alla fine, è sempre lì che si torna: è sempre lui che ha ragione, sempre lui che comanda. Così, il ruolo del consulente diventa prezioso. “Si può pensare in modi diversi, avere necessità differenti, ma l’importante è conoscere. Solo così quella del consumatore diventa una vera scelta, consapevole e ponderata. Con la gente bisogna parlare. Mettere tutto sul piatto: perché la sfida è complessa e importante. Più si sa, meglio è”. Ecco perché ci si ritrova insieme a Trieste: “Qualunque strada si scelga, indietro non si torna. Meglio capire al più presto quale, per essere pronti al futuro”.
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