Perché Putin non reagisce agli ultimi attacchi dell’Ucraina?

Maria Paola Pizzonia

18 Settembre 2024 - 22:51

Putin non reagisce, nonostante gli attacchi ucraini sempre più audaci dell’Ucraina. Quali sono le ragioni di questa strategia?

Perché Putin non reagisce agli ultimi attacchi dell’Ucraina?

Le immagini dell’ultima offensiva ucraina contro i depositi strategici russi a Toropets sono scioccanti: colonne di fumo visibili dallo spazio, esplosioni che scuotono la terra come un terremoto, fiamme che inghiottono decenni di armamenti. Davanti a una distruzione di tale portata, ci si aspetterebbe una reazione immediata, feroce e retoricamente infuocata da parte del Cremlino. Eppure, Vladimir Putin sembra quasi ignorare l’accaduto. Perché il leader russo, che per anni ha dipinto il conflitto con l’Ucraina come una battaglia esistenziale, ora tace davanti a tali provocazioni?

Un attacco senza precedenti e nessuna reazione: una mossa calcolata

L’attacco ucraino alla base militare russa di Toropets, con l’uso di droni o missili a lungo raggio, ha colpito uno dei depositi più grandi e meglio protetti della Russia. Questo complesso, costruito in epoca sovietica e rinnovato negli ultimi anni, conteneva migliaia di tonnellate di esplosivi, missili balistici e munizioni di vario genere. Nonostante la devastazione, che ha scosso la regione e costretto all’evacuazione centinaia di persone, Putin ha scelto di rimanere in silenzio per giorni. È un comportamento che sorprende, soprattutto per un leader che ha più volte promesso che la sconfitta in Ucraina non sarebbe stata un’opzione per la Russia.

In altre occasioni, Putin ha dipinto il conflitto in Ucraina come una nuova Grande Guerra Patriottica, paragonandola alla lotta contro la Germania nazista. Tuttavia, di fronte all’audace incursione ucraina nel territorio russo, il presidente russo ha scelto di minimizzare l’accaduto, dichiarando pubblicamente solo dopo una settimana che la situazione era sotto controllo. Questo atteggiamento non è frutto di disinteresse, ma di una strategia che mira a evitare il panico tra la popolazione russa, che potrebbe non reagire bene a un appello per maggiori sacrifici.

Piuttosto, forse, una nazione e un esercito logorati

Il silenzio di Putin potrebbe quindi nascondere una realtà preoccupante: l’esercito russo è esausto, e la società civile non è pronta ad affrontare nuove mobilitazioni o sacrifici. Nonostante i tentativi del Cremlino di mantenere la macchina bellica attiva, le perdite russe superano ormai le 600.000 unità, con soldati mandati al fronte ancora convalescenti e coscritti inesperti a difendere il confine. Questo indebolimento è aggravato da una carenza di manodopera nelle industrie militari e civili, segno che la guerra sta lentamente logorando anche le fondamenta economiche del paese.

Il sociologo Alexei Levinson ha descritto la società russa come “emotivamente insensibile” di fronte alla guerra. Molti russi preferiscono ignorare il conflitto, vivendo la propria vita quotidiana come se nulla stesse accadendo. In questo contesto, un richiamo alle armi o all’impegno collettivo potrebbe incontrare una resistenza passiva e una pericolosa indifferenza.

Un’opportunità mancata per Putin? L’isolamento del leader

L’incursione ucraina avrebbe potuto offrire a Putin l’occasione perfetta per intensificare lo sforzo bellico, magari dichiarando un’emergenza nazionale e accedendo a risorse inutilizzate. Ma Putin non sembra disposto a fare un passo così radicale, forse per timore che la popolazione russa non risponda. Una società indifferente a un conflitto di tale portata sarebbe un duro colpo per la narrazione che il Cremlino ha cercato di costruire fin dall’inizio della guerra. Putin sembra consapevole che, sebbene pochi russi si oppongano apertamente alla guerra, il loro supporto è tiepido, quasi formale, e probabilmente crollerebbe di fronte a richieste di sacrifici personali significativi.

Mentre il conflitto continua a logorare l’economia e le forze armate russe, Putin si trova a camminare su un filo sottile: da un lato, deve mantenere il controllo del potere politico; dall’altro, non può permettersi di alienare ulteriormente una popolazione che già mostra segni di stanchezza. Più a lungo durerà la guerra, più difficile sarà per Putin isolare il popolo russo dai suoi effetti diretti. Il rischio è che una parte crescente della società russa inizi a percepire la guerra non come una necessità difensiva, ma come un peso insostenibile.

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