Gli Stati Uniti inviano soldati e sistemi missilistici in Alaska in risposta all’aumento dell’attività militare russa e cinese. Ecco cosa sta accadendo: c’è il rischio di un’escalation?
Gli Stati Uniti rispondo alla Russia e inviano alcune truppe in Alaska. A causa della crescente attività militare di Mosca e Pechino, Washington ha deciso di cimentarsi in una prova di forza.
Se la mancata risposta della Russia all’attacco ucraino alla base militare di Toropets potrebbe suggerire un primo cedimento da parte dell’esercito russo, il presidente Vladimir Putin non dà a vedere e ha avviato operazioni militari congiunte con la Cina nell’oceano Artico ai confini con l’Alaska.
I rapporti tra il Cremlino e la Casa Bianca sono sempre più fragili e le tensioni hanno assunto una nuova dimensione al largo delle isole Aleutine, dove la recente mobilitazione di forze militari da entrambe le parti sta attirando l’attenzione della comunità internazionale.
Gli Stati Uniti, preoccupati dall’aumento delle attività militari russe nelle vicinanze del loro territorio, hanno deciso di rafforzare la loro presenza nella regione. Una mossa che ha sollevato interrogativi sul futuro della sicurezza nell’area e sull’importanza strategica dell’Artico.
Di fronte a una simile situazione è opportuno capire cosa sta accadendo in Alaska e se c’è il rischio di un’escalation tra le due potenze mondiali. Di seguito tutto quello che serve sapere sull’argomento.
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Esercito statunitense in Alaska: cosa sta accadendo?
Nel corso delle ultime settimane, la presenza militare russa nelle vicinanze dell’Alaska è cresciuta significativamente. Il North American Aerospace Defense Command (NORAD) ha rilevato e tracciato diversi aerei militari russi operanti nella Alaska Air Defense Identification Zone (ADIZ), una zona di identificazione aerea posta al di fuori dello spazio aereo Usa, in cui gli aerei stranieri sono obbligati a dichiarare la loro presenza.
Tra l’11 e il 15 settembre, quindi, gli Stati Uniti hanno identificato e tracciato ben otto aerei militari russi e quattro navi della marina, tra cui due sottomarini, che si sono avvicinati alla costa dell’Alaska. Questi movimenti si sono verificati mentre Russia e Cina conducevano l’esercitazioni militari Ocean-24.
In risposta al crescente numero di incursioni, l’esercito ha quindi deciso di rafforzare la sua presenza nelle isole Aleutine, trasferendo 130 soldati su Shemya Island insieme ai sistemi missilistici mobili HIMARS con il compito di garantire la protezione dello spazio aereo e marittimo americano.
L’isola ospita una stazione aerea gestita dall’aeronautica militare statunitense fin dalla Seconda Guerra Mondiale, rendendola una posizione chiave per il monitoraggio e la difesa aerea. Questo spostamento non è solo simbolico, ma rappresenta un chiaro segnale degli Stati Uniti di voler proteggere i propri interessi nell’Artico e mantenere una presenza militare forte e visibile nella regione.
Il senatore statunitense Dan Sullivan ha sottolineato la crescente minaccia dell’alleanza russo-cinese e ha esortato a un ulteriore rafforzamento della presenza militare americana nelle Aleutine. Sullivan ha anche chiesto la riapertura della base navale ad Adak, chiusa nel 1997, che si trova in una posizione strategica nell’arcipelago.
Gli Usa rispondo all’aumento dell’attività militare russa: rischio di escalation?
La risposta statunitense fa parte di una più ampia strategia di difesa che mira a contrastare l’aumento delle attività russe e cinesi nell’Artico. Il NORAD (North American Aerospace Defense Command) ha confermato di aver monitorato attentamente l’entrata di aerei militari russi nella zona di identificazione della difesa aerea dell’Alaska (ADIZ). Anche se tali incursioni non hanno violato lo spazio aereo sovrano degli Stati Uniti, l’aumento del numero di episodi di questo tipo ha messo in allerta le forze armate americane.
La regione artica non solo è importante per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ma lo è da un punto di vista economico, in quanto ricca di risorse naturali e - a causa dello scioglimento dei ghiacciai - per nuove le rotte commerciali. La presenza crescente di forze russe e cinesi nelle vicinanze delle isole Aleutine rappresenta quindi una sfida diretta agli Stati Uniti, che devono ora rispondere a questa minaccia crescente con misure concrete.
Secondo il Pentagono, tuttavia, non c’è motivo di allarme o rischio di un’escalation immediata. Il portavoce del Pentagono, il maggiore generale Pat Ryder, ha dichiarato che gli Stati Uniti continueranno a monitorare le attività militari russe, ma, al momento, non rappresentano una minaccia diretta per la sicurezza americana. Tuttavia, il fatto che l’anno scorso 26 aerei abbiano attraversato la zona di identificazione della difesa aerea dell’Alaska, mentre oggi il numero sia già salito a 25, indica che la situazione è in continua evoluzione e richiede un monitoraggio costante.
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