Smart working e disturbo all’attività di lavoro: come difendersi dal vicino rumoroso?

Claudio Garau

29 Dicembre 2022 - 13:48

Lo smart working è oggi apprezzato da molti lavoratori per vari motivi, ma talvolta i rumori del vicino possono essere fonte di un vero disturbo alla propria attività. Che fare in questo caso?

Smart working e disturbo all’attività di lavoro: come difendersi dal vicino rumoroso?

Come è noto, lo smart working si è diffuso in modo massiccio in Italia durante il periodo più difficile della pandemia, nel quale hanno tenuto banco contagi e restrizioni. Oggi fortunatamente il coronavirus non desta più le preoccupazioni di qualche tempo fa, ma le aziende in questi anni hanno compreso utilità e vantaggi del lavoro da remoto - tanto che non sono poche le realtà che hanno scelto di proseguire, almeno parzialmente, con questa modalità di lavoro.

Tra i dipendenti e gli autonomi non mancano coloro che hanno apprezzato gli aspetti positivi del lavoro negli spazi domestici, come il margine di libertà e la possibilità di gestire il proprio tempo con elasticità. Ma anche tra questi c’è chi così soddisfatto alla fine non è. Pensiamo in particolare al caso dei rumori molesti e dei vicini rumorosi, ovvero facciamo riferimento a quelle spiacevoli situazioni in cui la propria attività di lavoro viene sistematicamente disturbata dalle emissioni sonore di chi abita in un condominio e non si cura del fatto che potrebbe recare fastidio ad una persona residente nelle immediate vicinanze.

Proprio così: al di là della scelta o dell’obbligo di lavorare in smart working, qualche problematica di fatto esterna al rapporto di lavoro, ma comunque collegata, può emergere. Ed allora come fare a risolvere la questione dei rumori che provengono dai vicini? Ci occuperemo di seguito di questo, ricordando però già ora che oltre al tentativo di una mediazione, anche tramite l’assemblea di condominio, un valido aiuto si trova nella legge vigente. Essa indica come fare ad imporre il silenzio oppure ad ottenere un risarcimento danni per il disturbo arrecato. I dettagli.

Smart working, tra pregi e difetti del lavoro a distanza: il contesto di riferimento

Lo smart working consiste in una modalità di svolgimento del proprio lavoro, senza vincoli di orario e luogo, ma con specifiche fasce di contattabilità - in cui il lavoratore garantisce di fatto di essere operativo. In ogni caso, allo smart worker debbono essere assicurati opportuni tempi di riposo e il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche.

Ebbene, lo smart working ha fatto rivalutare grandemente l’importanza del silenzio e della tranquillità nella propria abitazione - e ciò specialmente se si vive in un ambito condominiale. Rumori che prima non davano particolare fastidio, perché si era impegnati in attività analogamente rumorose, oppure perché si era al lavoro in ufficio invece che in casa, con il lavoro da remoto nella propria stanza possono diventare molto fastidiosi ed anche intollerabili.

Opere di ristrutturazione, mobili spostati in continuazione, discussioni tra marito e moglie al piano di sopra, persone che ascoltano musica a tutto volume senza curarsi di non essere da sole nel condominio, bambini che piangono o giocano correndo avanti e indietro per la loro casa, cani che abbaiano tutti i giorni: questi e tanti altri esempi potrebbero essere le situazioni di disturbo per chi lavora in smart working.

Insomma, passare molto tempo tra le mura domestiche può essere talvolta una minaccia alla propria tranquillità, e ciò specialmente quando - da lavoratore autonomo o alle dipendenze - l’attività viene svolta con il cosiddetto lavoro agile. Non dimentichiamo poi una questione collegata che ha pur sempre la sua importanza, ovvero quella dell’isolamento acustico insufficiente o comunque non a norma di legge. Si tratta di una problematica che riguarda non poche abitazioni, ed anche quelle ristrutturate di recente.

Regole di legge penale e tutela dello smart working in caso di rumori molesti

Importante ricordare che sia la legge civile che quella penale hanno previsto il diritto, se non al silenzio assoluto, per lo meno ad una relativa tranquillità - almeno nell’ambito delle mura domestiche e pur nella consapevolezza che qualche rumore in un condominio rientra comunque nella normalità della vita quotidiana.

Nel nostro ordinamento non è presente tra le leggi penali un articolo che di preciso si occupi del diritto a lavorare in smart working in tranquillità. Tuttavia per estensione si può applicare anche a questa situazione quanto previsto nell’art. 659 Codice Penale, il quale punisce chi disturba con rumori e schiamazzi il riposo e l’occupazione delle persone. Si tratta del reato di disturbo della quiete pubblica.

Come spiegato dai giudici, il reato sussiste per il mero pericolo di disturbare chi lavora in smart working. Infatti anche se la legge penale fa riferimento al disturbo dell’attività e del riposo delle persone al plurale non occorre provare che il comportamento abbia effettivamente dato disturbo o un danno a una pluralità di persone, ma soltanto che potenzialmente avrebbe potuto farlo. Si tratta di valutazioni legate alle caratteristiche del caso concreto, che spesso sono di tipo esclusivamente tecnico. In corso di causa il tribunale in genere chiede di fare una perizia da parte di un tecnico, allo scopo di misurare l’intensità del rumore che chi è in smartworking sostiene sia di disturbo per il proprio lavoro.

