Cosa stabilisce la legge sulla possibilità di guidare in costume da bagno: ci sono divieti nel Codice della strada o nel Codice penale? Ecco cosa si rischia.
Quando arriva l’estate si inizia inevitabilmente a parlare delle eventuali sanzioni per chi passeggia in costume da bagno o guida con le infradito, mentre quest’anno la vicenda di un’ex tronista di Uomini e Donne, Alessandra Somensi, ha aperto un dibattito tutto nuovo: si può guidare in costume da bagno?
La ragazza ha infatti condiviso sui social network le contestazioni ricevute da un’agente di polizia, che l’ha appunto richiamata per il fatto di trovarsi alla guida con una camicia sbottonata e un bikini. Lo stupore della conducente si è infranto contro il duro richiamo della poliziotta, che però alla fine non avrebbe comminato alcuna sanzione.
Da qui, i comprensibili dubbi degli automobilisti italiani, per lo più divisi in fazioni contrapposte, supportate da esperienze personali e dicerie. Chiarire la questione una volta per tutte è possibile, affidandosi a quanto stabilito dalla legge.
Si può guidare in costume da bagno?
Visto che si parla di guidare in costume da bagno la prima fonte legislativa a cui guardare deve essere il Codice della strada che, diciamolo subito, non impone alcun abbigliamento né erge divieti in proposito. L’unica norma del Codice stradale sull’argomento è l’articolo 169, secondo cui il vestiario e le calzature devono consentire la più ampia libertà di movimento possibile.
Una scarpa con il tacco alto, un abito da cerimonia con la gonna ingombrante, una camicia troppo stretta o delle ciabatte di gomma sembrano molto più pericolosi da questo punto di vista. Basti pensare che non è contestata espressamente nemmeno più la guida senza scarpe, fintanto che il conducente abbia il controllo dell’auto.
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Il topless al mare è legale?
Se il Codice della strada non dice nulla sulla guida in costume da bagno, cosa succede passando al Codice penale? Anche in questo caso assolutamente nulla, visto che il reato di atti osceni in luogo pubblico riguarda atti sessuali (e non è nemmeno sempre penalmente rilevante) e gli atti contrari alla pubblica decenza sono stati da tempo depenalizzati. Nessuna conseguenza penalmente rilevante per chi guida in costume da bagno, ma il rischio di ricevere una multa è comunque dietro l’angolo, nonostante l’assenza di disposizioni apposite del Codice stradale.
Ciò che rileva è infatti l’illecito, ora solo amministrativo, di atti contrari alla pubblica decenza, che potrebbe in alcuni casi essere contestato e che prevede una sanzione pecuniaria da 5.000 a 10.000 euro. Una multa salata, che fortunatamente poco rileva per questa fattispecie. Il concetto di pubblica decenza dipende dal contesto sociale e dalla morale della collettività, di certo non turbabile da un costume da bagno. La nudità o comunque l’esposizione di alcune parti del corpo non è più un tabù come in passato, tenuto conto anche del fatto che non è raro trovare capi di abbigliamento ben più succinti di un costume da bagno per il mare o la piscina.
L’importante è che restino coperte le parti intime ma questo banale presupposto apre un enorme dibattito. Al di fuori delle zone genitali quali parti del corpo bisogna coprire e che differenza c’è tra uomini e donne? Tendenzialmente, il petto maschile genera meno scalpore di quello femminile, pertanto se gli uomini possono azzardarsi a guidare senza maglietta alle donne sarà almeno chiesto di tenere il pezzo di sopra del costume. Non è una regola fissa, ma la sensibilità collettiva appare così differenziata, salvo rare eccezioni.
L’esperienza e la statistica insegnano che è più probabile per un uomo distrarsi dinanzi al petto femminile scoperto che viceversa. Senza scomodare questioni evolutive e radicati, ma allo stesso tempo fragili, costrutti sociali, questo interessa semplicemente nell’ottica di tutela della decenza pubblica e della sicurezza stradale. Di fatto, non c’è alcuna garanzia che indossare il reggiseno faccia significative differenze, così come anche un uomo senza maglia potrebbe essere fonte di distrazione per gli altri conducenti.
Come ribadito anche dall’avvocato Angelo Greco è quindi sensato aspettarsi una disciplina più severa sulla guida in topless, anche se non ci sono certezze in merito, mentre non c’è spazio al dubbio per quanto riguarda il costume da bagno, decisamente non lesivo del decoro pubblico. Attenzione però alle ordinanze comunali, che spesso vietano precisi abbigliamenti per tutelare l’immagine del luogo, magari perché ha un particolare valore artistico oppure è frequentato da molti turisti.
Paradossalmente, bisogna aspettarsi maggiori limitazioni nelle località balneari, dove la frequente abitudine di indossare il costume al di fuori delle spiagge ha portato a divieti ad hoc. Nel dubbio, meglio consultare i regolamenti (anche se i divieti devono essere debitamente segnalati) che possono prevedere multe di qualche centinaio di euro, erogabili esclusivamente dalla polizia locale.
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