La vertenza sindacale è uno strumento che il lavoratore può attivare nel caso in cui il comportamento dell’azienda si riveli lesivo dei propri diritti. Come funziona in caso di lavoro in nero?
Il contrasto al lavoro in nero, ovvero la lotta contro l’economia illegale nel paese, è oggi rafforzato grazie al recente varo del Portale nazionale del sommerso - gestito dall’Ispettorato del lavoro. Esso rappresenta un ulteriore passo in avanti a favore del rispetto della legalità e dei diritti dei lavoratori: con il Portale e ai suoi accurati report, infatti, sarà possibile individuare più agevolmente le imprese che fanno ricorso al lavoro irregolare e sarà altresì possibile fotografare con precisione il mercato del lavoro sommerso, che costituisce una parte significativa dell’economia sommersa.
Ma oltre a ciò, non bisogna dimenticare che anche il singolo lavoratore - che si trovi vittima di lavoro irregolare - può tutelarsi grazie ad autonome iniziative, previste e consentite dalla legge vigente. Anzi, alla domanda di cui al titolo anticipiamo che va data risposta positiva: il lavoratore può fare vertenza sindacale per lavoro in nero. Tuttavia egli deve altresì sapere che al fine di proteggere i propri diritti, deve rispettare una serie di regole ben precise e seguire un iter ad hoc. Ecco i dettagli a riguardo.
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Vertenza sindacale per lavoro in nero: il contesto di riferimento
Prima di fare chiarezza sulla vertenza sindacale per lavoro in nero, ci appare opportuno ricordare in che cosa consiste esattamente il lavoro nero. Quest’ultimo, anche detto “lavoro sommerso” o “irregolare”, è di fatto la pratica di utilizzare lavoratori subordinati, ma senza aver comunicato l’assunzione al Cpi - con tutto ciò che ne deriva sul piano dell’INPS, INAIL e così via.
L’azienda che effettua l’assunzione è obbligata a inoltrare una comunicazione telematica Unilav entro le ore 24 del giorno anteriore a quello di inizio del rapporto lavorativo (tranne i casi di urgenza e forza maggiore). Detto step è utile al fine di rendere noto agli enti preposti (Centri per l’impiego, Ministero del lavoro, Inps e Inail) che si sta per aprire un rapporto di lavoro subordinato. Si tratta di un obbligo di importanza primaria, giacché se non rispettato lo Stato è del tutto all’oscuro che quel soggetto sta compiendo attività di lavoro in azienda. E si tratta proprio delle circostanze del lavoro nero.
Il lavoro in nero consiste dunque in un illecito che può compiere soltanto il datore di lavoro. Il lavoratore infatti può ben prestare la propria attività, senza dover temere che l’accertamento ispettivo generi conseguenze gravanti direttamente su di lui. Il rischio per il dipendente è se mai quello sussistente nelle circostanze di contemporanea percezione del sussidio di disoccupazione (non dovuto).
Tenuto conto del fatto che nei confronti di chi è occupato in nero non sono versati i contributi previdenziali all’Inps e neanche le tasse al Fisco, è intuibile che il lavoro sommerso rappresenti una vera e propria piaga e un danno enorme per lo Stato - oltre che per gli stessi lavoratori subordinati coinvolti in queste pratiche irregolari. Infatti, proprio a causa del lavoro in nero, i dipendenti si ritroveranno con una pensione più bassa a seguito dei periodi lavorati senza rispettare gli obblighi contributivi e fiscali.
Vertenza sindacale per lavoro in nero: le possibilità di denuncia dell’irregolarità da parte del lavoratore
Come accennato in apertura, è possibile fare vertenza per lavoro in nero e anzi la vertenza sindacale rappresenta un concreto strumento che protegge il dipendente da una condotta del datore di lavoro, lesiva per i propri diritti.
Si tratta evidentemente di situazioni estremamente delicate per il lavoratore, ma questi può rivolgersi all’Ispettorato del lavoro competente per territorio o alla Guardia di finanza. Essi daranno luogo alle opportune verifiche ispettive. Laddove dai controlli effettuati, emergano elementi che evidenziano il fatto che l’azienda ha impiegato dei lavoratori in nero, le norme vigenti impongono l’applicazione di rilevanti sanzioni gravanti sul datore di lavoro.
Più nel dettaglio, se non è l’Ispettorato ad agire in via diretta con una normale ispezione sul lavoro - da cui emergano irregolarità - può essere appunto il lavoratore a denunciare il datore di lavoro. Egli potrà farlo non soltanto all’Ispettorato del lavoro territorialmente competente (per il luogo in cui questi è irregolarmente occupato), ma anche rivolgendosi alla Guardia di Finanza (casi di evasione fiscale) o a un sindacato. E proprio quest’ultima opzione è quella che ci interessa approfondire di seguito.
Vertenza sindacale per il lavoro in nero: come funziona in concreto?
Il lavoratore non deve dimenticare che oltre alle possibilità menzionate poco sopra, può rivolgersi al proprio sindacato di categoria. Quest’ultimo altro non è che l’articolazione all’interno del sindacato, che si occupa del settore nel quale lavora il dipendente. In particolare, la sede cui rivolgersi è di solito quella competente per territorio - in rapporto all’unità produttiva nella quale il dipendente è stato assunto.
Gli uffici del sindacato potranno di seguito contattare l’azienda per avviare tutte le operazioni del caso. In che cosa consiste l’iter in queste circostanze e come viene protetto il lavoratore da parte del sindacato? Ecco in sintesi gli step della vertenza sindacale per lavoro in nero:
- avvio e svolgimento del tentativo di conciliazione tra le parti, che implica anche la partecipazione dell’Ispettorato del lavoro, dell’Inps e dell’Inail;
- in caso di esito positivo, e dunque in caso di accordo, il dipendente in nero dovrà essere regolarizzato;
- nel caso in cui la conciliazione non abbia buon esito, il dipendente potrà intraprendere una causa civile innanzi al giudice del lavoro.
Il tentativo di conciliazione in oggetto è ritenuto stragiudiziale, in quanto non comporta l’intervento del giudice ed è finalizzato a evitare di avviare una causa in tribunale. In queste ultime circostanze, gli studi legali convenzionati con il sindacato daranno un utilissimo supporto al lavoratore, al fine di veder accolte le sue richieste. Ovviamente i risvolti giudiziari dell’iniziativa del lavoratore non possono certamente essere sottovalutati dal datore di lavoro. Ecco perché conviene giungere a un accordo in sede di vertenza sindacale, evitando l’avvio di una causa vera e propria.
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Lavoro nero: sanzioni amministrative e conseguenze in ambito civile
Laddove fossero accertate le pratiche irregolari il datore di lavoro potrebbe trovarsi a subire sanzioni amministrative assai onerose. Si tratta di importi pari a diverse migliaia se non decine di migliaia di euro (maxi sanzione lavoro nero), sulla base del numero dei giorni di lavoro irregolare del dipendente o dei dipendenti. Senza contare inoltre la possibilità di vedersi sospesa l’attività. Ulteriori conseguenze sono previste sul piano civile, giacché il lavoratore potrebbe intentare causa al datore per ottenere differenze retributive, Tfr o straordinari non pagati.
Ricordiamo infine che presupposto di ogni vertenza sindacale è un comportamento del datore di lavoro che - secondo il dipendente - non rispetta o pregiudica un suo diritto disciplinato dalla legge o dal contratto collettivo. In questo caso il diritto leso si collega alla violazione - da parte del datore di lavoro - degli obblighi contributivi, fiscali e assicurativi. Tuttavia, come visto nel corso di questo articolo, la legge garantisce al dipendente gli strumenti idonei a tutelare le proprie legittime pretese.
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