Insomma è abbastanza evidente che le liti tra vicini, anche per queste questioni di rumore, sono tantissime: laddove non basti l’amministratore di condominio a calmare gli animi o una chiacchierata pacificatrice con il vicino, il passo successivo è sempre quello della causa in tribunale, con cui trovare tutela e un risarcimento danni per il disturbo subìto. E le probabilità di rivolgersi ad un giudice aumentano se il vicino disturbato è una persona che ha bisogno di concentrazione e un po’ di silenzio, perché impegnata in un lavoro in smart working. D’altronde c’è di mezzo il suo rapporto di lavoro.

Regole civilistiche e tutela dello smart working in caso di rumori molesti

Per quanto riguarda le norme civili, rileva invece l’art. 844 Codice Civile, che contiene la definizione di rumori molesti. La regola infatti afferma che il proprietario di un immobile non può impedire i rumori del vicino se essi non oltrepassano la ’normale tollerabilità’. Se però questa è superata il condomino in smart working avrà certamente l’interesse a chiedere tutela al giudice.

Ma attenzione: proprio qui sta il problema, perché di fatto il legislatore ha lasciato la patata bollente al magistrato (Giudice di Pace) che dovrà stabilire, caso per caso, quando un rumore può definirsi intollerabile e, dunque, illecito. La valutazione della tollerabilità del rumore andrà fatta su più fattori quali ad es. l’orario del rumore, la sua entità e la sua persistenza.

Detti fattori sono valutati dal giudice tenendo conto della comune esperienza comune, oppure avvalendosi di testimonianze. Pertanto se più persone confermano di aver udito un determinato rumore (fastidioso), è più facile accertarne l’intollerabilità. In ogni caso, permane la possibilità di valutare l’intollerabilità del rumore tramite la perizia fonometrica di un tecnico.

Rimarchiamo che - al fine di essere considerati rilevanti dalla legge e dunque fastidiosi - detti rumori devono comunque essere percepiti anche dalle persone, e non è sufficiente che siano rilevabili da un tecnico. Sono in gioco infatti due interessi che vanno controbilanciati: quello di non subire i rumori degli altri in caso di smart working e quello legato alla ragione dell’emissione. Se il giudice considererà prevalente il primo, potrà disporre un risarcimento danni a favore del lavoratore, oltre che il divieto del rumore stesso.

Lavori di ristrutturazione in un appartamento del condominio e smart working: il ruolo dei regolamenti

Pensiamo ora al caso frequentissimo dei lavori di ristrutturazione di un appartamento. Certamente questi costituiscono un diritto del condomino, e non possono essere impediti a priori a meno che non ricadano sulle parti comuni, o diano luogo a modifiche vietate dal regolamento del caseggiato, come anche da prescrizioni del Comune o da legge dello Stato.

Il caso dei rumori molesti e del disturbo all’attività di lavoro è però diverso. Pur riconoscendo che in questo ambito possono essere utili alcuni accorgimenti per diminuire il disagio provocato ai vicini, per chi si trovi nella condizione di lavorare in smart working il rumore degli operai al lavoro può essere fonte di non poco disturbo. Ma è pur vero che i rumori sono tipici di queste attività e, perciò, la sola possibilità di difendersi è quella di intervenire sul lasso di tempo in cui i lavori si protraggono.

In genere ogni Comune approva un regolamento che fissa, a tutela della quiete pubblica, le ore nelle quali possono essere effettuati i lavori di ristrutturazione. Attenzione però: ciascun condominio può poi indicare gli orari in cui i rumori sono permessi nel proprio regolamento. Non dimentichiamo tuttavia che di solito detti regolamenti condominiali mirano in primis alla tutela del riposo, più che a quella dell’attività lavorativa.

Il compito dell’amministratore nel mediare tra esigenze dello smart worker e di chi svolge i lavori

In buona sostanza, lo smart worker farà bene a provare a sensibilizzare i propri vicini sul problema, altrimenti la sola altra alternativa per evitare frequenti rumori molesti è quella di cercare di ottenere una norma di regolamento condominiale, che riduca al minimo il numero di giornate di apertura del cantiere - allo scopo di ridurre il disturbo settimanale al proprio lavoro.

Tuttavia una modifica di questo tipo impone la decisione all’unanimità dei condomini e, perciò, è facile comprendere che avrà molto peso l’abilità dell’amministratore di proporre il problema e di cercare una soluzione condivisa e favorevole a chi lavora in smartworking (anche per evitare possibili cause giudiziarie).

Concludendo, nel caso non infrequente in cui dal regolamento comunale o da quello condominiale non si ottengono regole precise, vale la consuetudine per cui negli orari inclusi tra le 21.00 e le 8.00 e tra le 13.00 e le 16.00 va rispettato ove possibile il silenzio, nei giorni feriali. Mentre per quanto riguarda i lavori svolti anche di domenica, questi sono tollerati ma soltanto laddove si tratti di emergenze o di lavori improrogabili e che debbono essere fatti nell’immediato (ad es. per evitare danni al caseggiato).

Argomenti

# Lavoro

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO