Si può lavorare da remoto dalla casa al mare, in hotel o in spiaggia? Ecco cosa prevede la normativa sullo smart working (per quelli che lavorano anche in vacanza).
Smart working, posso lavorare dalla casa al mare? Con l’estate e la voglia di andare in spiaggia e in vacanza, molte persone si chiedono se il “lavoro agile” sia possibile fuori dalla propria abitazione abituale, magari al mare o altri luoghi di villeggiatura.
La risposta è sì, infatti c’è chi ha coniato il termine “workation” ovvero la pratica di lavorare in smart working dal mare o in montagna, alternando impegni lavorativi e relax.
In caso di smart working dal mare bisogna avvisare il datore di lavoro o chiedere il permesso? Vediamo cosa prevede la normativa.
Smart working dal mare o “workation”: dove e come si può fare
Lo smart working - lavoro agile nel nostro Paese- prevede che il lavoratore possa liberamente decidere dove (e spesso anche quando) lavorare, potendo scegliere tra la propria abitazione, un co-working o la casa al mare. Tale peculiarità dello smart working permette di unire vacanza e lavoro senza dover consumare le ferie maturate e conciliare doveri e riposi.
Dopo il boom dello smart working causato dall’epidemia di Covid-19, lo scorso anno è stato coniato il termine “workation” (che deriva dall’unione delle parole inglesi “work” e “vacation”) e indica, per l’appunto, la pratica assai diffusa di lavorare da remoto nei luoghi di villeggiatura o seconde case.
Farlo è molto semplice, basta avere un Pc e una rete Wi-Fi performante; per questo molte strutture ricettive, in vista dei mesi estivi, si stanno organizzando per favorire lo smart working dal mare allestendo spazi coworking e potenziando la connessione Internet.
Chi lavora dalla casa al mare deve avvisare il datore di lavoro?
Per i dipendenti che lavorano da remoto non vi è alcun obbligo di comunicare all’azienda datrice il luogo dal quale vengono espletate le mansioni. Per questo chi desidera lavorare dal mare, in casa propria o struttura ricettiva, non deve chiedere il permesso o avvisare il datore di lavoro. O almeno, la normativa nazionale che regola lo smart working - legge n. 81/2017 - non prevede alcun vincolo riguardo al luogo dove svolgere il lavoro (che è rimesso alla discrezionalità del dipendente) purché siano garantiti gli standard qualitativi e quantitativa richiesti e la reperibilità.
Tuttavia gli accordi stipulati a livello individuale con l’azienda datrice potrebbero prevedere regole più stringenti, ad esempio nel caso di mansioni per le quali è richiesta la disponibilità - se necessario - a recarsi in ufficio entro un breve lasso temporale.
Comunicare o meno il luogo di lavoro prescelto per lo smart working, però, potrebbe fare la differenza riguardo alla copertura Inail contro gli infortuni.
Vale la tutela contro gli infortuni per smart working dal mare?
Su questo argomento sono dovute alcune precisazioni: in primo luogo è necessario che tra datore e dipendente in smart working siano concordate le regole comportamentali di base da tenere durante l’espletamento delle mansioni a casa o altrove; in secondo luogo, l’Inail non assicura i dipendenti (nemmeno per gli infortuni in ufficio) in caso di “rischio elettivo”, ovvero comportamenti palesemente negligenti e contrari alla normale diligenza.
Stando alla circolare n. 48 del 2 novembre 2017 dell’Inail:
“lo svolgimento della prestazione di lavoro in modalità agile non fa venir meno il possesso dei requisiti oggettivi (lavorazioni rischiose) e soggettivi (caratteristiche delle persone assicurate) previsti ai fini della ricorrenza dell’obbligo assicurativo, rispettivamente, dagli articoli 1 e 4, n. 1) del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124.”
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